MENEGHELLI, Antonio
– Nacque a Verona il 15 ag. 1765 da Giovanni e Margherita Scotti.
A sei anni si trasferì con la famiglia a Venezia dove compì gli studi, dapprima sotto vari precettori, poi alla scuola del p. L. Barbarigo, del quale seguì i corsi di filosofia, diritto ed economia pubblica. Ricevuti gli ordini minori, intraprese studi di teologia, di greco antico (come allievo dell’abate G.B. Galliccioli) e di fisica. Nel 1783 entrò nel seminario patriarcale di Venezia. Ordinato sacerdote, scelse la carriera di precettore e, occasionalmente, di oratore sacro. Docente di umanità, eloquenza, storia, geografia, insegnò anche matematica presso istituti privati. Parallelamente, proseguì gli studi ottenendo il titolo dottorale.
Caduta la Repubblica veneta (1797), fu assunto come precettore per il figlio della nobildonna Giovanna Donà. Come autore, esordì nel 1802 con una serie di brevi saggi storici e dissertazioni, poi traducendo i 9 volumi del Liceo, ovvero Corso di letteratura antica e moderna di J.-Fr. de La Harpe (Venezia 1803-08). Ebbe così inizio una carriera di poligrafo che, nel quarantennio successivo, lo portò a pubblicare un gran numero di scritti, per lo più opuscoli d’occasione: prefazioni, orazioni ufficiali, elogi funebri e biografie (tra cui quelle di V. Alfieri, G.M. Ortes, G.V. Gravina, M. Cesarotti, G. Gozzi, C. Rosmini, A. Canova, A. Emo, Isabella Teotochi Albrizzi), di valore intrinseco relativo ma oggi utili per conoscere la cultura veneta del tempo.
Nell’ottobre 1805 il governo austriaco lo nominò professore di eloquenza e diritto civile presso le pubbliche scuole di S. Caterina, dal 1807, dopo l’annessione del Veneto al Regno Italico, trasformate in liceo convitto. Il M. vi ottenne la cattedra di istituzioni civili raffrontate con il codice civile francese. In tale veste, oltre a pronunciare quasi ogni anno le prolusioni ai corsi, pubblicò un volume di Ragionamenti accademici (ibid. 1808).
Merita un cenno particolare l’orazione Dei diritti degl’Italiani alla stima delle Nazioni (ibid. 1808), moderata ma, per quei tempi, comunque coraggiosa denuncia della scarsa considerazione in cui l’Italia era tenuta dagli intellettuali europei. Dopo avere esortato gli studenti a «inorgoglire d’essere nati Italiani», il M. vi offriva un elenco delle «glorie della nostra letteratura», tessendo, sulla scia della prolusione pavese di V. Monti (1804), le lodi dell’antica civiltà italiana e dei suoi grandi scopritori.
Ebbe allora inizio la sua rapida ascesa in società: il governo italico ne lodò l’infaticabile attività con lettere ufficiali, fu accolto in vari istituti culturali tra cui l’Accademia veneta, nel 1808 fu nominato elettore nel Collegio dei dotti. A una nomina così prestigiosa non fu estranea la fitta rete di conoscenze intessuta negli anni, con corrispondenti come I. Pindemonte, G. Scopoli, Rosmini, P. Bettio, A. Dalmistro, G.B. Talia, A. Zendrini, M. Petrettini, nonché, a partire dal 1810, Giustina Renier Michiel, sua amica e tenera confidente epistolare.
Nel settembre 1815 gli fu affidata provvisoriamente la cattedra di introduzione enciclopedica allo studio politico-legale e diritto feudale presso l’Università di Padova, confermatagli in via provvisoria nel 1817 con la nuova denominazione di diritto commerciale e marittimo, e in via definitiva nel 1818. Conservò il posto fino alla morte avendo suoi allievi, tra gli altri, L. Carrer, P.A. Paravia, D. Manin e N. Tommaseo. Contemporaneamente, entrò a far parte dell’Accademia patavina. Il soggiorno padovano si rivelò occasione per una più ampia attività erudita e di promozione culturale ponendogli accanto una vasta rete di amici e collaboratori: T.A. Catullo, A. Marsand, L. Mabil, G. Bellomo, A. Collalto, colleghi all’ateneo di Padova; G. De Lazara, A. Piazza, A. Neumayr, F. Manfredini, collezionisti d’arte; i fratelli Giovanni e Nicolò Da Rio, al cui Giornale dell’italiana letteratura il M. collaborò dal 1816 al 1828.
Di particolare rilievo la sua attività di petrarchista. Studioso ed editore delle Rime di Petrarca (Saggio sopra il Canzoniere del Petrarca, I-II, Venezia 1814, ripubbl. nel 1819 in 3 volumi), nel 1817 concepì l’ambizioso progetto di edizione completa delle lettere del poeta e si recò a Firenze per studiare codici e manoscritti; avvalendosi delle carte di G.B. Baldelli, che già aveva avviato un simile lavoro, nel 1818 diede alle stampe un primo censimento di lettere petrarchesche a lui note (Index F. Petrarchae Epistolarum, quae editae sunt et quae adhuc ineditae, Patavii) in forma di lettera circolare a tutti i bibliotecari italiani ed europei, per riceverne suggerimenti e integrazioni. Malgrado il ritrovamento di qualche lettera inedita, il progetto naufragò e fu abbandonato verso la metà degli anni Venti.
Nel 1820 il M. presentò all’Accademia patavina la splendida edizione delle Rime petrarchesche di Marsand, a fianco del quale condusse una polemica erudita contro L. Cicognara (Sul presunto ritratto di madonna Laura, Padova 1822). Poi, suo bersaglio divenne Ugo Foscolo, con il quale i rapporti erano tesi già da molti anni e contro il quale scrisse un saggio Sopra due lettere italiane attribuite al Petrarca (ibid. 1824), libretto filologicamente accuratissimo, umanamente disastroso (accusava ingiustamente Foscolo, esule in Inghilterra, di malafede letteraria e di contraffazione), ma che contribuì a spingere quest’ultimo a difendere il proprio operato politico e morale con la bellissima Lettera apologetica.
Il 17 nov. 1822 il M. pronunciò nell’ateneo patavino il discorso inaugurale Della necessità di stringere in amico nodo le scienze e le lettere. Nel 1823 fu eletto rettore dell’Università per un anno. Dal 1826 al 1828 fu presidente dell’I.R. Accademia di scienze lettere e arti di Padova (già Accademia patavina). Nel 1830 gli fu di nuovo affidata l’orazione inaugurale (Dei piaceri dello studio).
Oltre Foscolo, altri memorialisti dell’epoca (M. Pieri, G.A. Cesana) hanno messo in evidenza lo spirito ombroso, introverso e pedantesco del M.; altri, quali L. Carrer e Tommaseo, mostrano rispetto per la sua vasta dottrina. In linea con questi ritratti fu tutta la produzione letteraria del M., improntata a uno spirito erudito ancora settecentesco, municipalista, lontano dal respiro europeo del magistero cesarottiano, e ostile a qualsiasi novità linguistica o estetica, specie se proveniente d’Oltralpe, e ancor più se di marca romantica. Per cui lodava i Promessi sposi manzoniani, «divino romanzo», opera «d’alto ingegno e di cuore esimio», ma condannava il genere romanzo «riprovato dal buon gusto e dalla ragione» (La partenza dei promessi sposi, Padova 1831).
Sul finire degli anni Venti, accanto all’inesauribile produzione di elogi e biografie, il M. si dedicò con passione quasi maniacale al collezionismo artistico, iniziando una raccolta di bronzi, porcellane, dipinti e sculture spesso da lui stesso commissionate a giovani e promettenti artisti, e dando alle stampe, oltre a descrizioni di opere (come i Tredici bassirilievi di Canova, Padova 1837) ed elogi di artisti (quali l’Elogio del Canova, ibid. 1829, appassionata difesa degli artisti veneti contemporanei), alcune operette tra le più interessanti della sua vasta e farraginosa produzione (da Un viaggetto nelle mie stanze, ibid. 1839, al Quinto viaggetto nelle mie stanze, ibid. 1844), in cui descrive minuziosamente, e non senza un certo orgoglio, la propria collezione, oggi conservata ai Musei civici di Padova.
Nel 1844 vide la luce a Padova il Giornale Euganeo che il M. accettò di dirigere. Morì a Padova il 14 dic. 1844.
Alcune raccolte degli scritti furono pubblicate mentre era ancora in vita: Opere dell’abate A. Meneghelli, I-VI, Padova 1830-31; Opere scelte del professore ab. A. Meneghelli pubblicate dall’anno 1831 al 1842, I-IV, ibid. 1843; un anno dopo la morte uscì La mia vita. Memorie postume del prof. ab. A. Meneghelli, ibid. 1845 (con bibl. completa dei suoi scritti).
Fonti e Bibl.: Necr., in Gazzetta privilegiata di Venezia, 15 dic. 1844 (D. Maritan-Sartori); F. Scopoli, Cenno necrologico del professore ab. A. M., Padova 1884. Vasti carteggi inediti del M. sono conservati nella Biblioteca civica di Padova, Raccolta mss. autografi; G.A. Cesana, Ricordi di un giornalista, I, Milano 1890, pp. 81-85; V. Zaccaria, L’abate A. M. e una polemica col Foscolo, in Atti e memorie dell’Acc. patavina di scienze, lettere e arti, LXXXV (1972-73), pp. 147-165; D. Furlan, A. M. e la sua collezione, tesi di laurea, Università degli studi di Padova, facoltà di lettere e filosofia, a.a. 1985-86; L. Montobbio, Notizie sull’abate A. M. primo direttore del «Giornale Euganeo», in Atti e memorie dell’Acc. Galileiana di scienze, lettere e arti, CXI (1998-99), pp. 101-118; Dipinti dell’Ottocento e del Novecento dei Musei civici di Padova, a cura di D. Banzato - F. Pellegrini - M. Pietrogiovanna, Padova 1999, ad ind.; V. Zaccaria, A. M. e i suoi studi sul Petrarca, in Padova e il suo territorio, XVIII (2003), 106, pp. 35 s.
C. Chiancone