SEBASTIANI MINTURNO, Antonio
– Nacque a Traetto (oggi Minturno, prov. di Latina), probabilmente nel 1497, se è vero quanto riportato in un documento sui fuochi di Terra di Lavoro del 18 gennaio 1507 (in base al quale risulterebbe all’epoca di dieci anni d’età), o nel 1500 secondo altre fonti. Incerte le notizie sui genitori.
Orfano di padre a quattro anni, tra il 1507 e il 1510 studiò inizialmente a Minturno, presso la scuola di Florio Bovaccio; nel 1511 si trasferì a Sessa Aurunca per studiare con Agostino Nifo che poi seguì a Padova e quindi a Pisa dove, alla fine del 1520, era già docente di poetica e oratoria.
Alla fine del 1521 passò a Roma come docente di teologia e filosofia, e dove, grazie forse ai buoni uffici di un altro allievo di Nifo, Galeazzo Florimonte, entrò in contatto con Ludovico Beccadelli, Girolamo Seripando, Gasparo Contarini e Filippo Gheri, poi segretario del cardinale Giovanni Morone. Nel 1522 alcune fonti lo danno di nuovo a Minturno a causa della peste ed entro la fine del 1524 si trovava a Napoli. Nello stesso 1524 assunse servizio come precettore dei Colonna a Genazzano ed è a questo periodo (o al massimo entro la fine del 1525) che deve farsi risalire l’ammissione all’Ordine dei teatini da alcuni fissata al 1521, cosa non vera perché l’Ordine venne ufficialmente fondato solo nell’autunno del 1524.
L’anno successivo (e non nel 1526 come attestato da tutte le fonti) fece ritorno a Napoli per riprendere in maniera più completa i propri studi, frequentando Girolamo Carbone, Pomponio Gaurico, Pietro Summonte, Pietro Gravina, e nobildonne come Maria di Cardona, Giulia Gonzaga e Beatrice d’Appiano d’Aragona, signora di Fondi e Traetto, che con i Colonna, Florimonte, Seripando, Nifo e forse anche Mario Equicola furono importanti per il rafforzamento dei rapporti e per la sua stessa formazione. È molto probabile che in questi frangenti egli abbia adottato il nome Minturno (da Minturnae nome latino della città natale), utile a costruirsi un’aura completamente umanistica.
Dall’ottobre del 1527 fu precettore prima in casa di Camillo Pignatelli conte di Borrello e, in seguito, di Girolamo e Fabrizio Pignatelli, figli di Ettore viceré di Sicilia.
Nel periodo 1526-42 si concentra la maggior parte della produzione letteraria di Sebastiani Minturno e si riscontrano i contatti più vivi e utili alla costruzione della sua teoria letteraria. La vicinanza a Francesco Maria Molza, Claudio Tolomei e Luigi Tansillo e agli ambienti letterari spagnoli gli permisero di sviluppare già agli inizi dell’attività letteraria nozioni e teorie estetico-critiche sulla sua produzione che poi, affinata la propria riflessione nel tempo, furono riversate nelle stesure definitive del De poeta e dell’Arte poetica. Al biennio 1525-27 risale la composizione di un trattato in forma di dialogo dal titolo L’Accademia, perduto durante le vicende che colpirono Napoli nel 1527-28 e i cui estratti ci sono pervenuti attraverso le citazioni inserite nel Petrarcha con la spositione di M. Giovanni Andrea Gesualdo (Venezia 1553).
Nel 1542, dopo quindici anni di servizio presso i Pignatelli, gratificato da una pensione annua di duecento ducati, fece ritorno a Minturno, dove nel 1545 fu censito come capofamiglia. Già l’anno dopo, però, si recò a Napoli per insegnare teologia ma, a causa dei problemi sorti nel tentativo di imporre in città l’Inquisizione, si vide costretto a recarsi in Sicilia almeno fino al 1548; in questi frangenti tutta la sua libraria fu saccheggiata e smembrata: fu recuperata in seguito grazie alla collaborazione di Andrea Cossa. A questo periodo risale la composizione delle Rime e dell’Amore innamorato, opere ideate all’interno del circolo letterario orbitante intorno a Maria di Cardona.
Dal 1548 al 1551 tornò a Napoli e dal 1554 al 1558 si spostò in Calabria. Nel 1556 cercò di far stampare a Venezia il De poeta (l’edizione verrà approntata solo nel 1559) e nel 1558 fu nominato vescovo di Ugento. Per intercessione di Girolamo Seripando fu convocato al Concilio di Trento.
La composizione del Diocles, dei Poemata, delle Orationes, di un perduto Moseida e di altre opere e scritti testimonia i veri interessi dell’autore nella produzione in latino ed evidenzia il suo interesse nel trasferire sul tema biblico i codici e i modelli della poesia greca antica. Le narrazioni estratte dall’Antico Testamento, dunque, nella progettazione lirica minturnina assolvono alla stessa funzione delle «favole pagane» di cui scrive al cardinal Morone nella lettera prefatoria ai Poemata Tridentina. Nel Concilio fu impegnato nella commissione che si occupava del sostegno economico ai titolari di piccoli vescovadi, mentre i suoi interventi furono poi raccolti nel De Officis ecclesiae prestandis, edito con altre opere nel 1564 a Venezia sotto il suo diretto controllo.
Nel 1565 fu nominato vescovo di Crotone, dove svolse compiti esclusivamente pastorali, le cui tracce emergono dalle lettere a Federigo Borromeo e a Guglielmo Sirleto. Tra il 1564 e il 1565 iniziò la compilazione della Synopsis historiae patriae de episcopis Minturnensibus et Traictensibus pubblicata poi da De Gennaro nel 1570, e due anni più tardi avviò il processo contro Ottavio Ruffo di fronte al tribunale dell’Inquisizione di Napoli.
Le opere più importanti di Minturno sono sicuramente il De poeta, i quattro ragionamenti dell’Arte poetica, l’Amore innamorato e le Canzoni sopra i salmi. I due trattati si occupano di delineare, l’uno, la figura del poeta e le conoscenze che deve acquisire in materia di costruzione poetica e, l’altro, di delineare modelli e generi della poesia volgare.
Il progetto del De poeta va ricondotto ai primi anni Venti del secolo ma, solo nella lettera a Miguel Mai del 5 gennaio 1541, l’autore ne parla come di un’opera conclusa e circolante manoscritta tra diversi amici. Nel primo dei sei libri di cui è composto il trattato, Minturno delinea i caratteri principali dell’invenzione poetica, dell’organizzazione delle parole e della materia da trattare; nel secondo libro descrive l’idea di poesia rispetto alla pittura e alla scultura sulla base di Orazio e Virgilio; nel terzo traccia il profilo della tragedia e della commedia secondo le lezioni di Pomponio Gaurico e Lucio Vopisco; nel quarto tratta della poesia melica, nel quinto della elegiaca e nel sesto del linguaggio poetico e della sua diversità tra autori.
L’Arte poetica (stampata nel 1563, ma circolante manoscritta già dal 1557) presenta anch’essa problemi di datazione che ne fissano la creazione più o meno in contemporanea con il De poeta: il trattato latino ha costituito una solida base per quello in volgare, in cui l’autore dialoga con Vespasiano Gonzaga della poesia in generale, dell’epica e del romanzo, con Angelo di Costanzo di tragedia e commedia, con Bernardino Rota di poesia melica, con Ferrante Carafa della funzione delle parole, del numero, delle figure retoriche e delle forme generali del parlare.
Morì a Crotone, nel gennaio del 1574, mentre era ancora intento a scrivere e progettare opere letterarie.
Opere. Rime, in Rime diverse [...] libro quinto, raccolte da L. Domenichi, Venezia, Giolito, 1546; Lettere di meser Antonio Minturno, in Vineggia, Scoto, 1549 (rist. Venezia, Scoto, 1559); Rime, in Rime di diversi [...] autori, raccolte da L. Dolce, Venezia, Giolito, 1556; Rime, in Rime et prose [...] nuovamente mandate in luce, raccolte da G. Ruscelli, Venezia, Arrivabene, 1559; Antonii Sebastiani Minturni de Poeta..., Venetiis, Rampazetto (ma Giordano Ziletti), 1559; Antonii Sebastiani Minturni Poemata Tridentina, Venetiis, Vavassori, 1559 (rist. Venezia, Vavassori, 1564); Rime et prose del sig. A. Minturno nuovamente mandate in luce, in Vineggia, Rampazetto, 1559; L’Amore innamorato del sig. Antonio Minturno, in Venetia, Rampazetto, 1559; Del s. Antonio Sebastiano Minturno vescovo d’Ugento canzoni sopra i salmi, in Napoli, Scoto, 1561; Antonii Sebastiani Minturni Poemata, Neapoli, Scotum, 1562; L’arte poetica del sig. Antonio Minturno nella quale si contengono i precetti [...] d’ogni altra poesia..., in Venetia, Vavassori, 1563 (2ª ed. Venezia, Vavassori, 1564). Antonii Sebastiani Minturni episcopi Uxentini De officiis Ecclesiae praestandis..., Venetiis, Vavassori, 1564; Antonii Sebastiani Minturni Epigrammata et elegiae, Venetiis, Vavassori, 1564; Antonii Sebastiani Minturni Poemata ad Consalvum Pyretium summi consilij apud catholicum regem virum primarium, Venetiis, Vavassori, 1564; Antonii Sebastiani Minturni Poemata ad ill. principem m. Antonium Columnam, Venetiis, Vavassori, 1564; Antonii Sebastiani Minturni episcopi Vxentini, De officiis ecclesiae praestandis, orationes Tridentinae. Habes hic omnia, quae per sexdecim fere menses Pio IIII pont. max. in s. Synodo Tridentini, Venetiis, apud Io. Andream Valuassorem, 1564; Napoli, Biblioteca nazionale, Mss., IX.G.5, A. Sebastiani Minturni decreta diocesanae synodi Uxentinae (1564?); Basilii imperatoris romanorum Praecepta ad Leonem filium et imperii collegam. Minturno episcopo Crotoniensi interprete, Neapoli, apud Io. M. Scotum, 1565; Precetti a Leone suo figlio e imperadore, tradotti di greco in volgare dal Minturno vescovo di Crotone, in Napoli, Gio. M. Scotto, 1565; Musica de virtuosi [...] a cinque voci con le rime del sig. Antonio Minturno Libro primo, in Vineggia, Scoto, 1569; Antonii Minturni Sebastiani de Adventu Caroli V imp. in Italiam libri tres..., in Monteregali, excudebat Petrus Franc. Burghesius ciuis Vercellensis, 1570; Synopsis historiae patriae de episcopis Minturnensibus et Traiectensibus, Napoli, Amato [?], 1570.
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