ANTONIO Melissa
Così è denominato comunemente il monaco bizantino Antonio, che verso il sec. XI, dal terzo libro dei Sacri paralleli (ἱερὰ παράλληλα) attribuiti a Giovanni Damasceno e dalle Egloghe (ἐκλογαί) falsamente ascritte a Massimo Confessore compilò una raccolta di sentenze intitolata Melissa (da μέλισσα "ape"). Però la tradizione manoscritta è ancora oscura, l'edizione insufficiente, l'età dell'opera non peranco definita.
Un'altra Melissa in 170 capitoli di argomento ascetico, che è conservata ad es. nel manoscritto Vatic. gr. 653 del sec. XIV, è stata anche pubblicata come opera di S. Antonio il Grande. Con Antonio Melissa è stato anche confuso un dotto greco del secolo XVIII, Antonio Bisanzio ('Αντώνιος Βυξάντιος), maestro nella scuola greca di Costantinopoli, il quale nel 1720 trasportò in lingua letteraria un precedente rimaneggiamento in greco volgare del De civilitate morum puerilium d'Erasmo di Rotterdam, intitolato Christoithia (χρηστοήϑεια "buona creanza, galateo"), che ebbe larga diffusione.
Ediz.: Sententiae sive loci communes, oltre che in appendice a Stobeo, Francoforte 1581, in Migne, Patrol. graeca, CXXXVI, coll. 765-1244. La Melissa ascetica nella Filocalia (ϕιλοκαλία ἰερῶν νηπτικῶν), Venezia 1782, pp. 3-16; I, Atene 1893, pp. 3-16.
Bibl.: Su Antonio Bisanzio e sulle edizioni della Christoithia (ultima quella di Atene 1881 per cura di N. Kalogeras), v. P. Zerlentes, in Byzantinische Zeitschrift, XVI (1907), pp. 241-253.