ROSSELLINO, Antonio
Scultore, nato a Settignano nel 1427, morto a Firenze nel 1479. Figlio di Matteo Gamberelli, si formò presso il fratello Bernardo, con cui aveva bottega nel 1457. E anche escludendo la supposta sua collaborazione nella tomba Bruni in S. Croce, è evidente nel busto di Giovanni da S. Miniato (1456, Londra, Victoria and Albert Museum) - la prima opera certa dopo lavori giovanili (1449) ai capitelli di S. Lorenzo - come egli si parta dalle forme più tarde di Bernardo sviluppandone per sostanziale divergere di temperamento, non la severità degli schemi costruttivi, ma la ghibertiana raffinatezza del disegno, e l'intimo valore luminoso derivato da Donatello. Le due figure dell'Annunciazione, la parte più sicuramente sua nella tomba del beato Marcolino (1458, Forlì museo) mostrano nel rapido movimento, nel vibrare luminoso d'ogni piano d'accordo con un sottile fremere dello spirito, già costituito il canone poi costante nella sua arte. Ne deriva, logicamente, un accostamento a Desiderio, dotato, in più alto grado, di qualità affini. Esalta come lui l'infanzia in una serie di busti tanto simili ai suoi da essergli stati spesso attribuiti: il Gesù Bambino, già Hainauer (New York, Morgan), il S. Giovannino, già in casa Martelli (Filadelfia, Widener), l'altro al Bargello, quelli nel museo di Faenza, e a Firenze nella Compagnia dei Vanchetoni. Ma lo schiacciato non è per lui mezzo di sintesi formale bensì incentivo al senso pittorico del chiaroscuro, consentendo, com'è evidente nella Madonna della coll. Morgan, estrema vibratilità di piani, moltiplicati poi nei particolari narrativi d'un altorilievo memore del Ghiberti. Nella tomba del cardinale di Portogallo in S. Miniato al Monte (1461-66) tale sensibilità dissolve anche l'architettura in un fantastico ritmo di forme in moto, che trovano all'intorno spontanea risonanza nella vivace decorazione policroma di Luca della Robbia, del Pollaiolo, del Baldovinetti, ideata forse nel suo complesso da A. R., se anche l'architettura è di Antonio Manetti.
L'intensificarsi dei valori pittorici, in un progrediente accento emotivo, segna l'evoluzione dell'arte di A. R. fino alla sua più tarda fase. L'arguta vita del busto di Matteo Palmieri (1468) al Bargello, cede al patetico anelito del S. Sebastiano di Empoli (intorno al 1470), espresso da tutta la forma, agile e salda di disegno. Tale accento, nel dossale d'altare nella chiesa di Monteoliveto a Napoli (intorno al 1470) ha fatto supporre addirittura un collaboratore, ma in A. R. stesso anche altrove la fattura pittorica diviene trita, eccessiva. Così nell'arca di S. Savino a Faenza, già attribuita a Benedetto da Maiano, ma forse (Middeldorf) da riferirsi ad A. R., nei rilievi del Pergamo di Prato (1473) cui collaborò Mino da Fiesole, nelle parti sue del monumento Roverella in S. Giorgio a Ferrara, compiuto da Ambrogio da Milano (1476), nel S. Giovannino del 1477 (Firenze, Bargello), mentre una maggiore sobrietà consente l'antica delicatezza d'espressione nella Madonna del latte in S. Croce (anteriore al 1478). La morte avvenuta poco dopo il 1478, in cui si ha l'ultima notizia documentaria sull'artista, tronca quest'ultima fase di cui raccoglie l'eredità Benedetto da Maiano proseguendo a Napoli, dal 1481, la tomba di Maria d'Aragona commessa ad A. R. che la progettò.
La linea di sviluppo dell'arte di A. R. è difficile a seguire nei suoi trapassi e spiega l'incerta collocazione cronologica delle opere non datate; la Natività al Bargello, e la sua replica a Berlino, i rilievi con Madonne, di cui gli originali, ancora insufficientemente determinati, sono replicati in infinite copie in stucco e terracotta sparse per tutti i musei del mondo. Ricordiamo i più belli a Leningrado (Ermitage), a Vienna (Hofmuseum), a New York (Morgan) con belle repliche in stucco al Bargello e in via dei Pescioni a Firenze, i varî esemplari a Berlino (Kaiser-Friedrich Museum), altri a Sociana (S. Clemente), a New York (Metropolitan Museum) e una statuetta della Vergine in S. Domenico a Ferrara.
Altre opere, anche di controversa attribuzione, sono i busti d'uomo e di S. Elisabetta a Berlino (Kaiser-Friedrich Museum), dov'è invece un busto finissimo di bimbo in pietra, la fontana ora in palazzo Pitti a Firenze, una Madonna a Solarolo, male attribuita a Desiderio, un tondo in S. Lorenzo a Vincigliata, gruppi di Madonne in terracotta nei musei di Berlino e di Londra, la tomba di Gemignano Inghirami a Prato, varî rilievi a Venezia più probabilmente di seguaci, e alcuni bei disegni agli Uffizî, in parte già attribuiti, con più probabilità, a Desiderio.
V. tav. XXXIX.
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