PROVOLO, Antonio
PROVOLO, Antonio. – Nacque a Verona il 17 febbraio 1801, da Stefano, fruttivendolo ambulante, e da Antonia Allegri, lavandaia.
Rimasto orfano di padre a 15 anni, studiò prima presso i carmelitani scalzi e dopo la loro soppressione passò presso il ginnasio di S. Sebastiano. Continuò quindi gli studi presso il seminario diocesano e venne ordinato sacerdote nel 1824. Si impegnò in varie attività pastorali, dall’insegnamento in seminario agli esercizi spirituali all’animazione catechistica fino alla musica e al canto. Uno dei suoi impegni educativi fu una scuola serale di carità per giovani lavoratori, detti ortolanelli. Significativa è anche la sua collaborazione con il vescovo Giovanni Antonio Farina, fondatore delle suore Maestre di S. Dorotea. Dal 1830, insieme a don Carlo Ambrosi, allora professore di teologia dogmatica nel seminario di Verona, iniziò a occuparsi anche dell’educazione di alcuni sordomuti a seguito di precedenti esperienze del conte don Ludovico Maria De Besi e collaborando, almeno fino al 1833, all’educazione di alcune sordomute dell’istituto di Maddalena di Canossa, una collaborazione che però non riuscì a consolidare. La sua consapevolezza teorica iniziò a maturare grazie all’incontro con don Giuseppe Venturi, già allievo a Parigi del gesuita e accademico di Francia Roch-Ambroise Cocurron Sicard, successore del pioniere dell’educazione dei sordomuti Charles-Michel de l’Épée.
La fondazione ufficiale dell’istituto maschile risale al 1832. L’opera di Provolo godeva dell’appoggio del vescovo Giuseppe Grasser e si inseriva in un’ampia fioritura di fondatori di nuove congregazioni classificabili sotto il comune segno della santità sociale e poté godere anche dell’incoraggiamento sovrano espresso dalla visita all’istituto da parte della coppia imperiale nel settembre del 1838, cui fece seguito l’approvazione governativa l’anno successivo. Dell’operato del sacerdote veronese diedero positiva notizia la Gazzetta privilegiata di Milano con un articolo di Folchino Schizzi nel novembre e nel dicembre del 1838 nonché un articolo del conte Giacomo Mosconi nella Rivista europea del 15 febbraio 1839.
Partito dal metodo mimico e gestuale, divenne in seguito sostenitore del metodo orale apportandovi anche miglioramenti grazie all’uso della musica e del canto che ne fanno un precursore della odierna musicoterapia. Alla base di tali sforzi stava la sua convinzione sulla piena educabilità dei sordomuti, che mantengono intatte le loro facoltà intellettuali, da portare a espressione.
La sua esperienza è descritta e teorizzata in varie pubblicazioni a partire dal 1838, sfociate nel Manuale per la scuola dei sordi-muti di Verona (Verona 1840) – in cui si mostra informato della letteratura specifica italiana, francese e germanofona – basato sull’obiettivo dell’acquisizione di una nomenclatura di 1050 nomi sostantivi. Spicca in tali pubblicazioni la valorizzazione del canto accompagnato dalla musica quale strumento rieducativo. Fonte più vicina della sua esperienza è da ritenersi l’opera di Franz-Herman Czech, professore nell’Imperial regio istituto dei sordomuti in Vienna, Versinnlichte Denk- und Sprachlehre: mit Anwendung auf die Religions- und Sittenlehre und auf das Leben. - Erster und zweiter Theil (Wien 1836) che, inserendosi nel dibattito sulla educabilità e sulla filantropia educativa allora in corso, sosteneva come fosse indispensabile l’educazione dei sordomuti per sottrarli alla condizione di bruti e dunque restituirli a dignità umana e cristiana. L’opera fu recensita sulle colonne della Biblioteca italiana. Il Manuale venne prontamente segnalato anche sulle pagine degli Annali universali di statistica. Tommaso Pendola ne ebbe notizia da un articolo di Odoardo Turchetti sull’Indicatore pisano e, cercando di riprodurre le descrizioni riportate, ne rimase perplesso e ne riferì in termini di efficacia morale e religiosa piuttosto che istruttiva e professionalizzante, tornandoci a più riprese anche sulla base della visita compiuta nell’istituto veronese dal cavaliere Luigi Boselli, direttore dell’Istituto dei sordomuti di Genova.
Sulla rilevanza del suo operato si svolse una polemica postuma in occasione del Congresso internazionale per il miglioramento della sorte dei sordomuti, riunitosi a Milano dal 6 all’11 settembre 1880. La sua esperienza è tuttora considerata uno dei precedenti della moderna musicoterapia emendativa.
Dall’esperienza educativa di Provolo nacque la Compagnia di Maria per l’educazione dei sordomuti, congregazione religiosa maschile fondata nel 1840 con approvazione orale del vescovo, consolidatasi sotto la guida di Luigi Maestrelli, che ottenne l’approvazione pontifica nel 1857. Nel 1841 fondò un analogo istituto per l’educazione delle sordomute di cui diventerà direttrice una delle sue prime collaboratrici: Fortunata Gresner. La sua spiritualità mariana fu contrassegnata dalla devozione alla figura della Vergine addolorata, che additò come patrona dei sordomuti.
Morì a Verona il 4 novembre 1842.
Venne sepolto nella chiesa di S. Maria del Pianto a Verona. Già l’anno successivo ne diede notizia Niccolò Tommaseo nei suoi Studi critici (Venezia 1843). Nel 1960 venne avviato il processo di beatificazione che è tuttora in corso.
Opere. Manuale per la scuola dei sordi-muti di Verona, Verona 1838; Prefazione ai primi due saggi tenuti a Santa Maria del Pianto dei Colombini dà sordo-muti di nascita, Verona 1838; Sul modo d’insegnare a cantare ai sordomuti e sopra i vantaggi che dal canto medesimo si ricavano, Venezia 1839; Stato infelice dei sordomuti, difficoltà di loro istruzione; gradi di essa e necessità del canto, Verona 1840.
Fonti e Bibl.: Verona, Archivio della Casa generalizia Compagnia di Maria per l’educazione dei sordomuti; Diocesi di Verona, Archivio storico della Curia diocesana, Processo di beatificazione del servo di Dio Antonio Provolo; Firenze, Biblioteca nazionale, Carteggi, Tommaseo, 178.17; Orazione in morte di donn’A. P. fondatore della scuola de’ sordi-muti recitata il giorno V. dicembre M.DCCC.XLII trigesimo della sua tumulazione dal p. Camillo Cesare Bresciani prefetto de’ chierici regolari ministri degl’infermi nella chiesa di s. Maria del pianto in Verona, Verona 1843; Epistolario di Maddalena di Canossa, a cura di E. Dossi, I-IV, Isola del Liri 1976-1983 (IV, Indici, a cura di E. Dossi - A. Zamboni), ad ind.; Le visite pastorali di Pietro Aurelio Mutti (1842-1846) e Benedetto De Riccabona (1858) nella diocesi di Verona, a cura di A. Chiarello, Roma 1977; Congregatio de Causis Santorum, Verone. Positio super virtutibus beatificationis et canonisationis servi Dei A. P., Verona 1998.
T. Pendola, Sulla educazione dei sordo-muti in Italia. Studi morali-storici-economici, Siena 1855, pp. 136-143; G. Carbonieri, Biografia di A. P. fondatore e istruttore delle scuole dei sordo-muti a Verona, in Opuscoli religiosi letterari e morali, s. 2, III, Modena 1864, pp. 343-357; G. Ferreri, L’educazione dei sordomuti in Italia. Notizie storiche statistiche e bibliografiche, Roma 1905; G. Ederle, A. P., fondatore dell’Istituto dei sordomuti in Verona: nel 1. centenario della sua opera, 1830-1930, Verona 1930; A. Micheloni, P. A., in Dizionario degli istituti di perfezione, VII, Roma 1983, coll. 1065 s.; E. Petrini, P. A., in Enciclopedia pedagogica, dir. M. Laeng, V, Brescia 1992, p. 9549; F. De Giorgi, Cattolici ed educazione tra Restaurazione e Risorgimento. Ordini religiosi, antigesuitismo e pedagogia nei processi di modernizzazione, Milano 1999, ad ind.; E. Butturini, Istituzioni educative a Verona tra ’800 e ’900, Verona 2001, ad ind.; M. Rossi, Dal canto alla parola. La musicopedagogia di A. P., Milano 2001; M. Gecchele, L’abate A. P. e l’istruzione dei sordomuti a Verona, in L’educazione dei sordomuti nell’Italia dell’800. Istituzioni, metodi, proposte formative, a cura di R. Sani, Torino 2008, pp. 345-380; Id., P. A., in Dizionario biografico dell’educazione, II, Milano 2014, pp. 376-377.