PIZZAMANO, Antonio
PIZZAMANO, Antonio. – Nacque a Venezia tra la fine del 1461 e l’inizio del 1462 da Marco, patrizio veneto, e da Francesca Memmo.
Culturalmente crebbe nell’ambito dei circoli umanistici della città, frequentando probabilmente la Scuola di Rialto. Nei primi anni Ottanta si trasferì a Padova, rafforzando l’amicizia con il concittadino Domenico Grimani, futuro cardinale e patriarca di Aquileia. Presso lo Studio ascoltò le lezioni di Francesco Securo da Nardò, che lo indirizzò allo studio del pensiero tomista. Si laureò in arti liberali l’8 giugno 1486. L’adesione al tomismo non gli impedì di accostarsi con interesse a studi e personalità di diversa impostazione filosofica e culturale: fu in relazione infatti con il medico ebreo di origine cretese Elia Del Medigo, con Giovanni Pico della Mirandola e con Angelo Poliziano. Celebre rimase la visita, propiziata da Poliziano, che Grimani e Pizzamano fecero, sotto falso nome, a Pico nel 1489: episodio che testimonia come i due veneziani non avessero conosciuto di persona il filosofo in occasione del suo soggiorno padovano all’inizio del decennio, tra il 1480 e il 1482. Dell’amicizia di Pizzamano con Pico e Poliziano rimane traccia nei carteggi dei due illustri intellettuali.
L’attività di studioso di Pizzamano ruotò sempre attorno al pensiero e all’opera di san Tommaso, concretandosi nel 1490 nell’edizione di 72 opuscoli dell’Aquinate (o a lui attribuiti) che vide la luce a Venezia nel 1490 per i tipi di Hermann Liechtenstein. Si tratta dei 52 opuscoli già elencati nella Tabula aurea di Pietro da Bergamo nel 1473, e di altri 18, già editi nella Summa opuscolorum beati Thome pubblicata presumibilmente nel 1490. Uno di questi, il De Universalibus, fu però suddiviso da Pizzamano in due parti (opuscoli n. 55 e n. 56), alle quali fece seguire l’Officium de festo Corporis Christi (opuscolo n. 57). Gli Opuscola furono ristampati nel 1498. Nell’opera, pur non essendo filologo, Pizzamano mise in dubbio l’autenticità di alcuni scritti di Tommaso.
Pizzamano godette di una certa fama, come attestano le dediche a lui indirizzate nelle opere di Vettor Pisani nel 1492, del domenicano Benedetto da Soncino nel 1493, del domenicano Girolamo D’Ippolito nel 1496, del teologo e inquisitore domenicano Heinrich Kramer (Henricus Institor, autore del Malleus maleficarum) nel 1499 e dell’irlandese Maurice O’Fihely (Mauritius Ibernicus), scotista, professore a Padova, nel 1501. Ogni suo passo sembra però condotto all’ombra di Domenico Grimani, divenuto patriarca di Aquileia nel 1497: per conto di questo nel 1498 fu a Firenze a stendere, presso il convento di S. Marco, l’inventario della biblioteca di Giovanni Pico della Mirandola, morto nel 1494, poi acquistata dallo stesso Grimani. In quell’occasione fu anche informatore del Senato veneto, al quale indirizzò una «lettera copiosa di le cosse di Fiorenza» (M. Sanudo, I diari, a cura di R. Fulin et al., I, 1879, p. 95).
L’anno precedente, a Roma, aveva ricevuto gli ordini sacri, probabilmente solo i minori, ottenendo da Grimani un canonicato a Padova (sul quale però il cardinale si riservava il diritto di regresso). Nel 1498 gli fu conferito il beneficio della pieve di Artegna in Friuli e nel 1499 un canonicato ad Aquileia. Alla decisione di seguire definitivamente la vita religiosa non fu estraneo l’incontro con il pio eremita bassanese Ludovico Rizzi, alla morte del quale fu presente nel 1503, e del quale redasse subito dopo la biografia.
Non è noto quando prese gli ordini maggiori, né quando divenne protonotario apostolico. Sta di fatto che in quegli anni aveva ormai iniziato la scalata alla dignità episcopale. La nomina del Senato veneziano alla cattedra di Zara nel 1503 non fu approvata dal papa, così come fallì la candidatura alle cattedre vescovili di Cremona e di Verona. Il papa approvò invece la decisione del Senato del 31 agosto 1504 di nominarlo vescovo di Feltre. Nel novembre dello stesso anno, Pizzamano tentò un ulteriore grande salto, ma senza successo: il 12 novembre 1503 il Senato gli preferì Antonio Suriano quale patriarca di Venezia, nonostante l’appoggio di Giulio II (e di Domenico Grimani).
A Feltre Pizzamano si distinse per un’azione pastorale improntata a una forte carica di pietà interiore e carità, ma non disdegnò di esercitare un’intensa azione diplomatica e di informazione per conto della Repubblica veneziana, resa quasi necessaria dal carattere di ‘frontiera’ della diocesi da lui guidata. Alla vigilia della catastrofe di Agnadello, nel 1509, ricevette più volte istruzioni dal Consiglio di Dieci per incontrare Massimiliano I in Alemagna e sondarne le intenzioni.
Quando il 3 agosto 1509 un distaccamento imperiale saccheggiò Feltre, Pizzamano si rifugiò a Venezia, e riferì in Senato degli eventi occorsi nella sua città. A Feltre tornò almeno due volte, tra il marzo e l’aprile del 1510 e nei mesi di luglio e agosto del 1512. Tra il 1510 e il 1512 fu anche amministratore della diocesi di Ceneda (Treviso).
Morì a Venezia il 31 ottobre 1512 e fu sepolto nella cattedrale di S. Pietro in Castello. In odore di santità (anche per il ritrovamento, nel 1520, del corpo pressoché integro) fu a lungo venerato dalla Chiesa veneziana come beato ma il suo culto non fu mai riconosciuto ufficialmente.
Oltre ai citati Opuscula divi Thome Aquinatis editi nel 1490 (Venetiis ingenio ac impensa Hermanni Lichtenstein Coloniensis) e ristampati da Boneto Locatelli nel 1498, tra le opere di Pizzamano va menzionata la Vita di Ludouico heremita prete vicentino, conservata manoscritta a Vicenza, nella Biblioteca civica Bertoliana (ms. 332) e pubblicata in F. Barbarano, Historia ecclesiastica della città, territorio, e diocese di Vicenza, III, Vicenza 1649, pp. 11-41.
Fonti e Bibl.: Archivio di Stato di Venezia, Avogaria di comun, Balla d’oro, reg. 164, c. 295r; Feltre, Archivio della Curia vescovile, voll. 5-6; Ioannis Pici Mirandulae Omnia opera…, [Reggio Emilia], impressit... Ludouicus de Mazalis, 1506, c. Y3v; Angeli Politiani Operum tomus primus… Epistolarum libros XII ac Miscellaneorum centuriam I complectens, Lugduni, apud Seb. Gryphium, 1550; M. Sanudo, I diari, a cura di R. Fulin et al., I, Venezia 1879, VIII, 1882, XV, 1886, ad indices; Acta graduum academicorum Gymnasii Patavini ab anno 1471 ad annum 1500, a cura di E. Martellozzo Forin, Padova 2001, pp. 807 s.
G. Degli Agostini, Notizie istorico-critiche intorno la vita e le opere degli scrittori viniziani, II, Venezia 1754, pp. 189-200; P. Paschini, Domenico Grimani cardinale di S. Marco (1523), Roma 1943, pp. 5 s., 8-12, 21, 42, 125 s.; G.F. Rossi, Antiche e nuove edizioni degli opuscoli di san Tommaso d’Aquino e il problema della loro autenticità, Piacenza 1955, pp. 33, 48-53; G. Biasuz, Le relazioni di A. P. e di Iacopo da Feltre con Giovanni Pico della Mirandola, in Archivio storico di Belluno, Feltre e Cadore, XXXII (1961), pp. 104-107; A. Niero, A. P., in G. Musolino - A. Niero - S. Tramontin, Santi e beati veneziani. Quaranta profili, Venezia 1963, pp. 243-250; Id., P., A., in Bibliotheca Sanctorum, X, Roma 1968, coll. 939-941; G. Biasuz, Due lettere dell’umanista friulano A. Belloni ad A. P. vescovo di Feltre, in Archivio storico di Belluno, Feltre e Cadore, XLIX (1978), pp. 125-128, 131-133.