MAZZETTI, Antonio
– Nacque a Trento il 5 marzo 1784 da Bartolomeo, artigiano di modesta estrazione, scarse risorse economiche e limitata istruzione, originario di Ala, e da Anna Phanzelter, vedova Berti.
Compì i primi studi nel seminario di Trento dove, avviato alla carriera ecclesiastica, ricevette la tonsura il 26 marzo 1799. I buoni risultati scolastici, l’inconsistenza della vocazione religiosa e, forse, l’influenza del fratellastro Bartolomeo Berti, avvocato a Lavis, uniti all’incertezza politica della terra d’origine occupata nel 1801 dalle truppe francesi, lo spinsero a lasciare Trento per l’Università di Vienna presso la quale, a partire dall’autunno del 1802, si dedicò agli studi giuridici.
A Vienna, pur in mezzo alle difficoltà economiche testimoniate dalla copiosa corrispondenza coi familiari (Trento, Biblioteca civica, Mss., 1423), ottenne brillanti risultati nello studio e cominciò a tessere una rete di relazioni che gli permise di farsi apprezzare nella società viennese e nella comunità di notabili, funzionari e intellettuali trentini che risiedevano nella capitale asburgica. Si addottorò all’Università di Innsbruck il 4 giugno 1806. Rientrato a Trento, dopo un brevissimo apprendistato, iniziò una carriera di avvocato di rapido successo.
A essa fu propizia l’ennesima svolta nelle turbolente vicende storiche di quegli anni. Nel 1810 il Trentino fu incorporato nel napoleonico Regno Italico e il M., pur non prendendo posizioni politiche favorevoli al nuovo regime, studiò e applicò con interesse e rinnovata competenza nella pratica professionale le norme processuali introdotte, così lontane da quelle apprese nel corso degli studi universitari. Il sistema francese del dibattimento pubblico dava all’avvocato possibilità inusitate di personalizzazione e di esse il M. seppe fare buon uso in virtù di spiccate doti retoriche, delle quali è possibile recuperare qualche eco attraverso la lettura di arringhe, memorie e altri documenti processuali a stampa datati 1809-13.
Capace e ambizioso, il M. consolidò la sua ascesa sociale anche attraverso il matrimonio, avvenuto nel 1810, con Lucia Sardagna di Hohenstein, appartenente a una famiglia nobile di pochi mezzi ma bene inserita nell’ambiente giudiziario trentino.
Da lei ebbe un figlio maschio, morto in tenera età, e tre femmine: Anna (1813), Carolina (1814) e Vittoria (1816). Gli affetti e le preoccupazioni familiari rimangono un tema ricorrente nella corrispondenza e nella diaristica del M. fino alla morte (si vedano, in particolare: Trento, Biblioteca civica, Mss., 1145-1146, 1414, 1435-1436).
Nel 1813, con il ritorno definitivo del Tirolo all’Impero ausburgico, la sua vita professionale assunse un’impronta definitiva. Per la sua inequivocabile fedeltà alla casa d’Austria, per le capacità e per il manifesto interesse allo studio e al funzionamento dei sistemi giuridici nei giorni convulsi della riorganizzazione politico-amministrativa del territorio, l’8 nov. 1813 il M. fu nominato procuratore generale presso la corte di giustizia di Trento e, nel febbraio dell’anno successivo, procuratore generale presso il tribunale d’appello della stessa città.
Le motivazioni personali del passaggio del M. alla magistratura non sono del tutto chiare anche se c’è chi ha avanzato l’ipotesi che il sistema giudiziario austriaco, incentrato sulla procedura scritta, limitasse le possibilità di carriera degli avvocati e non si accordasse con le ambizioni del Mazzetti. Tra il 1813 e il 1816 svolse l’attività di magistrato e di riorganizzatore del settore giudiziario a Trento e a Innsbruck (dal 1815) fino a che, insediato a Verona il Senato lombardo-veneto del Supremo tribunale di Giustizia, vi fu chiamato come consigliere aulico (31 maggio 1816). Qui rimase fino al 1824 quando una successiva promozione lo portò a Milano.
Come membro del massimo organo giudiziario del Regno Lombardo-Veneto il M. svolse un ruolo importante nei processi politici dei primi anni Venti. Spettò a lui la designazione dei componenti delle due commissioni speciali incaricate dei processi contro i carbonari lombardi e fece parte della commissione di terza istanza che aveva il compito di riesaminare tutte le sentenze relative al caso.
Nel 1822 su richiesta di Vienna il Senato lombardo-veneto promosse un’ispezione amministrativa nei tribunali e nelle preture della Lombardia e la affidò al M. che ebbe così modo di dimostrare acume, competenza e discernimento. Nel corso di un viaggio durato molti mesi percorse in modo capillare il territorio lombardo interrogando, ascoltando e valutando le diverse situazioni. Il risultato di questo lavoro, presentato al Senato nel febbraio del 1823, è, ancora oggi, la migliore testimonianza complessiva sul funzionamento degli apparati giudiziari nella Lombardia della prima Restaurazione. Al documento (Arch. di Stato di Milano, Restaurazione, Senato lombardo-veneto del Tribunale supremo di giustizia, b. 273) fanno da corollari il questionario predisposto dallo stesso M. (Trento, Biblioteca civica, Mss., 1387) e il dettagliato diario di giornata tenuto dal magistrato nel corso della visita (Mss., 1141-1145).
Il 17 marzo 1824 il M. fu nominato presidente del tribunale civile di prima istanza a Milano, dove si trasferì lasciando le figlie a Verona in collegio; quindi, il 15 nov. 1832, alla morte di F. Della Porta, fu chiamato alla presidenza del tribunale d’appello generale di Milano e, secondo il suo primo biografo, il genero Alberto d’Altenburger, l’11 genn. 1836 assunse anche la presidenza del superiore tribunale di Finanza (De Tipaldo, p. 26).
Nel corso della visita del 1822 il M. aveva conosciuto a fondo la macchina giudiziaria milanese e ne aveva descritto le manchevolezze e le insufficienze per emendare le quali profuse, nel corso degli anni, molte energie perché «non vi è nulla di più pernicioso che data una legge non farla osservare e di soffrirne la violazione» (cfr. Arch. di Stato di Milano, Senato lombardo-veneto…, b. 273, c. 13).
Ormai uomo di grande prestigio, introdotto nei più alti livelli della società lombarda, nominato nel 1833 consigliere intimo dell’imperatore Francesco I e insignito poi da questo di numerose onorificenze per meriti professionali – la più importante delle quali fu il cavalierato della Corona di ferro di seconda classe del 14 sett. 1838, che gli valse l’annesso titolo baronale con il predicato di Roccanova –, il M. riscosse stima e considerazione, ma anche le critiche di chi lo accusava di favorire i conterranei nella assegnazione di posti e incarichi.
Frequentò e scambiò corrispondenza con gran parte degli intellettuali del Regno (F.V. Barbacovi, A. Manzoni, A. Rosmini, C. e I. Cantù, A. Maffei, T. Gar, G.B. Garzetti, G. Labus) e con i personaggi più in vista della società milanese del tempo, da G. Mellerio a P. Custodi, con cui ebbe rapporti cordiali pur nella differenza delle opinioni politiche; naturalmente ebbe intensi scambi con i conterranei attivi nel capoluogo lombardo, primi fra tutti P. Zajotti e A. Salvotti.
Ormai lontano dalla regione d’origine, l’appartenenza alla piccola patria trentina fu per lui qualcosa di più di un sentimento relegato soltanto nell’ambito del ricordo. Nel 1826 strinse saldi legami con Rosmini nel corso di un lungo soggiorno di quest’ultimo a Milano e insieme misero a punto un progetto – che non ottenne il successo sperato – teso a fare rinascere la settecentesca Accademia trentina degli Accesi e a fonderla, sotto gli auspici del vescovo di Trento, con quella roveretana degli Agiati in una accademia generale del Tirolo italiano che avrebbe dovuto essere sia stimolo alla rinascita culturale della provincia sia strumento per superare i contrasti campanilistici tra le due città. Ma certo il legame più importante e duraturo col Trentino fu costruito e mantenuto dal M. attraverso l’intensa attività di raccoglitore di testi di ogni genere sulla regione (notizie, documenti, bibliografie, giornali, riviste, manuali, raccolte di poesie) e, in particolare, sulla sua storia. Di notevole interesse, per vastità e rarità, la sezione relativa alla storia del concilio di Trento. Il materiale raccolto anche a prezzo di grandi spese e fatiche costituì il fondo principale della erigenda Biblioteca comunale di Trento, dove ancora è conservato. All’istituzione trentina il M. legò per testamento anche la sua biblioteca e tutta la documentazione personale (lettere private e pubbliche, commenti di sentenze, diari e perfino i sunti dei testi di studio redatti all’epoca dell’Università), consistente in oltre 60.000 manoscritti e migliaia di volumi.
Saggista poco prolifico al di fuori dell’ambito professionale (nella corrispondenza si lamenta spesso che gli impegni gli impediscano di dedicarsi di più al lavoro intellettuale), un po’ erudito e un po’ dilettante, i suoi studi sono incentrati sulla storia del Trentino. A parte le modeste pubblicazioni d’occasione della giovinezza (In funere clarissimi, et consultissimi domini Iosephi de Petzek Appelationis consiliarii… Oratio, Vienna 1804, e Illustrissimo, consultissimoque domini Francisco de Zeiller… Poemation, ibid. 1805, dedicate a due professori dell’Università di Vienna; Pel faustissimo ritorno del Tirolo meridionale sotto l’antico scettro dell’augustissima Casa d’Austria, Trento 1814; Francesco I in Trento il dì 28 ott. 1815, Carmi raccolti dal municipio, ibid. s.d.), l’unico saggio storico edito apparve a Milano nel 1831, Pel solenne ingresso nella diocesi di Cremona di monsignor vescovo Carlo Emmanuele Sardagna de Hohenstein da Trento. Cenni storici sulle antiche relazioni fra queste due città: dedicato a un parente della moglie, ricevette molte lodi, dovute forse più alla sua posizione che a meriti effettivi. Nel 1894 F. Novati, pur riconoscendo l’importanza del recupero di alcune testimonianze poco note del passato lombardo da parte del M., sottopose il testo a una critica molto severa per le ingenuità metodologiche contenute. Completata, molto nota nei contenuti, ma rimasta inedita è invece l’ampia biografia su C. Firmian che viene oggi ritenuta dalla storiografia il lavoro iniziatore del filone agiografico sul ministro di Maria Teresa.
Come riferisce l’Altenburger, il M. fu socio di numerose accademie italiane e straniere: da quella stessa degli Agiati roveretani, nella quale fu ammesso nel 1825, a quelle di Padova, Bergamo, Rovigo, Venezia, Roma e altre, ma fu anche socio del Ferdinandeum di Innsbruck e della bavarese Reale Accademia delle scienze.
Il M. morì a Milano il 21 nov. 1841.
Fonti e Bibl.: Nell’amplissimo e ancora in gran parte inesplorato archivio del M., conservato presso la Biblioteca civica di Trento, oltre alla ricchissima documentazione epistolare relativa alla vita privata e a quella pubblica (e oltre ai manoscritti citati nel testo) sono interessanti i diari di annotazioni personali; per cui si vedano Mss., 1493: Giornale del 1801; 1141-1146: Memorie del consigliere aulico Mazzetti destinato commissario aulico visitatore di tribunali e delle preture di Lombardia… con giornale di viaggio e dei luoghi (contiene anche riferimenti più o meno ampi agli anni 1822-36); 2173: Appunti e memorie. Giornali di un viaggio a Venezia e altri scritti. Altre fonti in Arch. di Stato di Milano, Restaurazione, Senato lombardo-veneto del Tribunale supremo di giustizia; Vienna, Haus-, Hof- und Staatsarchiv, Vertrauliche Akten, ecc.; Parigi, Bibliothèque nationale, Manuscrits occidentaux, Italien, 1555, cc. 281-308. Tra le fonti edite: Lettera del barone Pietro Custodi a sua eccellenza il barone A. M., a cura di F. Longhena, Milano 1848; Epistolario completo di Antonio Rosmini Serbati, I-XIII, Casale Monferrato 1887-94, ad ind.; E. Brol, Domenico Rossetti ad A. M., in Miscellanea di studi in onore di Attilio Hortis, Trieste 1910, pp. [549]-561; I processi del ’21 nel carteggio di A. M., a cura di P. Pedrotti, Roma 1939, ad ind.; P. Pedrotti, Una lettera di I. Cantù ad A. M., in Studi trentini di scienze storiche, XX (1939), 1-2, pp. 143-146; S. Benvenuti, Il carteggio di A. Rosmini con A. M., ibid., XLVII (1968), 4, pp. 422-452; I processi politici del Senato lombardo-veneto (1815-1851), a cura di A. Grandi, Roma 1976, ad ind.; M. Pietroboni Cancarini, Camillo Ugoni. Letterato e patriota bresciano. Epistolario (1818-1842), Milano 1976, pp. 101 s.; R. Turchi, Carteggio Acerbi-Zajotti, Milano 1976, ad ind.; Pietro Custodi. Una lettera da Galbiate 29 dic. 1840 al barone A. M., in Arch. di Lecco, X (1987), 3, pp. 467-494; C. Sizzo, Cenni della raccolta patria legata alla città di Trento da s.e. il barone A. M., Rovereto 1843. Valutazioni e riferimenti storici in: A. d’Altenburger, A. M., in E. De Tipaldo, Biografia degli italiani illustri, X, Venezia 1845, pp. 19-35; A. Perini, Statistica del Trentino, Trento 1852, p. 316; I. Passavalli, Prose scelte: voci dal Trentino, Milano 1889, pp. 17, 21, 23, 49; F. Ambrosi, Scrittori e artisti trentini, Trento 1894, pp. 80, 137, 206, 529; F. Novati, Delle antiche relazioni tra Trento e Cremona. Appunti storici, in Arch. stor. lombardo, s. 3, XXI (1894), 1, pp. 5-78; Memorie dell’I.R. Acc. di scienze lettere ed arti degli Agiati, Rovereto 1901, pp. 556-557; A. Berenzi, Cremonesi a Trento e Trentini a Cremona: dagli studi di A. M. e di F. Novati, Cremona 1919; A. Zieger, A. M., in Strenna trentina, Trento 1941, pp. 17-19; B. Zanei, L’opera di rinnovamento nella Lombardia austriaca durante il governo del conte Carlo di Firmian, Trieste 1948, passim; P. Pedrotti, Segrete informazioni del magistrato trentino A. M. al viceré del Lombardo-Veneto sul presidente del Senato di Verona F. Purtscher, in Nova Historia, 1952, nn. 17-18, pp. 697-700; A. Cetto, La Biblioteca comunale di Trento nel centenario della sua apertura, Firenze 1956, passim; U. Corsini, Il Trentino nel secolo decimonono, Rovereto 1963, pp. 259-261, 298; F. Bertoni, Il lascito del barone A. M. alla Biblioteca comunale di Trento, in Civis: studi e testi, XIII (1981), pp. 3-44; M. Meriggi, Amministrazione e classi sociali nel Lombardo-Veneto, Bologna 1982, ad ind.; M. Guiotto, Tre studiosi trentini del secolo decimonono soci dell’Accademia bavarese delle scienze, in Studi trentini di scienze storiche, LXVI (1987), pp. 353-385; E. Sfredda, Un funzionario trentino della Restaurazione: A. M., ibid., LXVIII (1989), pp. 581-637; A. Leopardi, Storia del Trentino. L’Età contemporanea 1803-1918, a cura di M. Garbari, V, Bologna 2003, ad ind.; M. Bellabarba, Il giudice come ispettore: A. M. e la «rivista» ai tribunali lombardi (1822-1823), in «Interpreti di culture». Atti del Convegno…, Capodistria… 2007 (in corso di stampa); C. Wurzbach, Biographisches Lexikon des Kaiserthums…, XVII, Wien 1867, pp. 205-208; A. Mages von Kompillan, Die Justizverwaltung in Tirol und Voralberg in den letzen hundert Jahren, Innsbruck 1887, p. 209; F. Largaiolli, Bibliogr. del Trentino, Trento 1904, ad ind.; M. Parenti, Aggiunte al Diz. bio-bibliogr. di C. Frati, Firenze 1959, p. 240; Österreichisches bioghraphisches Lexikon, VI, Graz 1975, p. 177.