MASINI, Antonio
– Nacque a Firenze da Matteo nel 1639 circa.
Agli inizi della sua carriera di musicista il M. fu al servizio del cardinale Girolamo Buonvisi, vescovo di Lucca, e dal 1664 legato di Ferrara, come risulta dalle dediche dei libretti di due sue importanti composizioni: Il giuditio delle stagioni concerto musicale rappresentato nella solennità della Ss.ma Annuntiata, celebrata dalle scuole di S. Maria Cortelandini (libretto di B. Beverini; Lucca 1663), del quale il M. mise in musica la quarta parte (le prime tre furono composte da M. Bigongiari), e l’opera L’Eumene (libretto di A. Passarelli), andata in scena a Ferrara, al teatro Bonacossi a S. Stefano, nel 1666.
Probabilmente al termine della legazione ferrarese del cardinale Buonvisi (maggio 1667), il M. si stabilì a Roma.
Qui, il 3 ag. 1671, con un atto notarile – in cui è menzionato come «Antonius Masinus fil[ius] q[uondam] Matthei florentinus musicus in Urbe» – si impegnava per sei anni a mantenere il giovane Paolo Nannini di Viterbo e a «insegnarli anco a sonare il cimbalo e farli insegnare di scrivere […] istruirlo nell’essercitio e virtù della musica con ogni affetto e diligenza», nonché a provvedere «pro conservatione vocis» a tutte «le spese che bisognaranno tanto per l’operatione della castratura, quanto per farlo medicare» (Arch. di Stato di Roma, Trenta notai capitolini, Uff. 15, vol. 260, cc. 582 s., 594 s.).
Il 1° maggio 1674 fu nominato maestro di cappella di S. Pietro in Vaticano mantenendo la carica fino alla morte (Baini).
In quegli anni fu attivo pure come maestro di cappella per la Confraternita della S. Casa di Loreto dei Marchigiani nella chiesa di S. Salvatore in Lauro. Qui, infatti, diresse alcuni oratori nella quaresima del 1674, per i quali ricevette la somma complessiva di 100 scudi. Dalla stessa confraternita il 3 febbr. 1674 fu pagato per una messa di requiem in suffragio di Valentino Saluzzi; il 24 marzo 1674 per «quattro voci et un organista» ingaggiati per la settimana santa e «per otto lamentazioni», e il 19 dic. 1674 per la musica dell’anniversario della marchesa Girolama Pallavicini Montoro.
Nella quaresima dell’anno santo 1675, nell’oratorio della Compagnia della Pietà della Nazione fiorentina presso S. Giovanni dei Fiorentini, furono eseguiti ben otto oratori del M. nell’ambito di uno straordinario ciclo che ne comprendeva quattordici dei migliori compositori attivi a Roma in quel momento (G.A. Bernabei, A. Melani, B. Pasquini, A. Stradella). Sebbene nessuna di queste partiture ci sia pervenuta, da una «nota degli istromenti adoprati nell’oratorio […] nella quarta domenica» (il S. Eustachio) si ricava che il M. impiegò per l’orchestrazione un nutrito gruppo di strumenti ad arco (violini, viole contralto e tenore, violoni), distribuendoli con una prassi, allora innovativa, fra «concertino» e «concerto grosso» (Casimiri, p. 167). Un altro suo oratorio, il David persequutus et exaltatus, su libretto di F.M. Appiani, fu eseguito il 26 marzo 1677 al Ss. Crocifisso di S. Marcello nell’ambito del ciclo quaresimale che vi si svolgeva nei cinque venerdì di quaresima (Franchi).
Dagli stati delle anime della parrocchia di S. Maria in Posterola risulta che nel 1677 il M. abitava nella strada di Monte Brianzo con la moglie Francesca (20 anni) e il figlio Alessandro (2 anni), e un «Gregorio castrato» di 15 anni verosimilmente suo allievo.
In quegli anni il M. ebbe anche rapporti con Benedetto Pamphili, uno fra i maggiori mecenati musicali romani, del quale mise in musica i versi dell’«accademia» per musica Achille in Sciro a 5 voci e strumenti (Roma, Biblioteca Casanatense, Mss., 2240, cc. 7-128). Nei conti di Pamphili è documentato anche il pagamento, in data 4 ag. 1678, a Tarquinio Lanciani per aver copiato «la comedia del sig. Antonio Masini intitolata Il Narciso» (Marx).
Un avviso di Roma riferisce che nel febbraio 1678 fu «rappresentata in casa di monsù Ridò a Monte Brianzo» una «commedia» in musica del M. (forse da identificare con Il Narciso) a cui intervenne «la regina di Svezia […] due volte con alcuni signori cardinali e prelati» (Ademollo; D’Accone). All’epoca, infatti, il M. era al servizio di Cristina di Svezia come «virtuoso di camera».
Il M. morì a Roma il 20 sett. 1678 e fu sepolto in S. Maria in Posterola (Baini).
È probabilmente del M. la musica di una «commedia» rappresentata nella villa Imperiale di Firenze per la corte granducale medicea nel luglio 1681. Di quest’opera riferisce Filippo Melani in una lettera al marchese Ippolito Bentivoglio, asserendo che «la musica era del Masini e vi era del buono e del cattivo, e pareva fatta da più compositori, ma i recitativi erano deboli assai e l’orchestra non esciva dall’ordinario, cioè i strumenti non lavoravano né immitavano la parte che canta» (Monaldini). Quest’ultima osservazione sembra pienamente confermata dall’orchestrazione dell’Achille in Sciro, l’unica composizione con strumenti del M. pervenutaci, in cui gli archi non sono quasi mai impiegati in contrappunto o in dialogo con la parte vocale, ma soltanto nei ritornelli o in brevi passaggi di raccordo fra una frase e l’altra del canto.
Opere: oltre a quelle già citate, gli oratori (tutti eseguiti a Roma nel 1675 nell’oratorio della Pietà in S. Giovanni dei Fiorentini) La sommersione di Faraone (libretto di B. Nencini) e La morte di Saul (libretto dello stesso; partitura Napoli, Arch. dei Filippini, Fondo musicale, 480.3); Tobia, Jefte, Il sacrifitio d’Abram (tutti di G.F. Apolloni); S. Eustachio (P. Gaddi), S. Dorotea (A. Crescenzi), Lo sposalitio di Salomone (U. Rocci). Cantate: In grembo al mio dolore a 2 (Modena, Bibl. Estense universitaria, Mus., F.1366); Sacro allor tu che l’offese sprezzi ognor per soprano e basso continuo (Napoli, Biblioteca del Conservatorio S. Pietro a Majella, Arie, 140, cc. 101-102v); Parto è ver ma su la sponda per soprano e basso continuo (ibid., cc. 103-104v); Gran tiranna de’ cori amanti è la beltà per basso e basso continuo (ibid., cc. 137-140); Posso parlar più chiaro (Biblioteca apost. Vaticana, Chigi, Q.IV.18, n. 12); Filli non sa durar cosa che piace (ibid., Q.IV.38, n. 7); Io vorrei vedere un giorno per soprano e basso continuo (Bologna, Museo internazionale e Biblioteca della musica, V.198, cc. 49-58; poesia in G. Monesio, La musa famigliare, parte seconda delle poesie per musica, Roma 1674, p. 96).
Fonti e Bibl.: Roma, Arch. del Pio Sodalizio dei Piceni, Giustificazioni dell’eredità Montori, b. 3, nn. 8, 9, 11, 19, 29; Ibid., Arch. stor. del Vicariato, S. Maria in Posterola, Stati delle anime, anni 1672-79, cc. 84, 97; G. Baini, Memorie storico-critiche della vita e delle opere di G. Pierluigi da Palestrina, Roma 1828, II, p. 281; A. Ademollo, I teatri di Roma nel secolo decimosettimo, Roma 1888, p. 151; R. Casimiri, Oratori del M., Bernabei, Melani, Di Pio, Pasquini e Stradella in Roma nell’anno santo 1675, in Note d’archivio per la storia musicale, XIII (1936), pp. 157-169; L. Montalto, Un mecenate in Roma barocca. Il cardinale Benedetto Pamphilj (1653-1730), Firenze 1955, pp. 310, 313, 317, 537 n. 67; G.L. Masetti Zannini, Virtù e crudezze. Scolari di canto tra Rinascimento e Barocco, in Strenna dei Romanisti, XLI (1980), p. 338; H.J. Marx, Die «Giustificazioni della casa Pamphilj» als musikgeschichtliche Quelle, in Studi musicali, XII (1983), p. 144; S. Franchi, Drammaturgia romana…, secolo XVII, Roma 1988, p. 509; F. D’Accone, Ancora su l’opera prima di Scarlatti e la regina, in Cristina di Svezia e la musica. Atti del convegno internazionale… 1996, Roma 1998, p. 80; S. Monaldini, L’orto dell’Esperidi. Musici, attori e artisti nel patrocinio della famiglia Bentivoglio (1646-1685), Lucca 2000, p. 471; Diz. encicl. univ. della musica e dei musicisti, Le biografie, IV, p. 704; C. Sartori, I libretti italiani a stampa dalle origini al 1800, Indici, I, p. 414; The New Grove Dict. of music and musicians, XVI, p. 30.