MARSAND, Antonio
– Nacque a Venezia nel 1765 da Francesco, banchiere di origine lionese il cui cognome non italianizzato era Marchand, ed Elisabetta Costadoni.
Alunno, nell’infanzia, della parrocchia di S. Canziano, continuò gli studi probabilmente con precettori privati, appassionandosi alla cultura anche grazie all’influsso di uno zio erudito, l’abate A. Costadoni. Entrato sedicenne nel seminario di Venezia, fu ordinato sacerdote nel 1788, passando in seguito alla Congregazione dell’oratorio di S. Filippo Neri. Nel 1793 intraprese la carriera di predicatore quaresimale, cominciando contemporaneamente a interessarsi al collezionismo antiquario di libri e stampe, settore di cui sarebbe divenuto uno dei massimi esperti europei.
Sul finire degli anni Novanta, per il tracollo finanziario della famiglia, il M. dovette intensificare l’attività di predicazione, sua unica fonte di sostentamento, traendo dai consensi ottenuti in varie città l’occasione per avvicinare, come attesta il suo ampio carteggio, influenti personalità. Tra il 1802 e il 1806 fu, tra l’altro, a Roma, ove fu ricevuto in udienza da Pio VII e conobbe A. Canova, e quindi a Milano, ove strinse contatti anche con il marchese G.G. Trivulzio. Passato a Padova nel 1807, fu nominato socio dell’Accademia patavina (1811), per poi riuscire ad assicurarsi una retribuzione con la cattedra universitaria di economia politica e statistica (1813), ottenuta dopo un periodo di supplenza durante il quale aveva pubblicato Sull’influenza somma e perenne della scoperta arduiniana nella prosperità dello Stato (Milano 1812), suo unico scritto in materia economica. La versione francese di questa dissertazione sull’estrazione dello zucchero di sorgo (Mémoire sur le sucre d’olcus-cafer et sur l’origine, le progrès de l’état actuel de cette découverte de m. Arduino de Padoue, Paris 1813) ne attesta l’apprezzamento accademico ottenuto anche a Parigi, ove il M., nominato professore da pochi mesi, si recò a presentare all’Institut des sciences la scoperta del collega Luigi Arduino.
Rientrato a Padova nel 1815 dopo aver subito, nonostante il suo assoluto disimpegno politico, una erronea sospensione dalla cattedra universitaria, poté tornare alla carriera accademica, culminata nel 1818 con la nomina a rettore, e soprattutto al collezionismo bibliografico e calcografico, suo vero interesse. Dette alle stampe la Memoria bibliografica sulla scoperta d’una edizione del Decamerone del secolo quintodecimo… (Venezia 1815), e l’edizione da lui curata delle Rime di F. Petrarca (I-II, Padova 1819-20), del quale fu appassionato cultore per tutta la vita. Rispondendo a una esigenza avvertita dagli studiosi fin dall’ultimo Settecento, il M. intendeva realizzare un’edizione filologica superiore alle precedenti, in un’epoca in cui il codice autografo contenente la redazione definitiva delle Rime non era ancora stato ritrovato. Dopo una rigorosa collazione di tutte le versioni esistenti, il M. sottopose le lezioni di alcuni passi al giudizio dell’Accademia della Crusca e scelse un testo basato sulle edizioni più accreditate al suo tempo, avvalendosi di quelle condotte sugli autografi per eliminare le varianti. Dato il carattere filologico del lavoro svolto, il M. non aggiunse notazioni critiche ai componimenti, limitandosi ad apporre a ognuno di essi un breve cenno al contenuto e preferendo piuttosto corredare l’opera di appendici storico-bibliografiche, nonché di pregiate incisioni quali i ritratti di Laura e Petrarca, rispettivamente a opera di R. Morghen e P.M. Gandolfi.
Fino al riconoscimento della redazione definitiva delle Rime nel codice della Bibl. apost. Vaticana, Vat. lat. 3195 (1886), l’opera del M. costituì un riferimento per le successive edizioni italiane di Petrarca, non ultime quelle di G. Leopardi (Le Rime di F. Petrarca, Milano 1826), personalmente conosciuto dal M. a Milano nel 1825, e di G. Carducci (Rime di F. Petrarca sopra argomenti storici, morali e diversi. Saggio di un testo e commento nuovo, Livorno 1876). Fra i giudizi favorevoli suscitati dall’opera, figurano quello dell’amico V. Monti, (in Giorn. arcadico, febbraio 1821, pp. 206-219), conosciuto a Milano nel 1813 e aiutato nella revisione della Proposta di alcune correzioni al Vocabolario della Crusca (Milano 1817-26), nonché la recensione apparsa nella Biblioteca italiana (giugno 1820, pp. 287-295).
L’interesse per la storia dell’incisione indusse il M. a pubblicare Il fiore dell’arte dell’intaglio (Padova 1823), disamina della raccolta di stampe del collezionista padovano L. Gaudio corredata di notizie su collezionisti e artisti, che valse all’autore, oltre a una lettera di elogio da parte di I. Pindemonte, la nomina a socio onorario dell’Accademia romana di S. Luca.
Nel 1825 il M., dietro sua domanda, fu collocato a riposo dall’incarico universitario con l’assegnazione di una pensione, e poté dedicarsi interamente agli studi, trasferendosi a Milano. Mettendo a frutto trentacinque anni di ricerche su Petrarca, durante i quali aveva collezionato oltre novecento volumi, sia manoscritti sia stampati, di opere del poeta e degli autori che vi si erano dedicati, il M. aveva costituito una biblioteca di grande valore e, per illustrarla, pubblicò la Biblioteca petrarchesca (Milano 1826): accurato catalogo bibliografico completato da preziose incisioni, scritti antichi, nonché specifici indici di componimenti, personaggi ed edizioni rare.
Grazie all’ormai consolidata fama di bibliografo, il M. trascorse più di un decennio continuamente in viaggio. Nel 1828 fu a Parigi per vendere al re di Francia Carlo X la sua collezione libraria, ricevendone in cambio un vitalizio. Per alcune difficoltà di spedizione poté consegnare solo nel 1830 la raccolta che, trasferita al Louvre, sarebbe stata distrutta nel 1871 dall’incendio appiccato dai comunardi. Sempre nel 1830, con l’avvento della monarchia di Luigi Filippo, il M. subì la cancellazione della pensione assegnatagli dal precedente sovrano e riuscì a riottenerla persuadendo il deputato A.J.M. Schönen, liquidatore dell’antica lista civile, che il suo vitalizio non era un privilegio, ma il risultato di una regolare compravendita.
Dopo un soggiorno a Londra (1831) alla ricerca di edizioni antiche, e uno a Milano e Venezia (1832) per lo studio di alcuni codici, il M. fece ritorno a Parigi, ove si trattenne per sette anni e dette alle stampe I manoscritti italiani della Regia Biblioteca parigina (I-II, Parigi 1835-38), descrizione bibliografica in due volumi, il primo relativo agli esemplari della Biblioteca regia e il secondo a quelli delle Biblioteche dell’Arsenale, S. Genovefa e Mazarina. L’opera, dedicata al re Luigi Filippo, ottenne il patrocinio del governo che ne sostenne le spese, affidando la stampa alla tipografia reale.
Il M. trascorse gli ultimi anni tra Milano e Parigi, ove tornò nel 1840 per ricevere il titolo di cavaliere della Legion d’onore, e nel 1841 per dare alle stampe il suo ideale commiato dagli studi petrarcheschi, la Canzone… a laude di nostra Signora (Parigi 1841), in cui intendeva riportare in luce questo dimenticato inno religioso di Petrarca unitamente alle proprie osservazioni critiche.
Il M. morì a Milano il 3 ag. 1842, pochi mesi prima della pubblicazione della sua strenna Agli occhi di madonna Laura Milano [post 1842].
Fonti e Bibl.: Necr., in Giorn. dell’I.R. Ist. lombardo di scienze, lettere ed arti…, 1841, vol. 1, pp. 224-226; R. Morghen, Lettere inedite… al prof. A. M., a cura di G. Consolo, Padova 1855; V. Monti, Epistolario, a cura di A. Bertoldi, V, Firenze 1930, pp. 306 s., 529 s., 535 s.; VI, ibid. 1931, pp. 5 s., 32 s., 61 s., 85 s., 91-93, 227, 239, 241, 274, 281, 352; A. Mai, Epistolario, a cura di G. Gervasoni, I, Firenze 1954, pp. 439 s.; G. Dandolo, La caduta della Repubblica di Venezia, Venezia 1855, pp. 257 s.; G. Tambara, Un libro di A. M. e una lettera inedita di I. Pindemonte, in Rass. padovana, I (1891), 4, pp. 111-115; Catalogue of the Petrarch collection bequeathed by W. Fiske, a cura di M. Fowler, London 1916, pp. 357 s.; C. Naselli, Il Petrarca nell’Ottocento, Napoli 1923, pp. 38-43, 48, 56 s., 63, 69, 86, 110, 115, 144, 163, 165, 167, 329, 545; R. Verde, A. M. interprete del Petrarca, in Convegno Petrarchesco tenuto in Arezzo… 1931, Arezzo 1936, I, pp. 145-161; G. Floriani, F. Petrarca: memorie e cronache padovane, Padova 1993, pp. 149-152, 154; C. Chiancone, A. M., in Padova e il suo territorio, XVIII (2003), 106, pp. 37 s.; L. Marcozzi, Bibliografia petrarchesca, Firenze 2005, pp. XIII-XVII; C. Chiancone, A. M., in Quaderni per la storia dell’Università di Padova, XXXIX (2006), pp. 61-134 (pp. 82-132: «Censimento del carteggio Marsand»); Diz. biografico universale, III, Firenze 1844-45, p. 967; P. Larousse, Grand dictionnaire universel du dixneuvième siècle, X, Paris 1873, p. 1255; C. Frati, Diz. bio-bibliogr. dei bibliotecari e bibliofili italiani, Firenze 1933, pp. 335 s; Nouvelle Biographie universelle ancienne et moderne, XXVII, pp. 73 s.; Nouvelle biographie générale, XXXIII, coll. 959 s.