PETRINI, Antonio
PETRINI (Pedrini), Antonio. – Nacque a Lasino nella pieve di Calavino (nei pressi di Trento) nel 1620 o nel 1621.
L’ipotesi di una provenienza trentina dell’artista è avvalorata dalla lettera dei gesuiti di Würzburg al rettore del Collegio di Paderborn (1681), in cui si raccomanda Petrini quale «insignem illum architectum Antonium Tridentinum», e da altri indizi probanti (Longo, 1974, pp. 9-19; Longo, 1985, pp. 10-12, 90). Resta incertezza sull’anno di nascita: l’uno o l’altro degli omonimi annotati nei registri dei battezzati della pieve di Calavino (1616-1636, V, pp. 52, 54) rispettivamente il 18 novembre 1620 («Antonio Pedrino», figlio di «Jacobus Pedrini») e il 17 marzo 1621 («Antonius filius Balthassaris Pedrinus dicto de Chemotis et eius uxoris Antoniae») potrebbe essere identificato con il prestigioso architetto attivo in Germania (Franconia, Palatinato Inferiore, Renania, circondario di Eichsfeld) nella seconda metà del XVII secolo. Nelle fonti d’archivio tedesche si trova registrato il cognome «Petrini» adottato nella letteratura critica, anche se l’artista firmò i documenti di sua mano con il nome di «Antonio Pedrini».
Di modeste origini, proveniva da una famiglia di maestri muratori e scalpellini di Lasino in Val Cavedine, dove i «Pedrini» (cognome diffusissimo in loco) svolsero un’intensa attività muraria e di lavorazione della pietra fin dal XVI secolo. Non è pervenuta notizia alcuna sul percorso formativo in patria e non si ha certezza di quando Petrini si sia recato per la prima volta in Germania, dove ebbe un ruolo di primo piano tra gli artisti che furono corifei dell’arte italiana Oltralpe nella seconda metà del Seicento. Fu il primo architetto italiano a introdurre a Würzburg e in Franconia le forme barocche della nuova corrente stilistica formatasi dopo la guerra dei Trent’anni per l’ortodossa applicazione dei principi controriformistici. Al servizio di Johann Philipp von Schönborn (1605-1673), principe vescovo di Würzburg dal 1642 e principe elettore arcivescovo di Mainz dal 1647, Petrini si affermò come architetto coordinatore di fabbriche, locate anche in luoghi geograficamente lontani, conferendo incarichi a maestri muratori, scalpellini, carpentieri e quadraturisti, per la maggior parte connazionali, come il trentino Valentino Pezzani (morto nel 1716). Secondo la documentazione in lingua tedesca reperibile a Würzburg, fu una figura di valente impresario, che acquistò immobili da rivendere entro breve tempo con profitto (1674-75, 1687-93), mentre, nel 1677, ottenne l’incarico di ristrutturare la vecchia canonica dello Stift Haug a Würzburg e la possibilità di risiedervi per la durata di quattro anni. Sul fondamento di un’ipoteca del 1691 relativa alla sua casa sita nella piazza del mercato, contrasse matrimonio con Maria Katharina, vedova di Wolfgang Striegler, già amministratore dell’ospedale (Juliusspital) intitolato al principe vescovo Julius Echter von Mespelbrunn.
I preventivi e i costi dei lavori di Petrini furono spesso ritenuti eccessivi e oggetto di lunghe trattative e compromessi in corso d’opera. Alla proposta di erigere la chiesa dei gesuiti a Paderborn in Vestfalia al prezzo di 30.000 talleri imperiali, Petrini reagì con indignazione e ripartì alla volta di Würzburg. Nel caso del convento cistercense di Beuren, che disponeva di esigui mezzi finanziari, egli accettò un pagamento rateale, in parte corrisposto con il vettovagliamento degli artigiani.
È rimarchevole la presenza di Petrini nella definizione delle cinte fortificate di Würzburg e Mainz, erette alla metà del secolo. Si ritiene ch’egli abbia iniziato a lavorare negli anni 1650-51 alla Festung Marienberg a Würzburg e alla cinta muraria della città alla sinistra del fiume Meno e nel quartiere a nord-est. La critica storica riconosce l’intervento di Petrini nell’evidenza formale e linguistica che impalca le grandi porte urbane, consapevole dei modelli d’ampia circolazione (Sebastiano Serlio, il Vignola), nonché della lezione interpretata e riadattata del Sanmicheli. All’architetto trentino si assegnano le porte delle città di Würzburg (Festungsneutor, 1650; Zellertor, 1664; Burkarder Tor, circa 1680), Mainz (Zitadellentor, 1660), Bamberg (Riegeltor, 1697-98), Forchheim (Nürnberger Tor, 1687?), Kronach (Festungstor, 1662) e il portale di Erfurt (Petersberger Tor) documentato negli anni 1668-73. Sono strutture caratterizzate da affinità di stile e notevole livello architettonico, scultoreo e decorativo, che risentono dei modelli manieristici italiani e degli influssi nordici.
La fama maggiore di Antonio Petrini è però legata all’edilizia sacra. A Würzburg si trovano le opere più significative: la Karmelitenkirche (chiesa delle carmelitane) – primo esempio di cultura architettonica barocca in Franconia – e lo Stift Haug (collegiata di S. Giovanni in colle), edificio più complesso e monumentale che risale agli anni 1670-91.
La chiesa dell’Ordine delle carmelitane scalze, eretta tra il 1662 e il 1669, presenta un corpo ad aula unica con cappelle laterali, coro e transetto appena accennato. Lo stesso schema sarebbe stato ripreso nella trasformazione barocca della Augustinerkirche (chiesa conventuale degli agostiniani; 1688-91) a Würzburg, andata distrutta nel 1824 e di cui si conserva solo un’opera incisa.
Lo Stift Haug, capolavoro dell’artista, risale agli anni 1670-71. Su pianta a croce latina, l’edificio è dotato di cappelle laterali, abside poligonale, cupola sulla crociera e due campanili che fiancheggiano la facciata, sovrastati da tre cupole che risentono nello stile di influssi boemi e della Germania settentrionale (Katharinenkirche, Amburgo, 1657-59). Il complesso dello Stift Haug risulta dall’armonica fusione tra lo sviluppo longitudinale del corpo principale, un transetto notevolmente sporgente dai fianchi della costruzione, una cupola possente e luminosa e il verticalismo nordico delle torri campanarie. L’opera rispondeva alle aspettative dei cittadini con la novità di una struttura inedita che incorporava un gusto straniero e una sensibilità «erbipolense»; esprime infatti la transizione di un’epoca, interpreta i canoni della Controriforma e crea le basi dello stile barocco successivo e più maturo, quello che Balthasar Neumann avrebbe espanso con straordinaria forza e nuova fioritura in tutta la Franconia. Nello Stift Haug a Würzburg reca omaggio all’artista trentino la scena a rilievo che orna il monumento funebre del vescovo Heinrich I von Rothenburg, fondatore della collegiata, raffigurante un architetto, in abiti di foggia barocca, intento a illustrare il progetto della chiesa. È un’opera di notevole finezza artistica eseguita nel 1706 circa dallo scultore Balthasar Esterbauer, al servizio del capitolo dello Stift Haug fin dai tempi in cui Petrini era in vita.
A partire dal 1696 Petrini fu impegnato nella terza fase edificatoria della Universitätskirche (chiesa dell’Università) a Würzburg: a lui si devono i due piani superiori del campanile, il restauro di sei pilastri addossati alla parete laterale sud e l’erezione di tre pilastri nuovi. La cupola della torre campanaria fu ultimata, invece, nel 1699 dall’architetto tedesco Joseph Greissing. Quest'ultimo portò a termine anche un’altra opera rappresentativa che aveva impegnato Petrini dal 1699 al 1701: la ricostruzione barocca dello Juliusspital, il già menzionato ospedale fondato nel 1580 dal principe vescovo Julius Echter von Mespelbrunn.
Quanto al progetto per la facciata del duomo di Würzburg, di cui, secondo la critica (Götz-Günther, 1923, p. 59; Braun, 1934, p. 65), Petrini sembra essere stato incaricato nel 1677, non è pervenuta alcuna documentazione.
A Würzburg Petrini si distinse anche nel settore dell’edilizia di corte e nobiliare: il Dietricher Spital (ospedale Dietrich), 1670, distrutto nel 1945; il Petrinis Wohnhaus (casa dell’artista), 1685, distrutto nel 1945; la Münze (edificio della Zecca), iniziata nel 1689; la Deutschordenskomturei (Casa dell’Ordine teutonico), 1694; il Rosenbacher Hof (palazzo Rosenbach), iniziato nel 1699 a fianco della Residenz (palazzo principesco-vescovile); lo Emeringer Hof (palazzo Emeringen), eseguito nel 1699; il Bechtolsheimer Hof (palazzo Bechtolsheim), che risale alla fine del XVII secolo; lo Hauger Kapitelhaus (Casa dei canonici dello Stift Haug), edificato negli anni 1699-1703; lo Schlößchen am Rennweg, il castelletto a due piani eretto negli anni 1700-05 e poi demolito per fare spazio alla Residenza, la prestigiosa opera di Balthasar Neumann.
All’architetto trentino si assegnano altre opere in luoghi diversi della Franconia. Sono pervenute copie fotografiche dei progetti (1657) per la Kreuzkapelle (cappella della S. Croce) di Eibelstadt – non realizzata, e la cui documentazione è andata perduta durante la seconda guerra mondiale –: l’uno è a nave unica e coro quadrato, l’altro a struttura ottagonale con cupola (Braun, 1934, figg. 7-11; Longo, 1985, pp. 62 s.). Si conserva, inoltre, un disegno del prospetto laterale dello Schloss Geyerswörth (castello Geyerswörth) a Bamberg (1677 circa). Nella stessa città si deve a Petrini la ricostruzione barocca della Stephanskirche (chiesa di S. Stefano), realizzata tra il 1677 e il 1682, e a Wiesentheid la ristrutturazione (coro, sagrestia, campanile) negli anni 1680-83 della Mauritiuskirche (vecchia chiesa parrocchiale di S. Maurizio) soggetta nel 1727 alle trasformazioni secondo i progetti di Balthasar Neumann; nonché l’erezione della Kreuzkapelle, la cappella funeraria della S. Croce per la famiglia Schönborn (1686-89). Di seguito, portò a compimento la Ursulinerkirche, la chiesa parrocchiale evangelica, già delle suore Orsoline, di Kitzingen (1686-93), il piccolo santuario di Fährbrück (1686-98, attr.) e la Franziskanerkirche (chiesa dei francescani) a Miltenberg (1687). Nel decennio 1686-96 Petrini s’impegnò nella progettazione e costruzione dello Schloss Seehof o Marquardsburg (castello di Seehof o fortezza di Marquardsburg dal nome del committente, il principe vescovo Marquard Sebastian Schenk von Stauffenberg) a Memmelsdorf: un complesso a quattro ali con torri angolari a ottagono e cortile interno, che integra l’opera di artisti di primo piano, tra cui gli architetti Balthasar Neumann e Johann e Heinrich Dientzenhofer, il pittore Giuseppe Appiani e lo scultore Ferdinand Dietz.
Oltre i confini della Franconia, Antonio Petrini è documentato a Dortmund nel 1660 per una perizia relativa al campanile della Reinoldikirche (chiesa di S. Rinaldo) e a Paderborn per la Franziskanerkirche (chiesa dei francescani) negli anni 1667-69, nonché nel 1681 per la progettazione della Jesuitenkirche (chiesa dei gesuiti), mai realizzata. Nella regione di Eichsfeld (1669-90) in Turingia, una proprietà dell’arcivescovado di Mainz, si assegnano a Petrini il Franziskanerkloster e la Franziskanerkirche (convento e chiesa dei francescani; 1668-77) a Worbis, la Klosterkirche der Zisterzienserinnen (chiesa conventuale delle monache cistercensi; 1670-90) ad Anrode, il convento e la ristrutturazione della Zisterzienserinnenkirche (chiesa delle monache cistercensi) a Beuren (1672-79). Anche la chiesa parrocchiale (1681-85) di Breitenworbis e il progetto del collegio dei gesuiti (1677) nella località di Heiligenstadt sono documentati. Si trova, in seguito, testimonianza di un viaggio di Petrini nel Palatinato Inferiore (l’odierno Baden-Württemberg) nel 1698: a Schwetzingen per opere di ristrutturazione nella Fasanenhaus (palazzina dei fagiani) e nello Schloss (residenza estiva dei principi elettori del Palatinato); a Weinheim per lavori nel castello del principe elettore Johann Wilhelm von der Pfalz.
Ad Antonio Petrini va il merito di aver incrementato la diffusione del barocco francone («Würzburger Stil») con accento di pregnanza e un linguaggio formale compatto e lineare, che valorizza il dettaglio. In un ambiente tardomedioevale come quello di Würzburg dopo la guerra dei Trent’anni, Petrini si impose con carattere inedito, facendosi precursore apprezzato del linguaggio di un artista più tardo, di altissimo livello artistico: Balthasar Neumann, l’architetto della Residenza di Würzburg.
Morì a Würzburg l’8 aprile 1701 (Würzburg, Diözesanarchiv, Amtsbücher aus Pfarreien, 5697, fiche 33, p. 7).
Fonti e Bibl.: L. Götz-Günther, A. P.: ein Beitrag zur Geschichte der Barockarchitektur in Franken, Phil. diss., Universität Frankfurt am Main (relatore: prof. R. Kautzsch), Frankfurt 1923; A. Braun, A. P., der Würzburger Baumeister des Barock und sein Werk, Inaugural-diss. Phil., Universität Würzburg (relatore: prof. F. Knapp), Wien 1934; L. Longo, A. P. architetto (Calavino di Trento 1621 - Würzburg 1701), Trento 1974; Ead., A. P. (um 1620/21-1701) Ein Barockarchitekt in Franken, München-Zürich 1985 (con bibl. precedente); H. Lorenz, Domenico Martinelli und die österreichische Barockarchitektur, Wien 1991, pp. 63, 211, 293; L. Longo-Endres, P., A., in Neue Deutsche Biographie, XX (2001), pp. 267 s.; M. Fuchs, Giovanni Bonalino, A. P. und der Chor von St. Stephan in Bamberg, in Bericht/Historischer Verein Bamberg für die Pflege der Geschichte der Ehemaligen Fürstbistums, CL (2014), pp. 93-115.