SERRISTORI, Antonio Maria. –
Nacque a Firenze nel 1711 da Averardo (1675-1744), conte e grande proprietario terriero, e da Giovanna Bourbon del Monte.
Appartenne a una delle maggiori famiglie dell’aristocrazia fiorentina. Sposò Maria Maddalena Guadagni da cui ebbe quattro figli: Maria Giovanna (1749-1797), Maria Ottavia (1751-1807), Averardo (1752-1829), che continuerà la dinastia, e Filippo (1754-1814).
Ebbe una lunga carriera ai vertici dell’amministrazione pubblica, iniziata ai tempi della Reggenza lorenese in Toscana (1737-65) e conclusasi all’epoca di Ferdinando III d’Asburgo Lorena (1790-1801).
Fece parte, assieme ad altri notabili toscani, di una compagnia che prese in appalto le finanze del Granducato di Toscana: dal 1735 al 1744 fu tra gli appaltatori generali delle Finanze, e di nuovo dal 1753 al 1762, assieme ad altri nobili fiorentini (Filippo Guadagni, Niccolò Martelli e al lorenese Filippo Grobert) sotto il nome di Francesco Diodati; nel 1762, con decorrenza 1° gennaio 1763, subentrò una nuova concessione novennale a Guadagni, Martelli e Serristori, sotto il nome di Alamanni. L’appalto generale fu abolito il 26 agosto 1768 e venne creata l’amministrazione generale delle Regie Rendite, della quale Serristori fece parte assieme a Giuseppe Gavard des Pivets e Niccolò Siminetti, ricoprendo posti di alta responsabilità. In particolare doveva occuparsi del dipartimento relativo alle dogane, alla zecca e a tutte le gabelle.
Nel 1761, intanto, era stato nominato senatore. All’epoca del granduca Pietro Leopoldo d’Asburgo Lorena (1765-1790) fece parte con altri importanti funzionari della deputazione sullo stato dell’economia toscana (la ‘grande inchiesta statistica’), composta da Francesco Pecci, Giovan Battista Uguccioni, Giovanni Federighi, Francesco Maria Gianni, Filippo Neri, Gavard des Pivets, Angelo Tavanti, istituita con motuproprio del 25 novembre 1766 e presupposto essenziale per procedere alle riforme. Si trattò di un’indagine ampia e sistematica delle varie branche dell’economia del granducato, e Serristori si occupò in particolare dello stato delle dogane (cfr. la sua Memoria preliminare per la riforma delle Dogane di Firenze, favorevole alla libera circolazione interna delle merci; Becagli, 1983, p. 20). Venne predisposto un questionario con cinquantasette quesiti a cui doveva essere risposto con l’ausilio dei cancellieri delle comunità.
All’inizio del regno di Pietro Leopoldo fece inoltre parte dell’altra deputazione (3 gennaio 1766) presieduta da Pompeo Neri per la riforma dell’Abbondanza, la magistratura che si occupava della produzione e circolazione di grano e biade, che portò tra il 1767 e il 1775 alla completa liberalizzazione del commercio cerealicolo nel granducato.
Fu consigliere di Stato dal 1761 al 1781, e primo ministro della Segreteria di Stato (1782-90) con il granduca Pietro Leopoldo; nel 1762-63 e nel 1773 fece parte degli Otto di guardia e Balìa. Fu uno degli Otto conservatori della giurisdizione nel 1764; uno dei quattro ufficiali del Monte comune nel 1764 e nel 1774. Fece parte della deputazione istituita il 18 luglio 1782 per una riforma dell’ordinamento tributario toscano, composta da Francesco Benedetto Mormorai, Giovan Battista Nelli, Francesco Maria Gianni, Giovanni Neri e Giovan Francesco Pagnini e in questa sede espresse la propria ferma opposizione ai progetti di redazione di un catasto geometrico particellare per la Toscana, unendosi alle critiche dei colleghi Gianni, Mormorai, Neri e Pagnini. Ebbe inoltre vari altri incarichi, tra i quali: fece parte dei Buonomini delle Stinche; tra il 1761 e il 1774 fu uno dei sei procuratori di Palazzo; nel 1767 e nel 1778 fu uno dei quattro ufficiali dei Pupilli.
Il 19 giugno 1787 venne creata una deputazione, composta da Serristori, Gianni, Luigi de Schmidweiller, Alessandro Pontenani, per elaborare l’editto con cui promulgare la costituzione e la separazione tra ‘conto regio’ e ‘conto della Corona’, cioè la separazione dell’amministrazione del patrimonio regio da quello dello Stato, progetto di costituzione ideato da Pietro Leopoldo e mai attuato.
Fu inoltre ciambellano di corte dei granduchi Francesco I di Lorena, Pietro Leopoldo e Ferdinando III d’Asburgo Lorena e cavaliere dell’Ordine cavalleresco di S. Stefano. Nell’archivio di famiglia (Archivio di Stato di Firenze, Archivio Serristori, 1673, anni 1773-79) è conservato inoltre un registro di una sua attività collaterale, ma cospicua, di traffico di gioie con acquisti e vendite, anche al Monte di pietà.
Questo il giudizio su di lui del granduca alla fine del suo regno: «Il senator Serristori primo direttore [della Segreteria di Stato] è un uomo onesto, di sufficiente talento, moderato, prudente, pratico degli affari, ma molto vecchio e che non desidera altro che il riposo» (Pietro Leopoldo d’Asburgo Lorena, Relazioni sul governo..., a cura di A. Salvestrini, 1969-1974, I, p. 60). Precedentemente aveva dato un giudizio più negativo: «Antonio Serristori, amministratore generale. Ha qualche talento e qualche pratica e cognizione d’affari, del zelo, lavora e si dà pena, ma capo confuso, vano, pieno di sé, di protezzioni, di aderenze e legami. È sufficiente per quest’impiego e nient’altro. Non è né amato né stimato per la sua altura fuori che dalla nobiltà» (Pietro Leopoldo d’Asburgo Lorena, Relazione dei dipartimenti..., a cura di O. Gori, 2011, p. 111).
Con motuproprio del 6 aprile 1789 venne nominato direttore del Consiglio di Stato, finanze e guerra (Wandruszka, 1968, p. 553). Serristori fu quindi presidente della Reggenza istituita (16 febbraio 1790) con l’ascesa del granduca Pietro Leopoldo sul trono imperiale, e composta dai principali funzionari (Gianni, Schmidweiller, Bartolomeo Martini, Michele Ciani, Luigi Bartolini, Giuseppe Giusti). All’epoca di Ferdinando III fu segretario di Stato per gli Affari esteri (1791-96) e primo ministro (1791-96), primo direttore delle segreterie riunite di Stato, finanze e guerra nel 1791.
Morì a Firenze nel 1796.
Fonti e Bibl.: Archivio di Stato di Firenze, Raccolta Ceramelli Papiani, f. 4369: Serristori; Raccolta Sebregondi, inserto 4904: Serristori; Segreteria di Gabinetto, 64 e 65, 70, ins. 24: Memoria del consigliere di Stato senator S. sullo scioglimento del debito pubblico, 5 febbraio 1788, 92 e 93 memorie di Serristori del 1783; Segreteria di Finanze ante 1788, 247: Lettere scritte da A. S. per conto di S.A.R., 1787. Memorie di Serristori sulla riforma doganale ibid., 514: Rappresentanza di S. al sovrano del 2 ottobre 1776, e 515: Memoria sopra lo stato ed uso delle Sezioni della nuova tariffa da consegnarsi alla Real Segreteria di Finanze. Nell’archivio di famiglia risultano documenti sulle varie attività economiche in cui era interessato (arte della seta, accomandite, fitti di beni, amministrazione dei beni): Archivio di Stato di Firenze, Archivio Serristori, n. 345, ins. 5 (Documenti sulla accomandita di società di setaioli), ins. 13, ins. 15.; n. 1672: Ricevute, 1742-1745; al n. 1673 il traffico di gioie, 1773-1779; Firenze, Biblioteca nazionale, G. Pelli Bencivenni, Efemeridi (1759-1808), http://pelli.bncf.firenze.sbn.it/it/PelliGiuseppeListOfWork.html (15 aprile 2018); Pietro Leopoldo d’Asburgo Lorena, Relazioni sul governo della Toscana, a cura di A. Salvestrini, I-III, Firenze 1969-1974, I, pp. 60, 72, 78, 80, 154, 304, 306, 313 s., 319, III, pp. 394, 398; Id., Relazione dei dipartimenti e degli impiegati (1773), a cura di O. Gori, Firenze 2011, pp. 71, 111 s., 166, 216, 225 s., 231.
A. Zobi, Storia civile della Toscana dal MDCCXXXVII AL MDCCCXLVIII, II, Firenze 1850, pp. 64, 171, 474 s., 514 s., 532, 536, 559 e passim; L. Dal Pane, I lavori preparatori per la grande inchiesta del 1766 sull’economia toscana, in Studi storici in onore di Gioacchino Volpe, I, Firenze 1958, pp. 265-313; Id., La finanza toscana dagli inizi del XVIII secolo alla caduta del Granducato, Milano 1965, pp. 79, 85 s., 135, 142-144, 152, 182; F. Diaz, Francesco Maria Gianni. Dalla burocrazia alla politica sotto Pietro Leopoldo di Toscana, Milano-Napoli 1966, ad ind.; A. Wandruszka, Pietro Leopoldo. Un grande riformatore, Firenze 1968, pp. 150, 190 s., 239 s., 553, 558 s., 573, 589, 605; V. Becagli, Un unico territorio gabellabile. La riforma doganale leopoldina, Firenze 1983, pp. 9, 20-23, 31 s., 42-45, 55, 66 s., 72-85, 100 s.; F. Pesendorfer, Ferdinando III e la Toscana in età napoleonica, Firenze 1984, pp. 10, 14, 85, 102, 109, 112, 121, 128; B. Sordi, L’amministrazione illuminata. Riforma delle comunità e progetti di costituzione nella Toscana leopoldina, Milano 1991, pp. 234, 335, 367; F. Diaz - L. Mascilli Migliorini - C. Mangio, Il Granducato di Toscana. I Lorena dalla Reggenza agli anni rivoluzionari, Torino 1997, pp. 68, 276 s., 291, 330, 333, 336, 361, 368, 401, 426.