Rosmini Serbati, Antonio
Filosofo (Rovereto 1797 - Stresa 1855). Ispirato da una precoce vocazione religiosa e fortemente orientato alla riflessione filosofica, completò gli studi teologici e giuridici presso l’università di Padova nel 1822, ma aveva già indossato la veste talare nel 1817 per essere ordinato sacerdote nel 1821. Si trasferì nel 1826 a Milano dove entrò in contatto con Alessandro Manzoni avviando un lungo rapporto di amicizia e di stima reciproca. Nel 1830, ormai schierato a favore dell’unità d’Italia ed esule in Piemonte, fondò, presso Domodossola, l’Istituto della Carità, una congregazione religiosa che verrà riconosciuta da papa Gregorio XVI nel 1839 a conferma di un solido rapporto con l’autorità ecclesiastica che risaliva al suo incontro con Pio VII nel 1823. Gli anni piemontesi furono quelli più fecondi durante i quali Rosmini scrisse le sue opere più importanti, come Principi di scienza morale (1831), Filosofia della morale (1837), Antropologia in servizio della scienza morale (1838). Scrisse nel 1832 Le cinque piaghe della Santa Chiesa, un testo che verrà però pubblicato solo nel 1848, a Lugano, in forma anonima, dopo l’elezione di Pio IX, in seguito alle speranze che questa aveva suscitato. In questa opera viene denunciata la separazione del clero dai fedeli, la sua insufficiente preparazione culturale, le interferenze del potere politico sulle questioni ecclesiastiche e l’uso improprio dei beni della Chiesa. Nello stesso anno Rosmini prendeva posizione a favore della monarchia costituzionale e appoggiava il programma neoguelfo di Gioberti. Durante la prima guerra di indipendenza il governo piemontese lo inviò a Roma per proporre al papa un concordato e sostenere una prospettiva federalista. Dopo una favorevole accoglienza iniziale, Pio IX recedette però rapidamente da qualsiasi apertura e lo stesso Rosmini fu fatto oggetto di attacchi personali da parte di autorevoli esponenti della Curia che criticarono pesantemente i suoi scritti e in particolare Le cinque piaghe. Quando a Roma fu instaurata la Repubblica, Rosmini seguì il papa a Gaeta, ma, nonostante avesse chiarito la sua posizione contraria al pensiero politico radicale, le sue concezioni liberali lo rendevano sospetto e nel 1849 alcuni suoi libri furono messi all’Indice. Si ritirò allora a Stresa dove continuò a scrivere completando e sistematizzando la sua riflessione filosofica. Nel 1854 il Sant’Uffizio consentirà la circolazione dei suoi scritti, ma nel 1887, a conferma di un giudizio sempre sospeso e sempre critico, la Chiesa tornerà a condannare molte delle sue proposizioni teologiche.