SACCO (Sacchi), Antonio
SACCO (Sacchi), Antonio. – Figlio di Gaetano e di Libera Sacco, nipote di Gennaro, nacque a Vienna il 3 luglio 1708, quando i genitori recitavano presso gli Asburgo.
Gennaro risulta dal testamento (Madrid, 27 novembre 1711, dove morì l’anno seguente) nato a Malta da Mattia de’ Sacchi e da Maria Parrino. Figura certamente più rappresentativa della precedente generazione di attori, autore di testi tra cui la Commedia smascherata, ovvero i comici esaminati (Varsavia 1699, con dedica al re di Polonia).
Antonio Sacco ebbe due sorelle: Andriana (1707-1776), che lavorò come attrice nella sua stessa compagnia e condivise con lui buona parte delle esperienze artistiche e biografiche, e Anna Caterina che sposò nel 1741 l’amoroso Giuseppe Simonetti, specializzato in effetti pirotecnici, da cui ebbe una figlia, Chiara, ballerina nel 1763 e poi moglie di Luigi Benedetti.
Francesco Bartoli – primo biografo dei comici italiani e attore nella compagnia Sacco – dichiara la formazione di Antonio come ballerino, situando il suo debutto da Truffaldino a Firenze al teatro del Cocomero, mentre egli ballava al teatro della Pergola, su richiesta del duca Giovanni Gastone de’ Medici. Il padre Gaetano negli anni 1729-30 fu effettivamente locatario della sala (fuori dalle stagioni a Venezia). Nelle Convulsioni (1763) di Carlo Gozzi, invece, Antonio colloca a Genova il suo primo ingresso in scena da Truffaldino. Una richiesta di prestito della «compagnia degli strioni di Gaetano Sacco» (cit. da Lorenzo Colavecchia nella sua voce su Sacco nell’Archivio multimediale attori italiani, http://amati.fupress.net) agli accademici Infuocati, reggenti del teatro del Cocomero, si riferisce proprio al ritorno dalla città ligure a Firenze nel novembre del 1729.
Gaetano fu scritturato come Coviello presso il teatro di San Luca a Venezia nel periodo 1716-31 (dal 1726 con la figlia Andriana). Antonio ereditò in un primo momento il personaggio del padre (come si deduce da alcuni documenti conservati a San Pietroburgo, relativi agli anni 1733-34). Gaetano morì a San Pietroburgo il 4 luglio 1734; l’8 ottobre 1735 Antonio richiese a Praga il permesso per rappresentare commedie.
Dal 1738 fu a Venezia, nel ruolo di Truffaldino, al San Samuele, con la moglie Antonia Franchi e la sorella Andriana. A scritturarlo fu Michele Grimani (1697-1775), la personalità – insieme a Francesco Vendramin – in assoluto più importante per la storia del teatro a Venezia (e quindi nell’Italia settentrionale), a partire dagli anni Trenta del Settecento in cui direttore dei suoi teatri era Carlo Goldoni. Un’interruzione del rapporto avvenne nel 1742, quando Sacco abbandonò la compagnia, per farvi ritorno nel 1745 (e con la richiesta a Goldoni, allora avvocato a Pisa, di scenari).
Il rogo del San Samuele (30 settembre 1747), riedificato in tempi estremamente rapidi, e il debutto di Goldoni come poeta della compagnia Medebach al Sant’Angelo, dall’autunno 1748, indussero Grimani a un profondo cambio della sua politica teatrale. La compagnia comica tornò dapprima ad agire nel teatro ricostruito, avvalendosi, però, dall’autunno del 1749 dell’abate Pietro Chiari. Nella stagione comica 1750-51 (dopo attacchi personali e parodie-emulazioni), mentre Goldoni mise in scena le sue ‘sedici commedie nuove’, Chiari giocò la carta delle riduzioni da romanzi alla moda, dalla Trilogia dell’Orfano ispirata al Tom Jones di Henry Fielding alla dilogia ispirata alla Marianna di Pierre de Marivaux (rimontando per la scena le traduzioni dal francese da lui stesso approntate per la stampa: v. Bonomi, 2015), che conservano il ruolo di Truffaldino.
Nell’ottobre del 1751 la compagnia si spostò al più grande San Giovanni Grisostomo, aprendo la stagione, in autunno, con L’erede fortunato, in cui compaiono in un’Accademia iniziale le nove Muse e in cui a Truffaldino è riservata una specifica zona franca nel primo atto.
Chiari venne licenziato per dissapori con il «triunvirato di Satanasso» (ovvero con Giuseppe Imer, Gaetano Casali e lo stesso Sacco; v. P. Chiari, La filosofessa italiana, a cura di C.A. Madrignani, 2004, p. 397) all’altezza del novembre 1752 (Tavazzi, 2010; Herry, 2007) e fu ingaggiato da Girolamo Medebach solo dopo la fine del contratto di Goldoni, restando fuori dal teatro per circa un anno. Goldoni diventò davvero, in quel periodo, un ‘servitore di due padroni’ tra Vendramin e Grimani. Il suo I portentosi effetti della madre natura (San Samuele, 11 novembre 1752) registra in cima alla lista dei ballerini proprio «Antonio e Andriana Sacchi» (C. Goldoni, Opere complete, a cura di G. Ortolani, XXVIII, 1930, p. 569), ciò che testimonia un diverso utilizzo dei due fratelli da parte di Grimani.
I Sacco partirono per il Portogallo, alla corte di José I di Braganza, tra luglio e agosto del 1753 (il napoletano Agostino Fiorilli-Tartaglia venne scritturato a Genova). Mentre gli adulti recitarono in esclusiva a corte, i bambini rappresentarono commedie goldoniane nel teatro pubblico di Bairro Alto (Almeida, 2009). Il soggiorno venne bruscamente interrotto dal terremoto di Lisbona del 1° novembre 1755 (un mercante incontra Sacco in Estremadura nel gennaio del 1756; Baroli - Vazzoler, in corso di stampa).
L’ipotesi di un possibile e discusso secondo viaggio in Russia (di cui parla Goldoni) e l’eventuale sua collocazione, per alcuni dopo il 1742, per altri dopo il 1755 (Ferrazzi, 2000), rappresentano la questione più aperta e complessa della storia dei Sacco. Il nome di Andriana compare però in relazione ai balletti di alcuni drammi per musica (Sartori, 1990-1994: Eumene, Bologna, primavera 1742; Siroe, Verona, carnevale 1744) e fa dubitare di una collocabilità a questa altezza, salvo a supporre una (eccezionale) separazione dei due fratelli. Qui appare anche un Giuseppe Sacchi coreografo, la cui parentela è tutta da ricostruire. Le tracce di Antonio sembrano confondersi con quelle di un Giovan Antonio Sacco, di Giuseppe: corrisponde a questa identità un bambino menzionato nel programma dell’Osmano re di Tunisi di Goldoni (San Samuele, autunno 1740). Possibile che egli coincida con il maestro di ballo del re di Danimarca, che ritroviamo a Venezia all’inizio degli anni Settanta.
«Pagamenti ai ballerini Angiola Sacco e Antonio Sacco» risultano a Torino nel 1750, quando il Carignano ospita i «comici italiani della compagnia San Samuele [...] dalli 6 aprile per tutti il 13 settembre 1750» (Bazoli - Vazzoler, in corso di stampa). Angela va senz’altro identificata con la primogenita di Antonio (nata verso il 1738), moglie dell’amoroso Giovanni Vitalba e attrice di spicco dagli anni delle Fiabe di Gozzi, fin quasi alla fine della vita del padre. La secondogenita di Antonio – Giovanna (Zanetta) – fu pure ballerina e attrice.
Il ritorno al San Samuele precedette il sodalizio con Gozzi e l’exploit delle fiabe teatrali; un documento (10 maggio 1758) riguarda un affitto concordato (con modesta esposizione economica dell’impresario) per un repertorio che esclude tassativamente l’opera per musica (Guccini, 2013): il teatro tornò dunque alla commedia (mentre Grimani costruiva il San Benedetto). Entrava in compagnia il grande Pantalone Cesare D’Arbes, rientrato da Dresda.
Un avvio fortunato è testimoniato, più che dai versi partigiani di Gozzi, dal cenno di Vendramin in una lettera a Goldoni a Roma del 15 marzo 1759. Il 20 ottobre dello stesso anno cade la richiesta relativa all’offerta di servizio da parte di Sacco a Ferdinando IV di Borbone a Napoli. Sembra strano che il capocomico potesse compiere una simile mossa senza il consenso di Grimani. Oltre a presenze in altre città italiane (Bologna, 1759), la compagnia risiedette da luglio a novembre 1757 a Torino per complessive 112 recite, che offrono una documentazione fitta e di prima mano sul repertorio.
Grimani potrebbe essere dietro alla stessa pubblicistica di Gozzi relativa al ‘ritorno di Truffaldino’ nel 1757 e negli anni seguenti (Gozzi e Sacco si conoscevano forse prima del Portogallo). Nel 1758 un volume integrativo, con i testi legati all’invenzione di Truffaldino, si aggiunge all’edizione delle commedie di Chiari per Grimani (Antonio, del resto, aveva già firmato, anni prima, con i compagni del San Samuele una parodia per musica, Il pastor fido ridicolo).
Dopo il grande successo dell’Amore delle tre Melarance (San Samuele, 21 gennaio 1761), con Gozzi indicato da testimoni coevi come una sorta di suggeritore dietro le quinte, seguirono nel 1761-62 tre nuove fiabe in cui Gozzi si assunse la piena autorialità. La compagnia passò quindi al teatro S. Angelo (si segnala nell’ottobre 1762 il grandissimo successo della Donna serpente). Le commedie senza maschere del conte veneziano (Il cavaliere amico, Doride) mostrarono la volontà del capocomico di cimentarsi con un repertorio allargato, specie dopo la partenza di Goldoni e di Chiari da Venezia.
L’8 ottobre 1767 La donna vendicativa, «azione scenica romanzesca», principiò il secondo grande filone gozziano – in cui senz’altro forte fu il peso di Sacco (che si faceva acquistare altresì commedie spagnole dall’ambasciatore veneziano a Madrid, Giovanni Querini) –, ispirato alla tragicommedia del siglo de oro. Un nuovo contratto, economicamente vantaggioso, con Vendramin, con l’intermediazione di Gozzi, venne firmato il 28 agosto 1769, con il passaggio al teatro San Luca.
Il 1° febbraio 1776 morì Andriana (von Loehner, 1882), a cui era già subentrata come Smeraldina la figlia, nata dalle seconde nozze (1749) con Brighella, Atanagio Zannoni. Dal primo marito, il dottore Rodrigo Lombardi, era nata Rosa, che risulta diciannovenne nel 1763.
Molto ricche – anche su un piano aneddotico – sono le testimonianze sull’ultima attività di Sacco, tra restrizione della compagnia al nucleo familiare, bizze e l’amore senile per Regina Gozzi (solo omonima), ingaggiata nel 1777, fino allo scandalo che di riflesso investì la donna per un omicidio commesso dal marito nel 1785. Già nel 1771 il tentativo d’ingaggio di Agostino Fiorilli nella costituenda compagnia del duca di Parma, con conseguente separazione da Sacco poi non realizzata, prelude all’uscita di un altro degli attori fondamentali della troupe. Non bisogna tuttavia confondere il quadro del postumo roman comique con la realtà fattuale, posti gli episodi di tributo (come la visita dei ‘Conti del Nord’, al San Luca, e, ancora nel 1786, dell’arciduca Ferdinando d’Asburgo-Este e di Guglielmo Enrico di Hannover, duca di Gloucester ed Edimburgo, a Genova).
La compagnia nel 1783 tornò dal San Luca al Sant’Angelo; un malore colse Sacco a Trieste nell’estate (testimoniato dalla Raccolta di vari sonetti fatti da diversi comici sulla supposta morte del Signor Antonio Sacco e sul disinganno della medesima). Il mito del grande attore solitario – poi oggetto di reinvenzioni teatrali e romanzesche nei due secoli seguenti (dal Carlo Gozzi di Renato Simoni a La commediante veneziana di Raffaele Calzini) – resistette a uscite, a passaggi in compagnie volanti (quella, per breve tempo, di Pietro Rosa nel 1785), a nuove intraprese, come quella presso il teatro Falcone di Genova nel 1786. Il 19 marzo 1788 la «Gazzetta Urbana Veneta» diede notizia della sua morte, avvenuta su una nave che doveva portarlo da Genova a Marsiglia: il corpo, secondo comune prassi, fu ‘sepolto’ in mare, con un finale che rende emblematica l’erranza e l’appartenenza al mondo, con cui il più grande comico italiano del Settecento – per Goldoni con Garrick e Préville uno dei tre più grandi attori europei del secolo – chiude la tradizione del teatro dell’arte.
Fonti e Bibl.: Roma, Biblioteca del Burcardo, n.126 (copia); Archivio storico del Comune di Firenze, Fondo Teatro Nicolini, TN 9 (=3521), Scritture dell’Accademia degli Infuocati, TN 103 (=8361), Atti locazione palchi Teatro del Cocomero; Venezia, Biblioteca di Casa Goldoni, Archivio Vendramin, 42 F 1/7, 42 F/9 36; Archivio storico della città di Torino, Collezione IX, Ordinati della Società dei Cavalieri, XXIII-XXIV. D. Mantovani, C. Goldoni e il Teatro di San Luca, Milano 1885; B. Croce, I teatri di Napoli. Secolo XV-XVIII, Napoli 1891; P. Molmenti, Epistolari veneziani del XVIII secolo, Venezia 1914; C. Goldoni, Opere complete, edite dal municipio di Venezia nel II centenario della nascita, a cura di G. Ortolani, XXVIII, Venezia 1930, XXXVI, Venezia 1946; P. Chiari, La filosofessa italiana, a cura di C.A. Madrignani, Lecce 2004; C. Gozzi, Memorie inutili, a cura di P. Bosisio - V. Garavaglia, Milano 2006; Id., Le convulsioni, in Commedie in commedia, a cura di F. Soldini - P. Vescovo, Venezia 2011, pp. 385-408 (in partic. pp. 389 s.).
Per la ricostruzione biografica si segnalano le voci contenute nei seguenti repertori: F. Bartoli, Notizie istoriche de’ comici italiani, Padova 1781-1782; L. Rasi, I comici italiani, Firenze 1897-1905; S. Ferrone, S., A., in Id., La vita e il teatro di Carlo Goldoni, Venezia 2011, pp. 203 s. Per vari aspetti della sua attività cfr. almeno: E. von Loehner, Carlo Goldoni e le sue memorie. Frammenti, in Archivio veneto, XII (1882), pp. 45-65; C. Alberti, La scena veneziana nell’età di C. Goldoni, Roma 1990; C. Sartori, I libretti italiani a stampa dalle origini al 1800: catalogo analitico con 16 indici, Cuneo 1990-1994; A. Scannapieco, Alla ricerca di un Goldoni perduto, in Quaderni veneti, 1994, n. 20, pp. 9-56; M. Ferrazzi, Commedie e comici dell’arte italiani alla corte russa (1731-1738), Roma 2000; F. Doménech Rico, Los Trufaldines y el Teatro de los Caños del Peral, Madrid 2006; G. Herry, Carlo Goldoni. Biografia ragionata (1707-1744), Venezia 2007; M.J. Almeida, Sacchi e Goldoni (un caso portoghese), in Problemi di critica goldoniana, XVI (2009), pp. 213-223; V. Tavazzi, Il romanzo in gara, Roma 2010; S. Ferrone, Introduzione a C. Goldoni, Il servitore di due padroni, a cura di V. Gallo, Venezia 2011, pp. 9-45; G. Bazoli, L’orditura e la truppa. Le fiabe di C. Gozzi tra scrittura e palcoscenico, Padova 2012; G. Guccini, Goldoni scenografo, in Studi goldoniani, n.s., X (2013), 2, pp. 11-42; Il pastor fido ridicolo, a cura di A. Fabiano, edito nel 2014 sul sito del progetto ArPreGo (http:// www.usc.es/goldoni/biblio-pastor.html; 22 maggio 2017); S. Bonomi, «Non facendo altro da mane a sera [...] Appunti sulla prima attività comica di P. Chiari, in Rivista di letteratura teatrale, 2015, n. 8, pp. 59-85; L. Galletti, Lo spettacolo senza riforma. La compagnia del San Samuele a Venezia (1726-1749), tesi di dottorato, Università di Firenze, 2015; A. Pieroni, Attori italiani alla corte della zarina Anna Ioannovna (1731-1738), tesi di dottorato, Università di Firenze, 2016; G. Baroli - F. Vazzoler, Carlo Gozzi. Versi per comici, Venezia in corso di stampa.