NOLLI, Antonio
NOLLI, Antonio. – Nacque a Chieti il 23 settembre 1755, primogenito di Camillo e di Orsola Petrini, dama bergamasca.
Originario di Torre Diocesi di Como, pubblico negoziante e credenziere della regia dogana di Pescara, il nonno Antonio disponeva, nel 1732, di un ingente patrimonio, in cui, accanto a beni immobili – la sola casa d’abitazione valeva 4000 ducati – e a capitali dati a censo, spiccava un ‘negozio di ragione’. Un ventennio dopo, al momento della redazione del catasto onciario, la posizione patrimoniale della famiglia risultava ulteriormente rafforzata. A curare il negozio mercantile, in cui, a quell’epoca, si trovava investito un capitale di 8000 ducati, era uno dei figli di Antonio, Camillo, dottore in legge, la cui accorta gestione fece sì che nella seconda metà del Settecento la famiglia Nolli divenisse titolare della prima casa di negozio delle province abruzzesi.
Nel 1775 Nolli fu ‘licenziato’ in filosofia dall’Università di Bologna; due anni più tardi conseguì il titolo di dottore in giurisprudenza a Napoli. A spingere in direzione dell’esperienza bolognese fu un esponente di spicco dell’ambiente provinciale, il marchese di Cermignano Romualdo de Sterlich. Una formazione, dunque, quella di Nolli che, largamente permeata dalla lezione riformista, derivò dai viaggi un ulteriore arricchimento. L’attività familiare fu all’origine dei suoi spostamenti: tra il 1777 e il 1779 attraversò l’Italia e l’Europa; visitò, tra l’altro, Londra e Parigi, dove strinse contatti che si sarebbero rivelati preziosi.
Rientrato a Chieti nel 1779, fu nominato camerlengo del capoluogo. Sul versante privato, la cura degli affari di famiglia – il commercio del grano in particolare – lo impegnò nel 1781 nel monopolio mercantile dello stato d’Atri. In analogia con de Sterlich, poi, fu anch’egli animatore di un sodalizio culturale.
La nomina, nel 1788, a presidente della neoistituita Società patriottica appare un riconoscimento dell’impegno profuso in direzione del miglioramento dell’agricoltura: fu a Nolli che si dovette l’introduzione della tecnica dei prati artificiali in Abruzzo Citeriore. Il suo attivismo per uno sfruttamento migliore e più razionale della terra sembra avere avuto una parte, insieme con altri meriti, nell’attribuzione del titolo di cavaliere dell’Ordine Costantiniano qualche anno più tardi, nel 1798.
Incaricato nel 1796 dal governo borbonico di occuparsi della «Leva de’ volontarj», che sembra avesse messo insieme a sue spese, si vide affidata nello stesso anno «l’Amministrazione de’ Viveri, e Foraggi» delle truppe borboniche di stanza in Abruzzo: funzione tutt’altro che tecnica, che Nolli ricoprì dal giugno 1796 a tutto il 1798, rivelando «una rara abilità economica» (Chieti, Biblioteca provinciale, ArchivioNolli, Discorso letto il 6 agosto 1888 in Tollo da Romualdo Polidori ...).
Nel 1799 ospitò nel palazzo di famiglia i generali francesi, parte dei quali conosciuti a Parigi, e fu presidente prima della municipalità chietina, poi della Centrale del Basso Abruzzo. Il riconoscimento delle sue competenze in materia finanziaria fu, probabilmente, all’origine della sua chiamata a far parte del governo provvisorio proprio nel Comitato Finanze. Se non accettò la carica di membro del governo, la sua partecipazione all’esperienza repubblicana dovette essere in ogni caso tutt’altro che tecnica, come sembrano indicare i provvedimenti adottati nei suoi confronti nel 1800. Alla confisca, in gennaio, dei beni, che gli sarebbero stati restituiti solo nel febbraio dell’anno successivo, seguì la reclusione forzata nel seminario di Chieti; rimesso in libertà, gli venne inflitta in aprile una condanna a cinque anni d’esilio, che gli fu condonata nel luglio dello stesso anno. Nei mesi successivi alla primavera del 1800 soggiornò nuovamente a Parigi.
La permanenza nella capitale francese fu anche l’occasione per cementare tutta una serie di relazioni, che si sarebbero rivelate preziose per la successiva attività pubblica. Venne in contatto con i più eminenti personaggi della Repubblica; lo stesso primo console lo volle alle feste ufficiali. La partecipazione all’incoronazione di Napoleone costituì un momento qualificante di quell’esperienza.
Il suo riconoscersi in un sistema statuale come quello francese dà in parte conto della sua irresistibile ascesa durante il Decennio, cui tenne dietro quella della famiglia. Nolli, infatti, fu nominato consigliere di Stato e assegnato alla sezione Finanza con decreto 15 maggio 1806; a tale carica associò, alla fine dello stesso mese, quella di presidente della Giunta del Tavoliere. Nel gennaio 1807 venne nominato intendente di Capitanata. Cavaliere dell’Ordine delle Due Sicilie nel giugno 1808, fu insignito pure, nell’ottobre dello stesso anno, del cavalierato della Corona di Ferro.
Nel passaggio di consegne da Giuseppe Bonaparte a Murat, la fiducia nelle capacità di Nolli non sembra essere venuta meno. Nel 1809, insieme con incarichi di carattere tecnico, iniziò a vedersi attribuite anche mansioni più latamente politiche. Il 2 marzo 1809, infatti, fu nominato commissario straordinario per le province di Basilicata e delle Calabrie; il mese successivo gli venne affidata la presidenza delle Contribuzioni dirette.
Nell’ottobre 1809 la richiesta di un’informativa riservata «sulle qualità personali dei giudici e cancellieri dei tribunali civili e criminali delle province di Capitanata e Chieti e della Corte d’Appello di Lanciano» (Chieti, Biblioteca provinciale, ArchivioNolli, Il ministro della Giustizia al Consigliere di Stato Nolli, 28 ottobre 1809) che il ministro della Giustizia Giuseppe Zurlo gli rivolse, richiama mansioni più strettamente politiche. L’anno successivo la crescita del potere personale di Nolli all’interno del dicastero delle Finanze è testimoniata dal fatto che, in più di una circostanza, firmò in luogo del ministro assente.
Nel 1811, fu designato direttore della Regia delle Sussistenze militari, un incarico di un certo rilievo, data la particolare situazione del Regno. Nell’aprile 1814 fu nominato commissario straordinario governativo, questa volta per le tre province abruzzesi. Alla fine di maggio figurava nella commissione creata da Zurlo allo scopo di esaminare lo stato delle amministrazioni comunali; il mese successivo fu tra i membri del neoistituito Consiglio delle Finanze, organismo dalle molteplici e delicate competenze.
La condotta tenuta nell’arco di quei mesi, in particolare «le pruove distinte di fedeltà, … nelle difficili circostanze dello Stato», sembra aver guadagnato a Nolli, diventato nel frattempo commendatore dell’Ordine delle Due Sicilie, la Medaglia d’onore di quell’ordine (Chieti, Biblioteca provinciale, ArchivioNolli, Il Gran Cancelliere del Real Ordine delle Due Sicilie al Signor Barone Nolli Consigliere di Stato, 8 dicembre 1814).
La sua ‘collaborazione’ con il regime si concluse con la nomina, il 1° marzo 1815, a ministro delle Finanze. Al rientro dei Borboni, la commissione delle Contribuzioni dirette restò in attività ancora per poco, venendo abolita nel settembre 1816. A Nolli venne attribuito un assegnamento di 1000 ducati annui: un emolumento di cui avrebbe goduto fino a quando non fosse stato «adoperato attivamente in altro impiego corrispondente al vostro grado» (Chieti, Biblioteca provinciale, Archivio Nolli, il Ministro delle Finanze al Barone Nolli, 14 settembre 1816). A partire da quel momento, però, la sua partecipazione pubblica finì in concreto con l’essere circoscritta in un ambito esclusivamente provinciale. Nel settembre 1817 venne nominato presidente dell’Assemblea generale di Abruzzo Citeriore. Questo ‘ripiegamento’ provinciale vide pure una ripresa dei suoi interessi agronomici.
Non vi sono notizie relative al modo in cui Nolli si atteggiò o, eventualmente, partecipò agli eventi del 1820, ma la lettera dell’ottobre di quell’anno, che indirizzò al sindaco di Ortona come ringraziamento per il conferimento della cittadinanza onoraria, contiene forse spunti chiarificanti: Nolli sottolineava il suo essere al di fuori della scena pubblica, tuttavia non escludeva la possibilità di un suo nuovo impiego.
Colto da un colpo apoplettico nel 1824 e costretto all’inabilità, morì a Tollo nel 1830.
Fonti e Bibl.:Archivio di Stato di Napoli, Catasti onciari, Presidenza, Ministero dell’Interno I e II inventario, Verbali dei Consigli dei ministri; Archivio di Stato di Chieti, Intendenza; Chieti, Biblioteca provinciale, Archivio Nolli; G.F. Nardi, Saggi su l’agricoltura, arti e commercio della provincia di Teramo in seguito alla erezione delle Società patriottiche degli Abruzzi, Teramo 1789, passim; P. Liberatore, Pensieri civili ed economici sul miglioramento della provincia di Chieti, Napoli 1806, p. 29; G. Ravizza, Appendice alle notizie biografiche degli uomini illustri della città di Chieti, Chieti 1834, p.194; J. Rambaud, Naples sous Joseph Bonaparte, Paris 1911, p. 395; L. Coppa Zuccari, L’invasione francese degli Abruzzi (1798-1810), L’Aquila, 1928-39, I, p. 1101 s.; II, p. 1433 s.; A. Valente, Gioacchino Murat e l’Italia meridionale, Torino 1965, p. 64; G. De Lucia, La cultura abruzzese nel periodo borbonico, in Abruzzo, VI (1968), 1, pp. 127-148; U. Russo, Figure ed aspetti della vita culturale a Chieti nell’età illuministica, ibid., XVI (1978), 1-3, pp. 62-81; G. Civile, Appunti per una ricerca sull’amministrazione civile nelle province napoletane, in Quaderni storici, 1978, n. 37, p. 235; R. De Lorenzo, Il personale delle Finanze nel Regno di Napoli durante il Decennio, ibid., p. 269 s.; G. Incarnato, Grano, riso e riforme nel Teramano nella seconda metà del secolo XVIII, in Problemi di storia nelle campagne meridionali nell’età moderna e contemporanea, a cura di A. Massafra, Bari 1981, p. 360; A. De Martino, La nascita delle intendenze. Problemi dell’amministrazione periferica nel regno di Napoli (1806-1815), Napoli 1984, pp. 230, 405; R. Colapietra, Abruzzo Citeriore, Abruzzo Ulteriore e Molise, in Storia del Mezzogiorno, Napoli 1986, passim; Id., Gli archivi privati e le ricerche di storia economico-sociale sull’Abruzzo ottocentesco: gli archivi Zambra e De Risis, in Il Mezzogiorno preunitario. Economia, società ed istituzioni, a cura di A. Massafra, Bari 1988, p. 749; Id., Un contributo provinciale al riformismo nel Decennio: l’Abruzzo Citra, in Bullettino della Deputazione abruzzese di storia patria, LXXXIV (1994), passim; R. De Lorenzo, Società economiche ed istituzione agraria nell’Ottocento meridionale, Milano 1998, p. 24; A. Bulgarelli Lukacs, Mercati e mercanti in Abruzzo (sec. XV-XVIII), in Abruzzo. Economia e territorio in una prospettiva storica, a cura di M. Costantini - C. Felice, Vasto 1998, p. 307; F. Mastroberti, Pierre Joseph Briot. Un giacobino tra amministrazione e politica (1771-1827), Napoli 1998, pp. 147-149, 256; F.F. Gallo, Dai gigli alle coccarde. Il conflitto politico in Abruzzo (1770-1815), Roma 2002, pp. 122, 130, 142, 144, 158, 161, 165, 168, 177; M.R. Rescigno, L’Abruzzo Citeriore: un caso di storia regionale. Amministrazione, élite e società (1806-1815), Milano 2002, pp. 28, 31-33, 35-37, 39, 107, 109, 136, 218, 275 s.