PIAZZA, Antonio
Letterato e giornalista, spesso confuso con l’omonimo romanziere veneziano nato nel 1742 e morto nel 1825. Nacque a Brescia nel 1795.
Figlio di Giovanni Piazza, alto funzionario dell’amministrazione bresciana, già nel 1819 intraprese la carriera di concetto alla Delegazione provinciale di Brescia. Iniziò presto anche l’attività di traduttore, pubblicando nel 1823 un episodio dal romanzo Atala di François-René de Chateaubriand nonché L’uomo singolare, volgarizzazione del romanzo Der Sonderling di August Lafontaine. Il suo primo componimento finora individuato è l’ode A Carlotta Marchionni, acclamata attrice di teatro. Nel 1829, sempre a Brescia, uscirono altri due volumi di traduzioni: Episodj storici, una selezione dalla Physiologie des passions di Jean-Louis Alibert, con dedica al podestà di Brescia, Bartolomeo Fenaroli Avogadro; e una traduzione commentata della Storia della Letteratura alemanna di François-Adolphe Loève-Veimars, documento importante per la recezione di Mme de Staël in Italia.
Agli inizi degli anni Trenta si stabilì a Milano, dove trovò lavoro come cancellista (scrivano di cancelleria) e poi come registrante nell’Ufficio spedizioni del Tribunale d’appello. In quest’epoca fu attivo anche come giornalista per il Figaro e la Gazzetta privilegiata di Milano. Nel 1834 fu chiamato a guidare il Corriere delle Dame, di cui tenne la direzione fino al 1837 per poi riprenderla negli anni Cinquanta. Gli interessi giornalistici di Piazza ne rispecchiano la poliedrica personalità, spaziando da tematiche letterarie, di attualità sociale e mondana, fino alle recensioni musicali.
Il lavoro presso il tribunale consentì a Piazza d’inserirsi nei circoli milanesi più influenti, intrecciando contatti con Andrea Maffei, Opprandino Arrivabene, Carlo Cattaneo e Alessandro Manzoni. Non è da escludere che sia stato proprio Maffei, allora impiegato presso lo stesso tribunale e socio onorario dell’Ateneo di Brescia, a procurare a Piazza un’occupazione nell’amministrazione pubblica. È significativo che in questo periodo appaiano poesie d’occasione dedicate a personaggi di spicco. Nel 1835 firmò con altri un florilegio poetico In morte del giovinetto Lodovico Martini, figlio del conte Martini di Crema, e l’anno dopo i Componimenti poetici per le fauste nozze di madamigella Annetta Mazzetti col sig. barone Lodovico di Handel, figlia del presidente della corte d’Appello di Milano; a questa raccolta partecipò anche il bresciano Cesare Arici, le cui poesie influenzarono Piazza.
Si cimentò anche come poeta per musica: nel 1836 Ricordi stampò la «ballata scozzese» La vendetta posta in musica da Pietro De Mojana, mentre il 17 marzo 1837 al Teatro alla Scala fu eseguita la cantata In morte di M. F. Malibran de Bériot, versi di Piazza e musica dei massimi compositori dell’epoca, ivi compresi Gaetano Donizetti, Giovanni Pacini, Saverio Mercadante.
Con tutta probabilità attraverso Maffei, il letterato bresciano dovette entrare in contatto col giovane Giuseppe Verdi, per il quale scrisse, insieme con Temistocle Solera, il libretto della sua prima opera, Oberto, conte di S. Bonifacio (Milano, Teatro alla Scala, 1839). Una dichiarazione di paternità del «dramma in due atti» («inventato da capo a fondo», a detta dell’autore) si trova in una recensione sul Corriere delle Dame (20 novembre 1839): «Come i padri guardano compiacendosi alla lor prole, e ne lodano le bellezze, così io guarderò lieto al libretto di Oberto, posto in musica dal giovane maestro Verdi».
All’inizio del 1848 Piazza fu al fianco del conte Bernardo Ceccopieri, esecutore del testamento di Maria Luigia d’Austria, ma nell’atmosfera rivoluzionaria sentì il bisogno di giustificarsi pubblicando l’opuscolo La mia missione a Parma. Prima del 1854 ottenne la carica di Segretario di consiglio del Tribunale di Milano, pur continuando l’attività giornalistica. Il 13 ottobre 1864 fu nominato «segretario di Consiglio presso il Tribunale di 3.a istanza» a Milano per essere «collocato a riposo a seguito della sua domanda» il 18 marzo 1866. Nel 1868, in qualità di consigliere dell’Istituto, pubblicò il discorso Per la solenne inaugurazione del busto in marmo del cavaliere Michele Barozzi, fondatore dell’Istituto dei ciechi in Milano.
Morì a Milano il 13 marzo 1872, lasciando un’unica figlia, Maria.
Fonti e bibl.: S. Franchini, Editori, lettrici, e stampa di moda. Giornali di moda e di famiglia a Milano dal “Corriere delle Dame” agli editori dell’Italia unita, Milano 2002, ad ind.; G. Albergoni, I mestieri delle lettere tra istituzioni e mercato. Vivere e scrivere a Milano nella prima metà dell'Ottocento, Milano 2006, ad ind.; G. Sergio, Parole di moda. Il “Corriere delle Dame” e il lessico della moda nell’Ottocento, Milano 2010, pp. 95-101; A. Gerhard - V.C. Ottomano, Ascesa e caduta di un apprendista librettista. Antonio Piazza tra Brescia e Milano all'ombra di Dante, in VerdiPerspektiven, I (2016), pp. 165-182.