MORARI, Antonio
MORARI, Antonio. – Fu originario di Bergamo, come indica il frontespizio dei suoi madrigali a quattro voci (1587) e come ricorda ancora il trattato di pittura e scultura di Giovanni Paolo Lomazzo (1585, p. 341), ma ignota è la data di nascita, da porsi presumibilmente nella prima metà del Cinquecento. Il padre Gerolamo fu «trombetto » del comune e strumentista in S. Maria Maggiore a Bergamo a partire dal 1541.
Non sappiamo pressoché nulla della sua attività nella città natale, ma si può presumere che, almeno saltuariamente, venisse ingaggiato in duomo e in S. Maria Maggiore per particolari occasioni, come attesta un documento di pagamento del gennaio 1569 fatto a favore di «ms. Antonio trombetto per sonar la viola nel organo il giorno di Santo Vincentio [23 settembre 1568]» (Baroncini, 1998, p. 44 doc. 13). Almeno dal 1562 e regolarmente dalla fine del 1568 fu al servizio della corte di Alberto V a Monaco di Baviera come violinista (nei documenti appare come «Anthonius Geiger»), anche se occasionalmente suonava altri strumenti, come il cornetto e la viola da gamba; insieme con i fratelli Giovanni Battista (m. 1577) e Annibale (m. 1592) venne a far parte del gruppo delle viole da braccio che lavoravano a corte sotto la guida di Orlando di Lasso (la cappella è raffigurata in una miniatura di Hans Mielich nel manoscritto conservato a Monaco di Baviera, nella Bayerische Staatsbibliothek, Mus.Ms.A.II) ed ebbe la responsabilità di tale complesso, tanto da avere un salario di 270 fiorini quando gli altri ne percepivano dai 150 ai 180. Per la sua abilità venne successivamente nominato Konzertmeister («capo della musica instrumentale del Serenissimo Signor Duca di Baviera», come indicato sul frontespizio dei suddetti madrigali del 1587), primo strumentista onorato di tale titolo, arrivando a percepire 450 fiorini nel 1581. Compì diversi viaggi in Italia, probabilmente per assoldare musicisti (buona parte degli strumentisti a corte erano italiani, come Giovanni Battista Morsolino o Ottaviano Romano), ricevendo ulteriori emolumenti; in occasione di una di queste spedizioni, iniziata nell’estate del 1573 (lettera del 28 luglio) e protrattasi per motivi di salute, fu temporaneamente ingaggiato come suonatore di cornetto in S. Maria Maggiore a Bergamo (Baroncini, 1998, p. 43 doc. 8). Forse al rientro da tale viaggio giunse a Monaco anche il fratello Achille, pure violinista, che intorno al 1577 rimase per un breve periodo alla corte di Baviera i (nel 1581 fu assunto stabilmente in S. Maria Maggiore a Bergamo; ibid., pp. 32 s.).
Nel 1583 Morari si ritirò per ragioni di salute. Morì a Monaco all’inizio del 1597.
La sua abilità di strumentista è immortalata nel celebre resoconto delle nozze del duca Guglielmo V con Renata di Lorena pubblicato nel 1568 da Massimo Troiano (allora cantore nella cappella palatina), là dove elenca uno per uno i componenti del gruppo dei violini: «Antonio Morari suona il soprano, e tanto dolci, netti e politi fa udire li vaghi passaggi e fioretti, e tanto dolci fa esprimer li concenti, che da tutti gli vien dato meritevolmente il primo vanto e onore di quello strumento» (p. 71).
Scarsa è la produzione musicale, almeno quella giunta sino a noi, ma piuttosto significativa. Nel 1575 venne invitato a partecipare a una raccolta di madrigali, curata da Cosimo Bottrigari (che firma la lettera dedicatoria ad Alberto V), «de floridi virtuosi del serenissimo duca di Baviera », comprendente anche composizioni, tra gli altri, di Giovanni Gabrieli, Lasso, i fratelli Guami, oltre che del curatore. Nel 1585 partecipò alla collettanea di Giulio Gigli recante diverse intonazioni su Ardo sì, ma non t’amo di Battista Guarini, che vide coinvolti anche Giovanni Cavaccio, Marc’Antonio Ingegneri, Leonhard Lechner, Philippe de Monte, Costanzo Porta e altri, oltre a vari musicisti attivi alla corte bavarese e la stessa famiglia Lasso (Orlando e i figli Ferdinand e Rudolph). Due suoi mottetti figurano nelle Harmoniae miscellae curata dal compositore atesino Lechner, importante raccolta che assicurò in Germania la diffusione di autori come Cavaccio o Ingegneri. Al 1587 risale l’unica edizione individuale, i già menzionati madrigali a quattro voci dedicati all’Accademia filarmonica di Verona; l’influsso dell’opera di Lasso è certo evidente, come ugualmente chiara è l’appartenenza stilistica della raccolta al madrigale di conio più marcatamente classico; non sono opera di mera imitazione, ma piuttosto di un compositore dalla mano sicura e dall’ispirazione felice che preferisce inserirsi all’interno di una tradizione consolidata. All’interno della silloge spicca la presenza di Torquato Tasso, presente con sette madrigali (un terzo della raccolta), e di Jacopo Sannazaro, di cui sono intonate quattro egloghe tratte dall’Arcadia; altri poeti vi figurano con un unico testo (Battista Guarini, Giovan Battista Strozzi seniore, Girolamo Parabosco e Giuliano Gosellini).
Opere: Il primo libro de madrigali a quattro voci, Venezia, A. Gardano, 1587; Sarà pur fors’ un giorno, 5 voci, in Il secondo libro de madrigali a cinque voci de floridi virtuosi del serenissimo duca di Baviera, Venezia, herede di G. Scotto, 1575; Quae sunt in corde hominum, 5 voci, e Aspice Domine, 6 voci, in Harmoniae miscellae cantionum sacrarum, a cura di L. Lechner, Norimberga, C. Gerlach, 1583 (entrambi anche in Monaco di Baviera,Bayerische Staatsbibliothek, Mus.Ms.1641, intavolatura per organo); Ardo sì, ma non t’amo, 5 voci, in Sdegnosi ardori. Musica di diversi auttori, sopra un istesso soggetto di parole, Monaco di Baviera, A. Berg, 1585; Monaco di Baviera, Bayerische Staatsbibliothek, Mus.Ms.76, Magnificat super S’una fiamm’un desio, 5 voci, e Magnificat super Nasce la pena mia, 6 voci (attribuito anche a Ferdinand Lassus in un altro ms.). Erroneamente il Répertoire international des sources musicales (B/I) gli attribuisce anche un mottetto contenuto nel Promptuarii musici …, Pars prima, a cura di J. Donfrid, Strasburgo l622, in realtà opera di Antonio Mortaro. Dello stesso Mortaro sono anche i falsi bordoni manoscritti a lui attribuiti da Eitner. Edizioni moderne: Sarà pur fors’ un giorno, in Musik der bayerischen Hofkapelle zur Zeit Orlando di Lassos, I: Madrigali a cinque voci de floridi virtuosi del serenissimo duca di Baviera, Venedig 1569 und 1575, a cura di H. Leuchtmann, Wiesbaden 1981 (Denkmäler der Tonkunst in Bayern, Neue Folge, 4); Ardo sì, ma non t’amo, ibid., II: Sdegnosi Ardori. 55 Vertonungen eines Madrigaltextes aus der Zeit von 1583 bis 1678, a cura di Id., ibid. 1989 (Denkmäler der Tonkunst in Bayern, Neue Folge, 7); Ardo sì, ma non t’amo in Settings of «Ardo Sì» and its Related Texts, a cura di G.C. Schuetze, Madison 1990 (Recent Researches in the Music of the Renaissance, 78-79), I, pp. 141-144.
Fonti e Bibl.: Monaco di Baviera, Bayerisches Hauptstaatsarchiv, Geheimes Hausarchiv, Korrespondenzakten, 607 (La-Nu), cc. n.n., Lettera di A. M. al duca, 28 luglio 1573; M. Troiano, Discorsi delli triomfi, giostre, apparati e delle cose più notabili fatte nelle sontuose nozze dell’illustrissimo & eccellentissimo Signor Duca Guglielmo, Monaco di Baviera, A. Montano, 1568, pp. 71 s.; G.P. Lomazzo, Trattato dell’arte della pittura, scoltura et architettura, Milano, P. Tini, 1585, p. 348; A. Sandberger, Beiträge zur Geschichte der bayerischen Hofkapelle unter Orlando di Lasso, Lipsia 1894-95, III, pp. 20, 27, 30, 32-35; A. Einstein, The Italian madrigal, II, Princeton 1949, p. 579; W. Boetticher, Orlando di Lasso und seine Zeit (1532-1594), Kassel 1958, pp. 334, 434, 522, 524, 534, 621, 715, 829 docc. 21, 28, 42; D.D. Boyden, The history of violin playing from its origins to 1761 and its relationship to the violin and violin music, Oxford-London- New York 1967, p. 62; H. Leuchtmann: Orlando di Lasso, I: Sein Leben,Wiesbaden 1976, pp. 108, 114, 192; R. Baroncini, Origini del violino e prassi strumentale in Padania: «sonadori di violini» bresciani attivi a Venezia in ambito devozionale (1540 - 1600), in Liuteria e musica strumentale a Brescia tra Cinque e Seicento, I, Brescia 1992, p. 185; K. Moens, Geiger in der Münchner Hofkapelle zur Zeit Lassos und ihre Bedeutung für die Frühgeschichte der Violine, in Orlandus Lassus and his time, a cura di I. Bossuyt - E. Schreurs - A. Wouters, Peer 1994 (Yearbook of the Alamire Foundation, 1), pp. 391- 398, 403-407; R. Baroncini, «In choro et organo»: strumenti e pratiche strumentali in alcune cappelle dell’area padana nel XVI secolo, in Studi musicali, XXVII (1998), pp. 32 s., 43 s.; F.-J. Fétis, Biogr. Univ. des musiciens, VI, pp. 191 s.; R. Eitner, Quellen-Lexicon der Musiker, VII, p. 57; Chorbücher und Handschriften in chorbuchartiger Notierung, a cura di M. Bente et al., in Bayerische Staatsbibliothek, München. Katalog der Musikhandschriften, Monaco di Baviera 1989, I, p. 224; Tabulaturen und Stimmbücher bis zur Mitte des 17. Jahrhunderts, a cura di M.L. Göllner, ibid., II, 1979, p. 148; M. Eynard - R. Tibaldi, Per una bibliografia delle opere a stampa dei musicisti bergamaschi e attivi a Bergamo nel secoli XVI-XVII, in Bergomum, XCI (1996), 3, pp. 108, 141 s., 146, 153, 204, 249; Diz. encicl. univ. della musica e dei musicisti, Le biografie, App., p. 545; The New Grove Dict. of music and musicians (ed. 2001), XVII, p. 94.