NALDI, Antonio
– Figlio di Marco, nacque presumibilmente nel Bolognese intorno alla metà del secolo XVI.
Sebbene nel periodo compreso tra il 1542 e il 1565 non sia registrato il suo battesimo al fonte della cattedrale di S. Pietro, l’unico entro le mura cittadine, la terra d’origine è confermata da una specificazione nell’atto di morte (Fabbri, 1983, p. 55) e da una attendibile relazione di parentela col compositore e organista Romolo Naldi (attivo a Roma ma di ascendenza bolognese: i due furono in rapporto epistolare di confidenza, come dimostra una lettera di Emilio de’ Cavalieri datata Roma, 10 novembre 1600; Kirkendale, 2001, p. 369).
Per circa cinquant’anni, quanto meno dal 1571 fino alla morte, risiedette in Firenze, come salariato alla corte dei Medici; nel contesto fiorentino fu spesso soprannominato «il Bardella». A corte prestò servizio come suonatore di strumenti a corde pizzicate e il 1o settembre 1588 fu nominato dal granduca Ferdinando I nel ruolo, appena istituito, di ‘guardaroba della musica’ (ossia responsabile della raccolta di strumenti musicali), che tenne anche sotto Cosimo II (Gargiulo, 1985, p. 56 s.): dalla collezione medicea prese in prestito due liuti ‘mezzani’nel 1571 (terminus a quo della sua presenza a corte) e vent’anni più tardi prelevò una chitarra ‘alla neapolitana’ (ibid., p. 61 s., 68; Kirkendale, 1993, pp. 276 s.); nel 1595 preparò una lista di strumenti e altri oggetti dati in prestito e non restituiti, mentre una settimana dopo la sua morte fu approntato un «inventario di tutto quello che si è trovato aveva in consegna» (ibid., p. 278). Per il servizio prestato godette del privilegio di «mangiare in tinello» (ossia a spese della corte) e ricevette una paga mensile che dai 6 scudi del 1588 fu aumentata sino ai 16 scudi del 1609 (ibid.,p. 276).
L’importanza storica di Naldi consiste soprattutto nell’aver inventato il chitarrone o tiorba, strumento che ebbe particolare fortuna sino ai primi decenni del Settecento, in particolare per l’accompagnamento della voce cantante e per la realizzazione del basso continuo; tale merito personale, riconosciutogli nei trattati di Marin Mersenne, Giovanni Battista Doni e Stefano Arteaga, è asserito da Cavalieri in una lettera a Luzzasco Luzzaschi (Firenze, 31 ottobre 1592; Prunières, 1923, p. 132 s.; Kirkendale, 2001, p. 344). Oltre che inventore del chitarrone, ne fu anche acclamato suonatore: nella lettera citata Cavalieri dice che il collega «lo suona in tutta eccellenza»; nella prefazione alla prima edizione delle Nuove musiche, Giulio Caccini lo indica come «reputato da tutti per lo più eccellente che sino a’ nostri tempi abbia mai sonato di tale strumento» (Kirkendale, 1993, p. 279).
Nel 1589 prese parte, sia come strumentista sia come cantante, all’allestimento dei sei intermedi per la commedia La pellegrina di Girolamo Bargagli, rappresentata nel teatro eretto da Bernardo Buontalenti nel Palazzo degli Uffizi per i festeggiamenti nuziali di Ferdinando I e Cristina di Lorena; in particolare nell’intermedio primo, il madrigale Dalle più alte sfere fu cantato a una sola voce da «Vittoria moglie d’Antonio Archilei [...] sonando ella un leuto grosso accompagnata da due chitarroni sonati uno dal detto suo marito e l’altro da Antonio Naldi [...] e garreggiò la dolcezza del suono e del canto con la vaghezza della musica» (Malvezzi, 1591, p. 7; Walker-Jacquot, 1963, p. XXXVII).
Può darsi che abbia preso parte anche alla prima rappresentazione dell’Euridice di Caccini (Firenze, Palazzo Pitti, 5 dicembre 1602); è documentata la partecipazione a varie esecuzioni musicali di rilievo: Pisa, S. Nicola, 26 marzo 1603, musica a 3 cori con i coniugi Archilei e Giulio Caccini (Solerti, 1905, p. 31); Firenze, Uffizi, intermedio sesto del Giudizio di Paride (festeggiamenti nuziali di Cosimo II e Maria Maddalena d’Austria; Carter, 1983, p. 105); Pisa, S. Nicola, 26 marzo 1614, musica a 4 cori con Vittoria Archilei, Francesca e Giulio Caccini e Giovanni Battista Signorini (Solerti, 1905, p. 85; Carter 1989, p. 49); Firenze, S. Felicita, laude con Francesca Caccini e Signorini (Solerti, 1905, p. 144).
Morì a Firenze il 25 gennaio 1621 – ne dà notizia Francesco Rasi in una lettera dell’indomani – «essendo vissuto più presto sordidamente che altro[;] ha però lasciato circa 24 mila scudi, il più a luoghi pii» (Kirkendale, 1993, p. 280).
Fonti e Bibl.: C. Malvezzi, Intermedii et concerti, fatti per la commedia rappresentata in Firenze nelle nozze del serenissimo don Ferdinando Medici et madama Christiana di Loreno [sic], gran duchi di Toscana, Venezia 1591; M. Mersenne, Harmonie universelle, III, Paris 1636-37, p. 77; Id., Correspondance, a cura di C. de Waard, 2a ed., Paris 1955-86, IV, p. 393; V, pp. 39, 387; G.B. Doni, De’ trattati di musica (1640-47), II, Firenze 1763, p. 24; S. Arteaga, Le rivoluzioni del teatro musicale italiano dalla sua origine fino al presente, I, Bologna 1783, p. 184; A. Solerti, Musica, ballo e drammatica alla corte medicea dal 1600 al 1637, Firenze 1905, pp. 31, 85, 130, 144; H. Prunières, Une lettre inédite d’Emilio del Cavaliere, in Revue musicale, IV (1923), pp. 128-133; F. Ghisi, La tradition musicale des fêtes florentines et les origines de l’opéra, in Musique des intermèdes de «La Pellegrina», a cura di D.P. Walker, Paris 1963, p. XVI; D.P. Walker - J. Jacquot, Notes critiques à l’usage des réalisateurs et des historiens, ibid., p. XXXVII; D.A. Smith, On the origin of the chitarrone, in Journal of the American musicological society, XXXII (1979), pp. 441, 446 s., 454, 457; T. Carter, A Florentine wedding of 1608, inActa musicologica, LV (1983), pp. 89-107; M. Fabbri, La collezione medicea degli strumenti musicali in due sconosciuti inventari del primo Seicento, in Note d’archivio per la storia musicale, n.s. I (1983), pp. 53-55, 57; P. Gargiulo, Strumenti musicali alla corte medicea: nuovi documenti e sconosciuti inventari (1553-1609), ibid., n.s. III (1985), pp. 56-58, 61 s., 68-71; T. Carter, Jacopo Peri, 1561-1633: his life and works, New York-London 1989, pp. 23, 25, 49; W. Kirkendale, The court musicians in Florence during the principate of the Medici, Firenze 1993, pp. 17, 43, 46, 51, 141, 146, 152, 160, 171, 194, 247, 259, 263, 267, 276-280, 288, 295, 300, 309, 595; J.H. van der Meer, Strumenti musicali europei del Museo civico medievale di Bologna, Bologna 1993, p. 107; M. Di Pasquale - G. Montanari, Per una storia degli strumenti musicali del Principato di Toscana, in La musica e i suoi strumenti. La collezione granducale del Conservatorio Cherubini, a cura di F. Falletti - R. Meucci - G. Rossi Rognoni, Firenze 2001, pp. 73 s.; W. Kirkendale, Emilio de’ Cavalieri, «gentiluomo romano», Firenze 2001, pp. 67, 165, 344, 363, 369, 372, 381, 401, 403, 408, 413, 442; H. Heyde, Gli strumenti musicali zoomorfi e teatrali in Italia nel tardo Rinascimento e nell’epoca barocca, in Meraviglie sonore. Strumenti musicali del Barocco italiano, a cura di F. Falletti - R. Meucci - G. Rossi Rognoni, Firenze 2007, p. 83; The New Grove dictionary of music and musicians (ed. 2001), XVII, p. 598; Die Musik in Geschichte und Gegenwart. Personenteil, XII, coll. 895 s.