MOGAVERO, Antonio.
– Nacque a Francavilla Fontana (presso Brindisi), verosimilmente intorno al 1550, in una distinta e agiata famiglia locale. Nel 1565 risulta essere tra i chierici della chiesa Matrice di Francavilla, dove probabilmente apprese i primi rudimenti della pratica e della teoria musicale. Nel 1572 era diacono e nel 1579 entrò a far parte, come prete secolare, del capitolo della cattedrale. Tra il 1585 e il 1588 era a Roma, non è chiaro se stabilmente o periodicamente, come procuratore dei capitoli di Francavilla e di Mesagne.
Fu probabilmente negli ambienti cardinalizi della città papale che il M. entrò in contatto con alcuni membri filocuriali del patriziato veneziano, i quali lo porteranno di lì a poco a insediarsi stabilmente e per un lungo periodo in laguna. Il trasferimento dovette verificarsi già nel 1590, se l’anno successivo diede alle stampe la sua opera prima (Canzonette alla napolitana … libro primo a tre, et quattro voci, Venezia, G. Vincenti, 1591) dedicandola al patrizio Francesco Vendramin, diplomatico e futuro patriarca di Venezia (1605), nonché protettore di virtuosi e animatore di un illustre ridotto dove B. Guarini aveva dato lettura in «anteprima» del suo fortunatissimo Pastor fido. L’elezione, nel 1591, di Vendramin ad ambasciatore «al catolico et potentissimo re di Spagna» ebbe sicuramente un ruolo nelle strette relazioni che il M. doveva annodare di lì a poco con gli Asburgo di Spagna e d’Austria. Che egli, nonostante la sua permanenza in laguna, continuasse comunque a coltivare rapporti con funzionari spagnoli e aristocratici dell’Italia meridionale lo attesta la dedica della sua opera seconda (Il primo libro delle canzonette a quattro voci, Venezia, R. Amadino, 1596) al conte Visconte Cicala di Messina, membro di una famiglia di origine genovese di stretta osservanza spagnola. Nel 1598 diede alle stampe Il terzo libro de madrigali a cinque voci intitolato vezzi amorosi, con un dialogo a otto (Venezia, R. Amadino, 1598), una raccolta intonante quasi esclusivamente testi di soggetto pastorale tratti dal Giardino de’ madrigali (Venezia, Bonfadino, 1593) di Maurizio Moro, canonico regolare del convento di S. Giorgio in Alga, con il quale forse il M. era entrato in confidenza nell’ambito di qualche ridotto cittadino.
La frequentazione di alcuni importanti salotti veneziani e l’integrazione nella vita musicale lagunare sono confermati dalla presenza di un suo madrigale spirituale a 5 (Diva fiamma del cielo) in Parte delli pietosi affetti (Venezia, G. Vincenti, 1598), una raccolta su testi di Angelo Grillo, ideata e messa in opera da Leonardo Sanudo, animatore di uno dei più illustri laboratori letterario-musicali della città e ideatore del Trionfo di Dori e di altre riuscite raccolte madrigalistiche a tema. Se il Terzo libro di madrigali reca una dedica all’arciduca Ferdinando di Graz, siglando l’abbrivio di una relazione con la casa d’Austria durata (come attesta una lettera di raccomandazione, del 1624, dello stesso Ferdinando II a Filippo IV di Spagna) «ultra 30 annos» (Argentina, p. 81), l’opera successiva, una raccolta di messe a cinque e otto voci, edita nel 1604, è dedicata a Francisco Gómez de Sandoval y Rojas, duca di Lerma e plenipotenziario della corte spagnola, ai cui uffici si deve probabilmente il trasferimento del M., alcuni anni dopo, nella penisola iberica. Dal frontespizio di questa raccolta, oggi irreperibile, risulta anche che il M. all’epoca era maestro di musica del seminario patriarcale, notizia confermata dalla dedica acclusa alla Partitura lamentationum Jeremia prophetae … cum sex vocibus (Venezia 1623).
Il 4 luglio 1606 il M. presenziò, in qualità di teste, alla stesura di un atto stipulato da «l’illustrissimo Inigo de Cardenas Ambasciator per la maestà cattolica del re di Spagna presso questa serenissima repubblica veneta»: un fatto che lascia pochi dubbi sui suoi legami spagnoli e che induce a credere che egli facesse parte, in qualità di cappellano e musico, del seguito del residente spagnolo a Venezia. Non è chiaro quando il M. abbia lasciato Venezia per la Spagna, dove sarà, prima, maestro di musica del seminario di Valencia (istituto di cui era patrono il duca di Lerma) e quindi, come attesta la dedica alle Lamentazioni del 1623, membro della regia cappella musicale sotto Filippo III e Filippo IV.
Incerta è anche la data di morte del M., forse verificatasi a Madrid nel 1634.
Nonostante la produzione del M. comprenda un discreto numero di opere a stampa sacre e profane (due libri di canzonette, tre di madrigali, uno di messe, uno di mottetti, uno di responsori e uno di lamentazioni), la dispersione delle maggior parte di esse e lo stato mutilo di quelle pervenuteci (le Canzonette del 1591 costituiscono l’unica opera conservatasi in forma completa) rendono problematica una valutazione esaustiva del suo stile musicale. Se nell’ambito della canzonetta è abbastanza chiaro quali siano i suoi riferimenti (O. Vecchi e il nuovo «stile ritmico» sviluppato dal genere verso la seconda metà degli anni Ottanta), più arduo è definire con precisione gli estremi del suo stile madrigalistico. Qualche lume in merito, tuttavia, si può edurre dal citato madrigale spirituale Diva fiamma del cielo. Un brano che, se rivela una piena assimilazione di elementi tipicamente veneziani (i ritmi dattilici della sezione d’attacco e il frequente ricorso alla scomposizione antifonale dell’organico), non manca, come illustra l’originale concatenazione cromatica della sezione conclusiva («in lacrimosi fiumi»), di soluzioni personali.
Tratti marcatamente veneziani emergono anche da ciò che resta della sua produzione ecclesiastica. Le Lamentazioni a sei voci del 1623, da eseguirsi – come prescrive l’autore – con un «gravicembalo», un chitarrone e sei viole da gamba, riflettono nella loro peculiare veste sonora una pratica performativa tipica dell’ambiente veneto-padano, anche se il loro stile vetero-contrappuntistico, frutto forse di un adeguamento al gusto rétro della corte spagnola, oltre a essere curiosamente anomalo rispetto alla stretta omoritmia normalmente impiegata nell’intonazione polifonica dei Threni Ieremiae, ha poco a che vedere con l’aggiornato stile concertante e simil-recitativo esemplato in consimili raccolte prodotte dieci anni prima da autori di formazione veneziana come G.F. Capello (Lamentationi, Verona 1612) e A. Burlini (Lamentationi, Venezia 1614).
Opere perdute menzionate nel catalogo del re Giovanni IV di Portogallo: un libro di madrigali a 4; un libro di madrigali a 5 «con un ecco a 8»; una raccolta di mottetti a 5, 6, 7 e 8 voci; un libro di messe a cinque e otto voci (sono le Missarum cum 5 vocibus et alterius cum 8, in dialogo pro instrumentis et organo cum partitura liber I, Venezia 1604, menzionate da Schmidl); due mottetti a 6 (O proles Hispaniae e Missus est Gabriel). A queste opere si deve aggiungere una raccolta di responsori per la settimana santa a 4 voci, citata nel catalogo Vincenti (cfr. Mischiati, p. 149).
Fonti e Bibl.: Archivio di Stato di Venezia, Notarile, Atti: G.A. Catti, b. 3382, c. 407v (4 luglio 1606); Brindisi, Archivio storico diocesano, G.C. Bovio, Acta sanctae visitationis …, 1565, t. II, c. 64v (ms. senza collocazione); Francavilla Fontana, Archivio capitolare, Lettere, cart. I, nn. 130, 145-6, 152-5, 158-9; P. Craesbeeck, Primeira parte do index da livraria de musica do muyto alto, e poderoso Rey dom Ioao o IV …, Porto 1649, pp. 465, 473, 514; N. Argentina, Un francavillese alla corte degli Hasburgo (da un documento inedito), in Rivista storica salentina, I (1903), pp. 79-82; V. Reali, Dai miei appunti di musicologia salentina, in Archivio storico pugliese, IV (1951), 2, pp. 104-106; O. Mischiati, Indici, cataloghi e avvisi degli editori e librai musicali italiani dal 1591 al 1798, Firenze 1984, pp. 149, 181, 207 s., 236; L. Ruggiero, A. M. Vita e opere, Brindisi 1993; C. Assenza, La canzonetta dal 1570 al 1615, Lucca 1997, pp. 84, 87, 175, 186 s., 225; R. Freund-Schwartz, En busca de liberalidad: music and musicians in the courts of the Spanish Nobility, 1470-1640, diss., University of Illinois at Urbana-Champaign, 2001, pp. 195, 199, 200; R. Baroncini, L’ufficio delle tenebre: pratiche sonore della settimana santa nell’Italia settentrionale tra Cinque e Seicento, in Recercare, XVII (2005), pp. 90-92, 94-96, 109-111, 113 s., 126; C. Schmidl, Diz. univ. dei musicisti, Suppl., p. 541; The New Grove Dict. of music and musicians, XII, pp. 459 s.