SEGNI, Antonio
Giurista e uomo politico, nato a Sassari il 2 febbraio 1891. È stato professore di diritto commerciale (dal 1925) nelle università di Pavia, Perugia, Cagliari, poi di diritto processuale civile a Sassari e, dal 1954 al 1961, a Roma. Esponente del Partito Popolare Italiano, del quale fu anche consigliere nazionale nel 1924, antifascista, è stato dopo la Liberazione uno dei principali fondatori della Democrazia Cristiana in Sardegna. Membro della prima Consulta regionale dell'isola, collaborò alla legge 28 dic. 1944, che è la carta fondamentale dell'autonomia sarda. Deputato all'Assemblea Costituente, poi eletto al parlamento nella I, II e III legislatura repubblicana, è stato sottosegretario all'Agricoltura nei ministeri Bonomi, Parri e 1° De Gasperi, poi ministro dell'Agricoltura nei ministeri De Gasperi dal 2° al 6°, e come tale ha preparato il piano di riforma agraria. Ministro della Pubblica Istruzione nel 7° ministero De Gasperi e nel ministero Pella, alla caduta del ministero Scelba costituì il suo primo ministero (durato dal 2 luglio 1955 al 19 maggio 1957), fondato sulla coalizione governativa tra DC, PSDI e PLI. Vicepresidente del consiglio e ministro della Difesa nel 2° ministero Fanfani, dopo la caduta di questo costituì (assumendo anche il portafoglio degli Interni) il suo 2° ministero (durato dal 16 febbraio 1959 al 25 marzo 1960), con la sola DC, basato su una maggioranza parlamentare appoggiata anche dal centro-destra. Caduto questo ministero per il ritiro dell'appoggio liberale, si ebbe una lunga crisi, nel corso della quale ricevette l'incarico di formare un ministero con l'ipotesi di una nuova maggioranza di centro-sinistra (aperta indirettamente al PSI), cui dovette però rinunciare. Ministro degli Esteri nel ministero Tambroni, e di nuovo nel 3° ministero Fanfani, ha come tale accompagnato il presidente del consiglio Fanfani nel suo viaggio nell'URSS nell'agosto 1961, e ha condotto le trattative con l'Austria sulla questione dell'Alto Adige.
Il 6 maggio 1962 è stato eletto presidente della Repubblica, e l'11 maggio, prestato giuramento davanti al parlamento, ha indirizzato a questo un messaggio, nel quale ha indicato come punti fermi cui ispirare il compimento del suo mandato, l'ideale europeistico, la fedeltà all'alleanza atlantica, il rigoroso rispetto della Costituzione e delle prerogative politiche del parlamento e del governo, l'impegno d'operare per l'ordinato progresso della democrazia italiana.
Fra le sue opere di carattere giuridico sono da ricordare: L'intervento adesivo, Sassari 1919; La legislazione processuale di guerra e la riforma del processo civile, ivi 1921; I tribunali del lavoro in Italia, in Studi per Chiovenda, Padova 1927; Il privilegio di eventualità e la riforma del processo civile, Sassari 1937; Intorno al nuovo procedimento civile, Milano 1940; Della tutela giurisdizionale dei diritti, in Commentario al codice civile, diretto da A. Scialoja e G. Branca, libro sesto, Bologna-Roma 1959.