MIGLIACCIO, Antonio
– Nacque a Girifalco, presso Catanzaro, il 9 genn. 1830, da Giuseppe e da Aurora Riga. Dopo la maturità classica, conseguita nel liceo Galluppi, frequentò l’Università di Napoli, dove conseguì la laurea in scienze matematiche e fisiche e quella in lettere e filosofia nel 1857 (Girifalco, Archivio Migliaccio).
Intorno alla metà degli anni Cinquanta fu a Napoli, dove fu allievo del pittore Francesco Frangipane (padre del più noto Alfonso), nello studio al vicolo S. Mattia, nei Quartieri spagnoli. Qui il M. frequentò il calabrese Andrea Cefaly, Bernardo Celentano, Domenico Morelli, Michele Cammarano, i fratelli Giuseppe e Filippo Palizzi e altri artisti.
Venne premiato alla Mostra borbonica del 1859 con una medaglia d’argento di seconda classe, per il dipinto Amore e speranza (ubicazione ignota; Valente, p. 145). Nel 1860 prese parte alla spedizione dei Mille con la divisione del generale Francesco Stocco e in Un garibaldino ferito (1861: Napoli, Museo di Castel Nuovo), presentato nel 1861 all’Esposizione italiana agraria, industriale e artistica di Firenze, ritrasse probabilmente un episodio vissuto in prima persona sul campo di battaglia (Picone, 2003), proprio durante quella spedizione.
Il quadro, riesposto alla prima Promotrice di Napoli l’anno seguente insieme con altre quattro opere di genere, fra le quali si segnala Lo studente al 15 del mese (Napoli, Museo di Capodimonte), rappresenta un pittore ferito, come si deduce dal cavalletto ai piedi del letto e dalle tele appoggiate alla parete. Si tratta forse dell’artista stesso che viene vegliato da una giovane donna triste (Abita).
Pur condividendo gli ideali garibaldini e il desiderio di rinnovare la pittura, il M. ridusse spesso la retorica garibaldina a scena di genere (Martorelli). In Garibaldini all’osteria (1861: Napoli, Museo di Capodimonte, nella cui collezione figura anche l’opera Il 2 di ottobre) raccontò, con linguaggio verista, un momento di riposo in un interno, mentre i rivoluzionari erano intenti a parlare della loro causa di liberazione del popolo, ispirandosi alle opere di ex garibaldini quali Gioacchino Toma e i fratelli Girolamo e Domenico Induno.
La produzione di questi anni, come del resto quella degli altri allievi di Cefaly, quali Achille Martelli e Michele Lenzi, è inoltre caratterizzata da scene apprezzate dalla borghesia napoletana che assicuravano un buon successo commerciale (Picone, 1991, p. 183).
Nel 1862 partecipò all’Esposizione universale di Londra, dove fu premiato con una medaglia d’argento e alla Promotrice di Napoli. L’anno seguente presentò soggetti di genere alla seconda edizione della manifestazione partenopea e alla Promotrice di Torino. Poi, impegnato nell’insegnamento all’istituto tecnico di Catanzaro, smise di partecipare alle esposizioni napoletane fino al 1869, quando presentò quadri di genere sul folclore locale e di soggetto sacro.
Nel 1870 ottenne l’abilitazione all’insegnamento del disegno negli istituti superiori presso il Regio Istituto di belle arti di Napoli.
Nella sua città natale fu anche sindaco per molti anni e a Catanzaro, oltre che insegnante nell’istituto femminile, fu direttore di una scuola per artieri, dove lavorava con Antonio Jannoni, Giuseppe Rossi, Michele Vitaliano Lepera, consentendo alla gioventù locale di apprendere vari mestieri a carattere artistico (Frangipane).
Quasi certamente si tratta di quella «Scuola di disegno», dove lavorava insieme con Cefaly, ubicata al primo piano di un edificio posto davanti al palazzo dei Tribunali di Catanzaro, menzionata dalla stampa negli anni Sessanta (Atti del Consiglio …, 1867), successivamente chiusa e riaperta nel 1887, come scuola serale (Scuola di disegno per gli operai). Seguì l’esempio di Cefaly, che a Cortale (Catanzaro) aveva fondato un’analoga istituzione chiamata Istituto artistico e letterario, alla quale il M. lavorò insieme con altri pittori, nell’intenzione di coltivare la scuola naturalistica dei fratelli Palizzi (Salerno).
Da questo momento il suo linguaggio smise di essere aggiornato sulle ricerche pittoriche nazionali e internazionali del momento. Si dedicò soprattutto alla committenza locale e continuò a praticare la ritrattistica. Eseguì sia ritratti di personaggi storici sia della casa reale, come il re Umberto e la regina Margherita, oltre a quelli della gente comune (Samà, p. 65). In alcune collezioni private calabresi si conservano nature morte, dipinte con un’estrema attenzione ai particolari, e alcuni interni come La casa del povero (collezione privata; ripr. ibid.), dove gli animali e gli uomini condividono i medesimi spazi poveri e tristi. Si tratta, come ha notato Samà, di un realismo che non ha intenti di denuncia sociale.
Negli ultimi anni della sua vita il M. fu membro, a Catanzaro, della Commissione conservatrice dei monumenti e opere d’arte (Atti del Consiglio …, 1901). Fu inoltre autore di poesie (Le Pera, 1997, p. 48).
Il M. morì a Girifalco il 22 genn. 1902.
Molte opere si conservano presso gli eredi dell’artista e in collezioni private calabresi, soprattutto a Catanzaro. La bibliografia del M., allo stato attuale, consta di poche menzioni nella stampa dell’epoca e di pochi sintetici studi successivi. Alcune notizie sono state fornite da Francesco Saverio Migliaccio.
Fonti e Bibl.: Girifalco, Archivio Migliaccio: minute di lettere e carteggi sulla sua attività, inediti; Elenco de’ premii conceduti sul voto della Reale Accademia di belle arti agli autori delle migliori opere di arte esposte nella solenne pubblica mostra apertasi il dì 8 sett. 1859, in Il Paese. Giornale politico-letterario, I (1859-60), p. 519; D. Lioy, Due anni di vita politica e letteraria, Napoli 1863, p. 499; Atti del Consiglio provinciale della Calabria Citeriore. Seconda sessione ordinaria del 1866, Catanzaro 1867, p. 69; Scuola di disegno per gli operai, in Corriere calabrese. Gazzetta degl’impiegati, 10 sett. 1887; Atti del Consiglio provinciale della Calabria Citeriore, Catanzaro 1901, II, p. 203; L. Aliquò Lenzi, Gli scrittori calabresi, Messina 1913, p. 277; A. Frangipane, I precursori, in Brutium, XII (1933), 4, p. 2; S. Pinto, Arte e Risorgimento a misura di Garibaldi, in Garibaldi. Arte e storia: arte (catal., Roma), Firenze 1982, II, p. 24 e ad ind.; S. Abita, ibid., p. 188; M. Picone Petrusa, Arte nel Mezzogiorno d’Italia …, in Storia del Mezzogiorno, XIV, Napoli 1991, pp. 169, 171 s., 183; I. Valente, in La pittura napoletana dell’Ottocento, a cura di F.C. Greco - M. Picone Petrusa - I. Valente, Napoli 1993, pp. 144 s.; E. Le Pera, Catalogo degli artisti calabresi dell’Ottocento, Cosenza 1997, pp. 47 s.; F. Samà, A. M. fra patriottismo e intimismo, in Calabria letteraria, gennaio-marzo 1999, pp. 64 s.; E. Salerno, La «scuola cortalese» di Andrea Cefaly, ibid., p. 66; L. Martorelli, in La pittura in Italia. L’Ottocento, I, Milano 2003, p. 508; M. Picone, ibid., II, p. 918 (con bibl.); A.M. Comanducci, Diz. illustrato dei pittori, disegnatori e incisori italiani moderni e contemporanei, III, Milano 1972, p. 2021; Diz. encicl. Bolaffi dei pittori e degli incisori italiani, VII, Torino 1975, p. 387; E. Le Pera, Arte di Calabria tra Otto e Novecento. Dizionario degli artisti calabresi nati nell’Ottocento, Soveria Mannelli 2001, pp. 132-134.