VIANI, Antonio Maria
– Figlio di Bartolomeo Vianini (Vianino, de Vianinis) e di Giulia Areguzi, nacque a Cremona intorno al 1555-1557 (Giuliani, 1997, pp. 75 s.).
Il padre e il fratello maggiore, Giovanni Battista, con il quale collaborò occasionalmente, erano dediti alla falegnameria (pp. 75-79). Il suo apprendistato avvenne nella bottega del pittore cremonese Giulio Campi (Zaist, 1774, p. 63); non è supportato dai documenti un secondo apprendistato milanese, ipotizzato dallo storico mantovano Federigo Amadei nella sua Cronaca universale della città di Mantova, composta tra il 1737 e il 1755 e rimasta inedita alla morte del suo autore (1956, p. 203). Per Milano Viani comunque eseguì due pale d’altare nel 1577 e nel 1584, rispettivamente per le chiese di S. Paolo e di S. Angelo (Sortino, 1997a, p. 352). L’unica opera giovanile cremonese citata dalle fonti è l’immagine votiva della Madonna del portico, firmata e datata 1582, originariamente esposta nella piazza di San Domenico e ora perduta (Zaist, 1774, p. 68; Giuliani, 1997, p. 79; Sortino, 1997a, p. 352).
Nel marzo del 1586, dietro raccomandazione del conte Ludovico Lodron (Tellini Perina, 1985a, p. 264, ma senza riferimento documentario), l’artista giunse a Monaco, alla corte del duca Guglielmo V di Baviera, dove collaborò alla decorazione dell’Antiquarium e del Grottenhof (Appuhn-Radtke, 1997, pp. 86-92). Per la chiesa gesuitica di S. Michele, tra il 1586 e il 1587 realizzò la Benedizione di Cristo, e nel 1589, su disegno di Friedrich Sustris, le due pale con la Trinità e la Gloria del nome di Gesù (Sortino, 1997a, p. 352; Appuhn-Radtke, 1997, pp. 87-90). La collaborazione con Sustris fu suggellata dal matrimonio con Livia, figlia del pittore, dalla quale ebbe cinque figli: Renata, Giulia, Pietro, Alberto e Guglielmo, quest’ultimo poi avviato alla carriera artistica (Pastore, 1984, p. 58; Sortino, 1997a, p. 352).
Durante un breve soggiorno a Monaco, nell’agosto del 1591, Vincenzo I Gonzaga, duca di Mantova, invitò Antonio Maria a entrare al proprio servizio (Sortino, 1997a, pp. 353, 356). Il suo trasferimento avvenne l’anno successivo: in una lettera datata 12 aprile 1592, Guglielmo di Baviera lo raccomandava scusandosi per il ritardo nella partenza (Luzio, 1913; Sortino, 1997b, p. 496). Nell’agosto del 1592, in qualità di pittore, Viani cominciò a percepire dalla corte gonzagesca un salario mensile di 40 lire, cui si sommavano le spese di affitto di una casa, nonché occasionali pagamenti per servizi resi alla famiglia ducale (Sortino, 1997a, p. 353, e 1997b, p. 495; per una rassegna della produzione pittorica a Mantova si veda Tellini Perina, 1997a). Un documento del 1594 lo definisce «miniatore di Sua Altezza Serenissima» (Sortino, 1997b, p. 495); tuttavia l’unica opera di miniatura attribuitagli – quattro fogli dello statuto dell’Università maggiore dei mercanti di Mantova – risale al 1621-28 (Tellini Perina, 1997c). Per la corte gonzaghesca Viani eseguì anche disegni per abiti, ornamenti, gioielli (ibid., p. 468) e forse anche per suppellettili sacre (Negrini, 2002, p. 27).
Nei primi anni trascorsi a Mantova la sua produzione si concentrò soprattutto su opere di carattere devozionale. Al 1593 risale la pala con la Vergine assunta e i ss. Giovanni Battista e Barbara, commissionata da Luigi Fantoni, canonico della basilica di S. Barbara (Sortino, 1997a, p. 353; Tellini Perina, 1997a, p. 96); al 1594-95 la pala con S. Michele arcangelo che attacca Lucifero per la cappella Campi in S. Agnese, su commissione di Galeazzo, figlio di Giulio Campi, già maestro di Viani (Sortino, 1997a, p. 353 e 1997b, pp. 495 s.; Tellini Perina, 1997a, p. 96). A partire dal 1593 fu coinvolto anche nei lavori di ammodernamento del duomo di Mantova, promossi dal vescovo Francesco Gonzaga (Tellini Perina, pp. 100 s.; Girondi, 2013, pp. 63 s.). Per questo prestigioso cantiere realizzò in particolare la decorazione ad affresco della cupola e dell’arcone del presbiterio, oltre ad alcuni quadri su tela, tra cui, nel 1595, la pala della Madonna d’Itria per l’altare dell’omonima confraternita (Sortino, 1997a, p. 353; Tellini Perina, 1997b). Sempre nel 1595, per la cappella dei conti Ippoliti al santuario delle Grazie di Curtatone, dipinse una pala d’altare con il Martirio di s. Ippolito (Tellini Perina, 1985b, pp. 70 s., e 1997a, pp. 96 s.; Sortino, 1997a, p. 353).
A partire dal maggio del 1595, con la nomina a prefetto delle fabbriche ducali, carica che mantenne sino alla morte, Viani fu investito dell’oneroso compito di supervisionare i cantieri gonzagheschi e coordinare una fitta schiera di artisti e artigiani impegnati nella manutenzione e nel rinnovamento delle numerose residenze principesche (Sortino, 1997a, p. 353; Marinelli, 1998, p. 237). A conferma della stima di cui godeva presso Vincenzo Gonzaga, nel 1595 ricevette anche l’incarico di progettare il mausoleo di famiglia nella chiesa di S. Andrea (Sortino, 1997a, p. 354, e 1997b, pp. 497, 500 s.; Girondi, 2013, pp. 64 s.). La sua posizione si consolidò ulteriormente nel 1597, quando il duca gli concesse la cittadinanza mantovana, privilegio esteso ai suoi discendenti (Sortino, 1997a, p. 354, e 1997b, pp. 498 s.). Risale al 1599 la commissione affidatagli da Tullio Petrozzani, primicerio di S. Andrea e influente consigliere del duca Vincenzo, per la decorazione ad affresco della cappella di famiglia in quella basilica, cui si aggiunse una tela con il Crocifisso tra la Madonna e s. Stefano (Tellini Perina, 1986, e 1997a, pp. 99 s.; Zlatohlávek, 1997a).
Come attestato dai documenti, a partire dal 1600 la presenza di Viani nei cantieri gonzagheschi si intensificò, a cominciare dal suo impegno in palazzo ducale, dove sovrintese a lavori di ammodernamento e decorazione di alcuni dei luoghi più rappresentativi del palazzo, come la galleria della Mostra (Berzaghi, 1997; Girondi, 2013, pp. 17-46). Tra gli aiuti di cui si servì in palazzo ducale figura il nipote Karl Santner, trasferitosi a Mantova nel 1615. Databili intorno al 1600 sono anche i diciassette disegni quadrettati raffiguranti episodi tratti dalla Gerusalemme liberata di Torquato Tasso, parte di un ambizioso progetto promosso da Vincenzo Gonzaga probabilmente per la decorazione del casino del palazzo di Goito (Konečný, 1997; Marinelli, 1998, p. 246).
Tra il primo e il secondo decennio del Seicento, oberato dalle commissioni ducali, Viani delegò sempre più spesso la messa in opera delle proprie invenzioni ai collaboratori, soprattutto per lavori destinati a località periferiche. Nel 1603, per esempio, fornì a Orazio Lamberti i disegni per gli affreschi della cupola della chiesa di S. Pietro al Po, nei pressi di Cremona (Zlatohlávek, 1997b; Marinelli, 1998, p. 246). Tra le opere più importanti realizzate a Mantova in questi anni si segnalano, nell’architettura sacra, il progetto e l’edificazione della chiesa di S. Orsola (1608-13) e di quella di S. Maurizio (1609-13; Sortino, 1997a, p. 354; Girondi, 2013, p. 74); nell’edilizia privata, la facciata di palazzo Guerrieri Gonzaga (Antonio Maria Viani, 2010; Girondi, 2013, pp. 105 s.) e villa Arrigoni a San Giacomo delle Segnate (1613-22; Ferrari, 1996). Con la sua bottega Viani si occupò anche della decorazione di palazzo Arrigoni a Mantova (L’Occaso, 2010, pp. 80-87). Suo è anche il progetto dell’ancona lignea della cappella dell’Annunziata nella basilica di S. Andrea, cominciata nel 1616 e pagata nel 1619 (Pastore, 1984). Commissioni prestigiose gli giunsero anche da fuori Mantova. Nel 1621 i fabbricieri del duomo di Cremona chiesero la sua consulenza per la riqualificazione della facciata e del perimetro esterno dell’edificio. Il 26 giugno 1621 Viani inviò loro cinque disegni acquerellati; il progetto non venne tuttavia mai realizzato per carenza di denaro (Visioli, 2016).
In quanto prefetto delle fabbriche ducali, Viani si occupò anche dell’ideazione di apparati effimeri, scenografie e macchine teatrali (per un regesto si veda Girondi, 2013, pp. 167-170). Le sue invenzioni furono molto apprezzate dai contemporanei; il successo della messa in scena del Pastor Fido di Giovan Battista Guarini a Mantova nel 1598 (Sortino, 1997b, p. 499) gli valse per esempio la commissione per l’allestimento a Milano dell’Aminta di Tasso nel 1599 (Sortino, 1997a, p. 354, e 1997b, pp. 499-501).
Il 12 settembre 1626, costretto a letto dalla podagra, Antonio Maria dettò il proprio testamento, da cui si apprende che, dopo la morte di Laura Sustris (ante 1605), aveva sposato Laura Rodea (Sortino, 1997a, p. 354, e 1997b, pp. 527 s.). L’artista risultava ancora malato nella primavera del 1629, quando fu costretto a più riprese a delegare ad altri il lavoro di valutazione dei dipinti della collezione Gonzaga. Dovette morire nella primavera del 1630, anno in cui il sacco delle truppe imperiali prima e la peste poi si abbatterono sulla città. Ancora in vita nell’aprile del 1630, quando figurava in un atto di compravendita, risultava ormai defunto nel testamento del figlio Alberto, datato luglio 1630 (Sortino, 1997b, p. 529). Fu sepolto nella chiesa dei Ss. Simone e Giuda, nel monumento funebre da lui stesso progettato (Girondi, 2013, pp. 93 s.).
Fonti e Bibl.: F. Amadei, Cronaca universale della città di Mantova (1737-55), a cura di G. Amadei - E. Marani - G. Praticò, IV, Mantova 1956, pp. 203 s.; G.B. Zaist, Notizie istoriche de’ pittori, scultori ed architetti cremonesi, II, Cremona 1774, pp. 63-69; A. Luzio, La galleria dei Gonzaga venduta all’Inghilterra nel 1627-28..., Milano 1913, p. 39; G. Pastore, A.M. V.: l’ancona lignea nella basilica di Sant’Andrea e le cappelle laterali della cattedrale, in Civiltà mantovana, n.s., V (1984), pp. 53-66; C. Tellini Perina, A.M. V., in I Campi e la cultura artistica cremonese del Cinquecento, a cura di M. Gregori, Milano 1985a, pp. 264 s.; Ead., Committenze mantovane di A.M. V., in Quaderni di Palazzo Te, 1985b, pp. 69-71; Ead., Nel segno dell’unicorno: la cappella Petrozzani in Sant’Andrea in Mantova, ibid., 1986, n. 4, pp. 15-24; D. Ferrari, La villa Arrigoni di San Giacomo delle Segnate e A.M. V., ibid., n.s., 1996, n. 3, pp. 67-71; S. Appuhn-Radtke, Per l’attività dei pittori italiani in Baviera nel Cinquecento: A.M. V. alla corte ducale di Monaco, in I segni dell’arte: il Cinquecento da Praga a Cremona (catal., Cremona), a cura di G. Bora - M. Zlatohlávek, Roma 1997, pp. 83-94; R. Berzaghi, A.M. V. e il palazzo dei duchi di Mantova, ibid., pp. 107-117; M. Giuliani, A.M. V. a Cremona: le origini familiari, ibid., pp. 75-82; L. Konečný, A.M. V., illustratore della Gerusalemme liberata, ibid., pp. 119-133; G. Sortino, A.M. V., ibid., 1997a, pp. 352-357; Ead., A.M. V. (regesto), ibid., 1997b, pp. 495-530; C. Tellini Perina, A.M. V. pittore ducale, ibid., 1997a, pp. 95-105; Ead., scheda Madonna d’Itria, ibid., 1997b, pp. 366 s.; Ead., scheda Statuto dell’Università Maggiore dei Mercanti, ibid., 1997c, pp. 468-470; M. Zlatohlávek, Disegni per l’affresco con il Martirio di santo Stefano nella cappella Petrozzani di Sant’Andrea in Mantova, ibid., 1997a, pp. 392 s.; Id., Disegni per l’affresco con il Giudizio universale nella cupola per le Sibille nei pennacchi della chiesa di San Pietro al Po a Cremona, ibid., 1997b, pp. 398 s.; S. Marinelli, A.M. V. (1560?-1630), in Manierismo a Mantova. La pittura da Giulio Romano all’età di Rubens, a cura di S. Marinelli, Cinisello Balsamo 1998, pp. 237-247; F. Negrini, Il “Lampadone” di Santa Barbara e il peltraro Paolo Ruga, in Civiltà mantovana, s. 3, XXXVII (2002), 113, pp. 25-33; S. L’Occaso, Alcune proposte per A.M. V. e una quadratura in Palazzo Arrigoni, ibid., XLV (2010), 129, pp. 70-91; A.M. V. e la facciata di Palazzo Guerrieri a Mantova, a cura di G. Coppadoro, Firenze 2010; G. Girondi, A.M. V. architetto, Mantova 2013; M. Visioli, I disegni di A.M. V. per una nuova loggia del Torrazzo di Cremona (1621), in Civiltà mantovana, s. 4, LI (2016), 142, pp. 35-53.