MUZZARELLI, Antonio
– Nacque a Bologna nel 1744.
È segnalato per la prima volta come «ballerino» al teatro di S. Cassiano a Venezia nel carnevale 1764, indi come «ballerino fuori de’ concerti» alla Pergola di Firenze nel 1771; danzò poi sempre, almeno fino al 1794, in ruoli di primo ballerino serio. Ebbe contatti con esponenti della scuola di Jean-Georges Noverre, partecipando alla riproduzione di Ipermestra o Le Danaidi e di Ifigenia in Tauride curata da Jean Favier (Venezia, S. Benedetto, carnevale 1775) e sposando una delle allieve del periodo viennese, Antonia (o Anna) Vulcani, conosciuta alla Pergola nella primavera 1779. Iniziò a comporre balli nel 1776 a Cremona, toccando nel corso della carriera i maggiori teatri d’Italia. Riscosse lusinghieri successi soprattutto a Firenze, dove diede fra l’altro tre balli storici d’encomio per la dinastia degli Asburgo: nel carnevale 1783 furono rappresentati La guerra del 1683 fra gli Austriaci e i Turchi e Assedio e liberazione di Vienna, replicati per le nozze dell’Elettore Palatino con la figlia dell’Imperatore nel carnevale successivo, assieme a Il seguito delle vittorie austriache o sia La presa di Buda. Tale era la stima di cui godeva che gli fu dedicata la traduzione italiana del dialogo Della danza di Luciano da Samosata (Firenze, Gaspero Pecchioni, 1779); il traduttore, sotto lo pseudonimo di Crittodunamio, lo ammirava per «le facoltà dello spirito e le forme del corpo» e lo considerava il solo che potesse giudicare e ponderare l’argomento centrale del dialogo lucianeo, la pantomima (p. III).
Un singolare episodio, che risalirebbe al 1789, è riferito in un discorso encomiastico del 1859 per il pittore bresciano Giovanni Battista Gigola: Muzzarelli lo avrebbe conosciuto in viaggio per Roma, dov’era scritturato al teatro Argentina, e avendone osservato il vero amore per l’arte l’avrebbe preso sotto la sua protezione e sostenuto per tutto il suo soggiorno a Roma: «un uomo degno del Cielo, assai men rari fra cotal gente [ossia fra i ballerini] che il volgo lo estimi» (in Mazzocca, 1978, p. 236).
Nell’autunno 1791 approdò alla corte di Vienna, chiamato dall’imperatore Leopoldo II, e (con un intervallo tra il 1796 e il 1799) vi produsse i suoi balli fino al 1803. Per gli austriaci, Noverre rimaneva il paragone su cui valutare i lavori dei coreografi: quelli di Muzzarelli erano avvertiti come affini e quindi apprezzati. Nel 1793 arrivò tuttavia una coppia di danzatori portatrice di una ventata di novità: Salvatore Viganò, il futuro creatore del coreodramma, e la moglie, Maria Medina, sconvolsero con le loro esibizioni il pubblico viennese, che si divise tra i fautori del nuovo e i difensori della tradizione. Muzzarelli aveva i suoi sostenitori: nel 1794 Cornelius Hermann von Ayrenhoff, commediografo, scrisse un saggio a sostegno del coreografo, Über die theatralischen Tänze, und die Ballettmeister Noverre, Muzzarelli und Viganò. In esso Ayrenhoff si pronuncia sulla maggiore o minore aderenza ai canoni noverriani: per le numerose immagini espressive in movimento Muzzarelli era il Michelangelo della danza, laddove Noverre, forse più corretto e meno audace, era il suo Raffaello (Ayrenhoff, 1803, p. 78). Dall’altro versante la scrittrice Caroline Pichler, che dal suo salotto dominava la vita intellettuale viennese, testimoniò il cambio di gusto: «Der Ballettmeister Muzzarelli representierte mit seiner Art und Kunst die alte Zeit, die Viganos die neue» (Pichler, 1844, p.181).
Muzzarelli tornò in Italia e dal 1804 lavorò a Firenze, Venezia, Trieste, Padova. Concluse la carriera a Vienna nel 1811 col ballo Gustavo Vasa.
Si sa con certezza che ebbe due figlie, Amalia e Teresa. La prima debuttò a Vienna nel 1794 ed ebbe due mariti ballerini: Filippo Cesari, morto a Vienna nel 1822, e il più famoso Ferdinando Gioja, coreografo, fratello di Gaetano. Teresa esordì a Padova nel 1808 e fu nel 1810 a Venezia, ma non sembra che abbia seguito la famiglia nella carriera teatrale. Vi è anche notizia di un’Anna Muzzarelli, bolognese, forse sorella di Antonio, attiva tra il 1773 e il 1783.
Oltre a rifarsi alla mitologia e alla storia antica (Il ratto d’Elena, La generosità di Scipione, Gli Amori di Clodio e Pompea fra gli altri), Muzzarelli optò per temi insoliti ed esotici: Lo sbarco del Capitan Cook all’isola degli Otahiti (Lucca, teatro Pubblico, autunno 1784), Ines de Castro (Mantova, Regio Ducal teatro Nuovo, primavera 1786), L’Adelasia (Genova, S. Agostino, carnevale 1777; ballo fortunatissimo, ripreso per trent’anni anni sotto vari titoli: Ottone II imperatore d’Alemagna, La ritrovata figlia di Ottone ecc.). Trasse spunto anche dalla letteratura francese, in particolare dalle tragédie bourgeoise di Bernard-Joseph Saurin con Il Beverlei o sia il giuocatore inglese (Venezia, S. Benedetto, carnevale 1787) e dal teatro di Voltaire con Il fanatismo o sia Maometto (Firenze, Pergola, autunno 1788). In Italia aderì a una poetica prevalentemente illuministica, puntando a risvegliare il cuore umano con le voci della natura, e a interessarlo con la vivacità degli spettacoli (cfr. la prefazione all’Ottone II imperatore d’Alemagna, Venezia, S. Benedetto, ascensione 1785, p. 23). Sapeva di osare nel discostarsi dai clichés dei coevi balli pantomimi: «La semplicità del modemo [ballo] m’ha fatto esitare qualche poco sulla scelta. Privo di spettacolose morti, dello squallore delle carceri, di furie, e strepitosi avvenimenti, ho dubitato che si scostasse dal consueto. Rammentandomi per altro che l’esponevo ad un Pubblico illuminato e sensibile, ho creduto più opportuno eccitare i moti dell’anima coll’interesse delle più naturali passioni che sorprendendo cogli eccessi del furore e della barbarie. In faccia ad una Nazione vivace per genio, compassionevole per natura, non possono non interessare i diritti del cuore umano, congiunti a quelli della grandezza e della virtù» (Gli amori d’Igor primo zar di Moscovia, Venezia, S. Benedetto, carnevale 1786, p. 26).
Delle sue coreografie venivano apprezzate la forza dell’espressione, la vivezza dei quadri, l’ottima padronanza dell’arte mimica. Collaborò con i maggiori musicisti specializzati nel genere coreutico, Antonio Capuzzi, Pierre Dutillieu, Mathias Stabinger, Vittorio Trento, Leopold Koželuh.
Morì a Vienna il 7 agosto 1821.
Fonti e bibl.: Crittodunamio, Della danza. Dialogo di Luciano con annotazioni, Firenze 1779, p. III; Ballo I. Ottone II. Imperatore d’Alemagna. Ballo eroico pantomimo. A. M. Inventore e Direttore, in Ricimero. Dramma per musica da rappresentarsi nel Nobilissimo teatro di S. Benedetto, la Fiera dell’Ascensione dell’anno 1785, Venezia 1785, p. 23; Gli amori d’Igor Primo Zar di Moscovia. Ballo eroico pantomimo d’invenzione, e direzione del signor A. M., esposto per la prima volta nel Nobilissimo teatro di S. Benedetto, in Ifigenia in Tauride. Dramma per musica da rappresentarsi nel Nobilissimo teatro di S. Benedetto il Carnovale dell’anno 1786, Venezia 1786, p. 26; C.H. von Ayrenhoff, Ueber die theatralischen Tänze, und die Ballettmeister Noverre, M. und Viganò (1794), in Sämmtliche Werke, Wien 1803, V, pp. 47-98; C. Pichler (von Greiner), Denkwürdigkeiten aus meinem Leben (1844), I, München 1914, p. 181; R. Raab, Grabstätten von Ballettmitgliedern des Kärtner-tortheaters, der k.k. Hofoper und der Staatsoper, Wien, in Jahrbuch des Vereins für Geschichte der Stadt Wien, XVIII (1978), p.178; Prolusione di Tommaso Castellini letta nella seduta accademica del 6 febbraio 1859 [nell’Ateneo di Brescia], in Neoclassico e troubadour nelle miniature di Giambattista Gigola, a cura di F. Mazzocca, Firenze 1978, pp. 236-239; R.L. Weaver - N.W. Weaver, A chronology of music in the Florentine theater, 1751-1800, Warren 1993; J.A. Rice, Emperor and impresario. Leopold II and the transformation of Viennese musical theater, 1790-1792, Ann Arbor 1987, pp. 203-220, 245-251; Id., M., Koželuh e «La ritrovata figlia di Ottone II» (1794). Il balletto viennese rinato nello spirito di Noverre, in Nuova Rivista musicale italiana, XXIV (1990), pp. 1-46; Un almanacco drammatico. L’Indice de’ teatrali spettacoli 1764-1823, a cura di R. Verti, Pesaro 1996; R. Zambon, Il «grido della natura»: il teatro di danza alla fine del Settecento a Venezia, in Naturale e artificiale in scena nel secondo Settecento. Atti del convegno… Venezia… 1995, a cura di A. Beniscelli, Roma 1997, pp. 253-264; R. Zambon, M. A., in Dictionnaire de la Danse, a cura di Ph. Le Moal, Parigi 1999 (II ed. 2008), p. 310; R. Zambon, Il Settecento e il primo Ottocento. Dal ballo pantomimo al coreodramma, in Storia della danza italiana. Dalle origini ai giorni nostri, a cura di J. Sasportes, Torino 2011, pp. 136-138.