TRIVULZIO, Antonio seniore
– Nacque a Milano il 18 gennaio 1455 dai patrizi Pietro e Laura Bossi.
Compì studi giuridici, che portò a termine pur scegliendo, ancora molto giovane, la carriera ecclesiastica. Non ancora ventenne, infatti, entrò nell’Ordine dei canonici regolari di s. Antonio di Vienne e di lì a poco fu ordinato prete. Per volere del duca Francesco Sforza la famiglia Trivulzio godeva dal 1452 della commenda della chiesa di S. Antonio Abate, ubicata vicino al duomo, che fu affidata a Trivulzio nel 1467 in qualità di abate commendatario.
Il padre era stato consigliere di Francesco Sforza, che nello stesso 1467 lo aveva investito del feudo di Trivulzio Lodigiano e due anni dopo lo aveva nominato commissario e luogotenente di Milano e del distretto di Alessandria. Dopo la morte di Sforza nel 1469, Pietro Trivulzio giurò fedeltà al suo legittimo erede, Gian Galeazzo Maria, che aveva appena sette anni (Litta, 1835, tav. II).
Gli stretti rapporti con gli Sforza consentirono ad Antonio di entrare in relazione con il Consiglio privato della reggente, Bona di Savoia, che si era circondata di un gruppo di fidi consiglieri nella speranza di arginare le mire dei fratelli del defunto marito. Nel 1477 Trivulzio fu nominato ambasciatore a Parma, nel 1480 si recò a Napoli, mentre nel 1483 fu inviato in missione a Roma, dove tornò più volte nel corso di quel decennio (Moschini, 2006, p. 63 nota 40). Alle missioni diplomatiche Trivulzio affiancò incarichi di governo: nel 1479-80 fu capitano del Lago Maggiore e nel 1482-83 della Val Lugano.
Il 27 agosto 1487 venne eletto vescovo di Como, titolo che mantenne per tutta la vita. Due anni più tardi, nel 1489, fece parte del corteo nuziale che da Napoli accompagnò Isabella d’Aragona a Milano, in occasione del matrimonio con il duca Gian Galeazzo Sforza; nel 1495 fu inviato a Venezia.
Pienamente ascrivibile alla fazione guelfa, sin dagli esordi della sua carriera diplomatica Trivulzio aveva coltivato stretti rapporti con la corte dei Valois, divenendo un punto di riferimento per il governo francese, insediatosi nel Ducato di Milano dopo la caduta di Ludovico il Moro nel 1499. Grazie alla sua brillante carriera di ambasciatore e al sostegno del cugino, Gian Giacomo Trivulzio, egli fu invitato da Sforza, in procinto di lasciare Milano (6 settembre 1499) a formare un governo provvisorio insieme con il generale degli umiliati Gerolamo Landriani, l’arcivescovo di Bari Giovanni Giacomo Castiglioni e Francesco Bernardino Visconti, poi affiancati, su loro stessa indicazione, da altri otto notabili e giureconsulti milanesi. Furono proprio Trivulzio e Visconti a reggere le sorti del ducato, cercando di scongiurare incidenti e tumulti fino all’arrivo di Luigi XII a Milano (Moschini, 2006, pp. 62 s., 66). Durante il soggiorno del sovrano in città, tra il 6 ottobre e l’8 novembre 1499, Trivulzio organizzò, tra il resto, un festeggiamento in suo onore presso il monastero di S. Antonio Abate di cui, come si è visto, era abate commendatario (p. 72 e nota 64).
Ancora una volta protagonista dei tentativi di riorganizzazione amministrativa dei territori conquistati, egli entrò a fare parte del Senato dello Stato di Milano, l’organo istituito da Luigi XII con l’editto di Vigevano dell’11 novembre 1499 (pp. 72 s.). Tuttavia, forte dell’appoggio della fazione ghibellina e delle ribellioni scoppiate in alcune città del ducato, nella primavera del 1500 Ludovico Sforza riconquistò per poche settimane Milano, dopo avere assediato per tre mesi il Castello Sforzesco, al cui interno erano rimasti asserragliati, tra gli altri, Trivulzio insieme con altri membri del governo (p. 101 e nota 148). Al termine dell’assedio, il 12 aprile, due giorni dopo la sconfitta di Sforza a Novara, si aprirono fitte trattative tra il cardinale Giorgio d’Amboise e alcuni patrizi milanesi per ridurre l’ingente indennità chiesta dai francesi alla città, unica alternativa al saccheggio; ancora una volta fu determinante l’apporto di Trivulzio, che riuscì a ridurre il risarcimento a 300.000 scudi da pagarsi in diverse rate (p. 140). Merita segnalare che, di fronte alla richiesta di una somma da corrispondere nel mese di luglio, Trivulzio si adoperò ancora, benché invano, per ridurre l’esborso, salvo ottenere l’esenzione per alcune abbazie detenute a vario titolo dalla famiglia Trivulzio, particolare che gli attirò l’ostilità dei suoi concittadini (pp. 201-203).
Per ordine del cardinale di Amboise, inoltre, furono consegnati al vescovo di Como gioielli e oggetti preziosi sequestrati alla fine di aprile del 1500 a Giovan Francesco Marliani, uno dei fautori del ritorno degli Sforza, incarcerato a Milano dopo una breve fuga (pp. 150 s.). Ne fece le spese anche il senatore Francesco Bernardino Visconti, costretto all’esilio in Francia nel giugno del 1500 e accompagnato lungo il cammino verso il confino proprio da Trivulzio (p. 158). E in occasione dell’insediamento dei tre nuovi rappresentanti francesi nel ducato, il 23 luglio egli tenne un solenne discorso di elogio nei confronti di Luigi XII di fronte alla folla riunita in piazza duomo (pp. 189 s.).
Sempre in quel torno di tempo, tra il 1499 e il 1502, egli resse il Capitolo della cattedrale di S. Donaziano a Bruges. La fedeltà alla monarchia francese è testimoniata, inoltre, dall’esplicito appoggio di Luigi XII per la nomina cardinalizia, che gli fu conferita il 28 settembre 1500 da Alessandro VI Borgia. A partire da questa data Trivulzio risulta ascritto tra gli auditori di Rota, in qualità di uomo «integer vitae, prudens, iustus, liberalis, rebus magnis agendis idoneus, singulari auctorittate praestans» (Il tribunale della Sacra Rota..., 1717, pp. n.n. dopo il frontespizio). Il 5 ottobre ricevette la porpora con il titolo di cardinale presbitero di S. Anastasia al Palatino e preparò solenni festeggiamenti che, a dispetto della difficile situazione in cui versava la città, si tennero il 1° gennaio 1501 nella chiesa di S. Antonio Abate. Nel febbraio di quell’anno ospitò il cardinale di S. Pietro in Vincoli Giuliano della Rovere (futuro Giulio II), con il quale ispezionò le nuove dotazioni di artiglieria all’interno del Castello Sforzesco (Moschini, 2006, pp. 185 nota 166, 198 nota 209, 205).
Trivulzio partecipò al conclave del settembre 1503 sostenendo la candidatura del cardinale d’Amboise, che uscì sconfitto; dopo il brevissimo pontificato di Pio III Piccolomini, i cardinali si riunirono nuovamente nel mese di ottobre ed elessero Giulio II della Rovere. Il neoeletto pontefice, che da tempo conosceva Trivulzio, non tardò a conferirgli un incarico assai prestigioso: dal 1505 al 1506 fu nominato camerlengo del Sacro Collegio. Il 1° dicembre 1505 dello stesso anno scelse di titolo di cardinale di S. Stefano di Monte Celio.
Morì a Roma il 18 marzo 1508 e fu tumulato nella chiesa di S. Maria del Popolo.
Fonti e Bibl.: Milano, Fondazione Trivulzio, Araldica Trivulzio, b. 7, c. 174; Archivio di Stato di Mantova, Archivio Gonzaga, b. 1634 (lettere del 31 gennaio e 3 febbraio 1501); Archivio di Stato di Modena, Cancelleria estero ambasciatori Milano, bb. 16, 17, 19 (1500-01).
Il tribunale della Sacra Rota descritto da Domenico Bernino, Roma 1717, p. 347; P. Litta, Famiglie celebri d’Italia, Trivulzio di Milano, Torino, 1835, tav. II; L.G. Pélissier, Documents pour l’histoire de la domination française dans le Milanais (1499-1513), Toulouse 1891, pp. 17-28; J. D’Auton, Chroniques de Louis XII, a cura di R. Maulde de la Clavière, III, Paris 1893, pp. 28 ss.; L. von Pastor, Storia dei papi, III, Roma 1925, pp. 525-531; C. Santoro, Gli uffici del Comune di Milano nel periodo visconteo-sforzesco, Roma 1950, pp. 12 nota 4, 13 nota 5, 16, 21 nota 3, 26 nota 4, 281, 284; Storia di Milano, VII, L’età sforzesca dal 1450 al 1500, Milano-Roma 1956, ad ind.; L. Cerioni, La diplomazia sforzesca nella seconda metà del Quattrocento e i suoi cifrari segreti, Roma 1970, pp. 96, 102, 104, 108 s., 111, 115; L. Arcangeli, Gian Giacomo Trivulzio marchese di Vigevano e il governo francese nello Stato di Milano (1499-1518), in Vigevano e i territori circostanti alla fine del Medioevo, a cura di G. Chittolini, Milano 1997, pp. 29, 30, 31 e nota 97; Camera apostolica. Documenti relativi alle diocesi del Ducato di Milano, II, I «Libri annatarum» di Sisto IV (1471-1484), a cura di G. Battioni, Milano 1997, pp. 267, 408; S. Moschini, Luigi XII duca di Milano. Gli uomini e le istituzioni del primo dominio francese (1499-1512), Milano 2004, ad ind.; Id., La Francia nel Ducato di Milano. La politica di Luigi XII, Milano 2006, ad indicem.