MORONI, Antonio (Antonello). – Nacque a Savignano di Romagna (ora Savignano sul Rubicone)
il 20 settembre 1889, da Teresa Moroni, secondo l’atto di nascita «non coniugata»; fu registrato all’anagrafe come Antonio dal nonno materno Giuseppe.
Studiò all’Accademia di belle arti di Firenze e poi in quella di Bologna. Dal 1912 partecipò al movimento di rinascita della xilografia sorto attorno ad Adolfo De Carolis e al periodico L’Eroica. Rassegna d’ogni poesia, pubblicato a La Spezia sotto la direzione di Ettore Cozzani, per il quale realizzò varie incisioni, partecipando a iniziative editoriali a esso collegate. Collaborò con De Carolis dal 1913 al 1918 agli affreschi dell’aula magna dell’Università di Pisa e a quelli delle stanze del palazzo del Podestà a Bologna. Nel 1914 partecipò alla Biennale di Venezia con la xilografia intitolata La via Emilia, come risulta dai cataloghi d’epoca, e all’Esposizione internazionale bianco e nero di Firenze (Fellini, 1989, p. 279). Illustrò Decamerone. Dioneo. Giornata settima, a cura di Cozzani (Genova 1915) e altri volumi dei «Classici del ridere» dell’editore Angelo Fortunato Formiggini. Nel 1916 a Bologna, insieme a De Carolis e altri, partecipò alle pubblicazioni della Società per le arti Francesco Francia (Pallottino, 1988, p. 238).
Lontano dal linguaggio estremo delle avanguardie, rimase ancorato ai valori dell’arte classica (Mingotti, 2007, p. 120), non restando tuttavia immune dagli stilemi tipici del liberty, come l’uso delle forme a spirale e della cosiddetta linea a colpo di frusta: negli ex libris il motivo a rabesco e il gusto floreale assumono un compiacimento decorativo evidente (Fellini, 1989, p. 282).
Nell’ex libris realizzato per sé stesso, Ex libris Antonio Moroni (ripr. ibid., p. 279) domina una ritmica serrata di chiaro-scuro ottenuta con l’alternarsi di decine di tratti orizzontali in un perfetto e netto equilibrio di bianco e nero. In questo lavoro compare il motto «Ma se casco non casco in ginocchio», posto sopra l’immagine di un cavallo impennato che provoca la caduta di schiena di un cavaliere armato. L’illustrazione è riferibile a una malattia che costrinse l’artista all’immobilità per molti mesi.
Nel 1921 partecipò alle Esposizioni romagnole riunite di Forlì, ottenendo la medaglia d’argento. La Romagna nel suo lavoro è raffigurata come una terra di agricoltori e pescatori, un luogo mitico dove si compiono attività arcaiche e sacre (Mingotti, 2007 p. 120), come emerge chiaramente, per esempio, da una xilografia realizzata per il libro di poesie La zarladora di Aldo Spallicci (Forlì 1918), raffigurante una contadina che guida i buoi legati all’aratro (ripr. ibid., p. 119). Nel 1922 Moroni presentò varie tele, xilografie e opere d’arte applicata all’esposizione della Promotrice di Firenze.
Negli anni Venti illustrò classici greci e latini tradotti da Ettore Romagnoli, come le tragedie di Euripide, recuperando gli stilemi della ceramica grecae interpretandone la calligrafia attraverso la xilografia (Mingotti, p. 120). Al mondo antico si ispirò in varie occasioni: nel frontespizio de I mimi di Eroda (Genova 1913), per i «Classici del ridere»; nelle incisioni realizzate per I canti di Melitta (1925) di Giuseppe Lipparini e in quelle per I poemi di Esiodo (1929, prefati da Romagnoli e illustrati insieme a De Carolis) editi entrambi a Bologna da Zanichelli.
Sempre nel 1922 partecipò alla Biennale di Venezia e pubblicò a Bologna, ancora per Zanichelli, con la prefazione di Francesco Sapori, Ex libris di A. M., una raccolta di esemplari realizzati, sempre con la tecnica della xilografia, fra il 1910 e il 1921.
Da questi lavori emerge chiaramente la predilezione di Moroni per le linee a serpentina e gli stilemi tipici dell’araldica come si può notare negli Ex libris Romolo Ciampoli (1915), Ex libris Isabellae De Grandis (1917), Dai libri di Ugo da Como (1917; ripr. in Mingotti, 2007, tavv. IX, XVI, XX). L’artista riesce frequentemente anche a far vivere, con pochi tratti, in modo otticamente avvincente, ogni motto inciso nei titoli: in Ex libris Diego Pettinelli il virtuosismo lineare esprime visivamente, con una ritmica di tratti chiari e scuri, il tema del risveglio attraverso un tronco d’albero che si trasforma in donna (1916; ripr. ibid., tav. XI).
Nel 1923 partecipò alla Biennale d’arte moderna di Roma (Breda, 2001, p. 334), venne premiato all’Esposizione degli amici dell’arte a Torino e realizzò le copertine e le intestazioni delle rubriche della rivista La Piê, su incarico di Spallicci. Fra questi lavori, per qualità grafica, si segnalano le copertine dei numeri dal V all’VIII, in cui emergono raffinati effetti estetici ottenuti anche grazie alle venature del legno visibili attraverso la stampa, con motivi talvolta liberty o precocemente déco. Nel 1924 ottenne l’incarico di professore di xilografia nell’Istituto d’arte per la decorazione e illustrazione del libro di Urbino dove, per le precarie condizioni di salute, riuscì a insegnare solo un anno e nel 1926 venne sostituito da Bruno Marsili (Bruno da Osimo). Nel 1925 all’Esposizione internazionale di Parigi vinse una medaglia d’oro. In questi anni lavorò per varie case editrici, fra le quali Le Monnier, Unitas e Giannini (Fellini, 1989, pp. 280, 282).
Fu nominato da Gabriele D’Annunzio, un suo ammiratore, soprintendente alle scuole d’arte della Reggenza del Carnaro (A. M. nel centenario..., 1989, p. 5). Come risulta dai cataloghi dell’epoca, nel 1928 partecipò con alcuni dipinti e xilografie alla Mostra del sindacato regionale fascista La Toscana (I Mostra regionale di arte toscana).
Nella sua produzione domina il taglio sottile della matrice lignea, che crea nette contrapposizioni fra contorno e sfondo, ottenendo a volte suggestive variazioni tonali in monocromo. I legni scelti per le matrici, pero o sorbo, sono molto duri da incidere, però consentono di conservare l’esattezza di riproduzione del tratto anche dopo molti passaggi al torchio. Secondo la critica, le incisioni sono caratterizzate da un segno ordinato e chiaro, ma non dotato di particolare originalità (Prete, 1989, p. 9).
Morì a Gatteo Mare il 23 settembre 1929.
L’anno seguente la Biennale di Venezia gli dedicò una mostra retrospettiva (Fellini, 1989, p. 279). La vedova, Paola Moroni Fumagalli, ha donato alla Pinacoteca comunale di Forlì la raccolta completa di incisioni, disegni e matrici trovate nello studio dell’artista (La mostra di Antonello M., 1953).
Fonti e Bibl.: Mostra di disegni, xilografie e legni di Antonello M. da Savignano sul Rubicone 1889-1929 (catal.), a cura di L. Servolini, Forlì 1952, pp. nn. (con bibl.); La mostra di Antonello M., in Il Nuovo Momento. Abbazia di S. Mercuriale, Forlì 4 luglio 1953; «L’Eroica» e la xilografia (catal.), Milano 1981, pp. 50 s. (con bibl.); P. Pallottino, Storia dell’illustrazione italiana, Bologna 1988, ad ind.; A.M. Fellini, Vita, attività ed opere di Antonello M., in La Piê, LVIII (1989), 3, pp. 279-282; Antonello M. nel centenario della nascita 1889-1989, a cura di Italia Nostra, Savignano sul Rubicone 1989 (con bibl. e antologia critica); A.M. Fellini, A. M., in Rubiconia Accademia dei filopatridi. Quaderno XIX, 1997-98, pp. 147-155; C. Prete, A. M., ibid., pp. 9-15; R. Breda, 1890-1940 Artisti e mostre, Roma 2001, p. 334; A. Mingotti, A. M.: ellenismo in Romagna, in La Piê, LXXVI (2007), 3, pp. 119 s.