TADINI, Antonio (o Gianantonio)
Nacque a Romano di Lombardia il 30 gennaio 1754 dal conte Antonio Defendente e da Marta Guizzardi.
Sesto di dieci fratelli, dal 1768 frequentò il Seminario vescovile di Bergamo dove, fra il 1772 e il 1774, ricevette gli ordini minori e, nei tre anni successivi, i maggiori. In quegli anni ebbe alcuni incarichi di insegnamento presso lo stesso Seminario, nel 1773 come «inservientes infirmis», dal 1774 al 1777 come «sub magister». Secondo Giuseppe Bravi, Tadini avrebbe insegnato grammatica (Bravi, 1835, p. 4).
Il ritrovamento di un diploma di laurea in arti e medicina conseguito a Padova da un certo Giovanni Tadini di Bergamo ha fatto ipotizzare che fra il 1778 e il 1782 Tadini abbia frequentato l’ateneo patavino: ipotesi che giustificherebbe l’alta preparazione scientifica di Tadini, normalmente attribuita a una formazione autodidatta.
Nel 1783 fu nominato lettore di filosofia al Collegio mariano dove insegnò per dieci anni. Nel 1786 sostituì il collega Lorenzo Mascheroni (1750-1800), trasferitosi a Pavia, assumendo anche l’incarico di bibliotecario e accettando la direzione del gabinetto di fisica, fondato due anni prima in seguito alla riforma del Collegio.
Nella loro corrispondenza successiva, i due discutono di questioni scientifiche e riferiscono notizie sui colleghi e sulla città; emergono inoltre informazioni sui problemi incontrati da Tadini nel Collegio, alcune critiche al tipo di insegnamento impartito e ai deputati, soprattutto per quanto riguardava l’amministrazione del gabinetto: pur avendone approvata la creazione, i deputati non mostravano interesse e collaborazione per la realizzazione della «sala delle sperienze» («I nostri signori deputati han passato la parte di fabbricare un appartamento per la fisica sperimentale; ma temo che la brina abbiala fatta gelare», Tadini a Mascheroni, 21 maggio 1787, Bergamo, Biblioteca civica Angelo Mai, MMB 666, c. 128).
Fra il 1789 e il 1791 Tadini effettuò viaggi di osservazione geologica e mineralogica nelle valli e montagne bergamasche, piemontesi e svizzere che lo portarono anche a conoscere a Ginevra, nel 1790, Horace-Bénédict de Saussure (1740-1799).
Nel maggio 1793 Tadini si dimise dal Collegio, probabilmente in seguito a un generale clima di ostilità venutosi a creare, qualche mese prima, intorno alla discussione della tesi di un suo allievo. Nel 1792 Faustino Tadini, alunno dell’omonimo Gianantonio, aveva presentato infatti, per la «pubblica conclusione» di filosofia, una ricerca in cui spiegava scientificamente un fenomeno prima ritenuto miracoloso. Si trattava dell’origine di una fonte situata nelle vicinanze di «una chiesuola posta in luogo paludoso» (ibid., Archivio Tadini, faldone IV). La tesi, tacciata di eresia, fu segnalata alle pubbliche autorità di Venezia, ma la comunicazione degli inquisitori non arrivò in tempo: la discussione ebbe luogo e l’accusa decadde.
Dopo le sue dimissioni, Tadini si dedicò agli studi per il calcolo delle tavole idrometriche per la città di Bergamo e, nel 1794, in risposta a un quesito postogli dal conte Marco Bressani, pubblicò due opuscoli: Lettera del sig. Gianantonio Tadini al nobile signor Marco Bressani patrizio bergamasco. Se l’ingrandire a’ cocchi le ruote dinanzi agevoli o difficolti la loro salita su per l’erte della Città e Lettera seconda al nobile signor Marco Bressani patrizio bergamasco. Se le ruote anteriori de' cocchi aggrandite siano pericolose allo scendere di città in borgo. Dell’anno successivo è invece il suo Sulla teorica de’ fiumi. Sono inoltre questi gli anni in cui Tadini intraprese a Bergamo il suo esperimento sulla caduta dei gravi.
Iniziato a Bergamo da Mascheroni e basato su quello progettato ed eseguito qualche anno prima a Bologna da Giambattista Guglielmini (1760-1817), l’esperimento mirava a dimostrare la rotazione terrestre attraverso l’osservazione della deviazione subìta da un grave in caduta.
Fra il 1794 e il 1795, Tadini studiò il problema ed effettuò una serie di lanci. La precisione e la meticolosità che accompagnarono l’esperimento bergamasco fornirono ai risultati sperimentali di Tadini un’affidabilità fino a quel momento inedita. Tadini fu inoltre il primo a fornire un adeguato supporto teorico all’esperimento correggendo i calcoli di Guglielmini e giungendo a delle formule per il calcolo delle deviazioni che tennero per la prima volta conto della convergenza della gravità al centro e della resistenza dell’aria. I suoi risultati teorici furono pubblicati nel 1796 sul Giornale fisico-medico di Luigi Valentino Brugnatelli (Opuscolo intorno alla deviazione de' corpi cadenti dall'alto, in Avanzamenti della medicina e fisica, I (1796), pp. 171-193; Volgarizzamento del calcolo della deviazione orientale, ibid., III (1796), pp. 123-142; Della deviazione australe e d'altri minuti articoli di calcolo, ibid., IV (1796), pp. 146-172). La divulgazione degli esiti sperimentali si fece invece attendere fino al 1815 (Quotidianae terrae conversio devio corporum casu demonstrata).
Con l’arrivo dei francesi e la nascita della Repubblica Cisalpina, Tadini entrò nella vita politica assumendo cariche pubbliche importanti. Nel 1797 venne nominato da Bonaparte rappresentante per il dipartimento del Serio nel Consiglio degli juniori della Repubblica Cisalpina. La sua carriera politica culminò tuttavia il 16 aprile 1798 con la nomina a ministro dell’Interno. Dopo soli tre mesi, Tadini però si dimise. Le ragioni non sono note, ma nel maggio dello stesso anno un dispaccio dell’ambasciatore Gian Galeazzo Serbelloni (1744-1802) comunicava a Parigi i nomi dei politici da sostituire, fra cui anche quello di Tadini, «non amante dei francesi» (Zaghi, 1992, p. 177). L’8 agosto dello stesso anno diventò però assessore nel XV circondario del dipartimento del Serio e dal 1802 partecipò al Collegio dei dotti di Bergamo.
Per Tadini, l’arrivo dei francesi coincise anche con l’abbandono dell’abito talare. Come riferì il parroco di Romano di Lombardia, Angelo Maria Lucchetti, al vicario foraneo in occasione della fine del suo mandato nel 1823: «il prete Antonio Tadini […] vive in pieno secolare già dalla rivoluzione a questa parte: né sacramenti, né ufficio, né Chiesa, eccetto una messa festiva sentita stando in piedi come una statua e sempre vestito secolare» (Bergamo, Archivio storico diocesano, Stato del clero 1824).
Come molti italiani che avevano aderito al regime francese, durante il periodo dell’occupazione austro-russa Tadini fuggì in Francia. Da Grenoble, scrisse a Mascheroni in cerca di un impiego (Tadini a Mascheroni, 5 dicembre 1799, Bergamo, Biblioteca civica Angelo Mai, MMB 672). Tornò a Bergamo solo nell’estate 1800, dopo la visita al capezzale di Mascheroni a Parigi nel luglio dello stesso anno.
Nel 1802 fu nominato membro del Collegio elettorale de’ dotti della Repubblica italiana, nel 1804 idraulico nazionale, nel 1806 ispettore generale del Corpo di acque e strade da cui venne però congedato nel 1814 con decreto vicereale in seguito a insanabili contrasti con i colleghi.
Si interessò all’origine delle proprietà agrarie della laguna veneta, alla canalizzazione delle acque del padovano e fu autore di importanti studi di idraulica che lo resero noto in Francia e in Germania.
Morì a Romano di Lombardia il 12 luglio 1830.
Bergamo, Biblioteca civica Angelo Mai, Archivio Tadini, Lettere a Carlo Marieni (1789-1830), MMB 223; L. Mascheroni, Carteggio, MMB 665-71, R 68 3 10/42; G. Mangili, Corrispondenza, G-Z, 79 R 7; C. Caversazzi, Tadini Antonio (note biografiche), MMB 175; Bergamo, Archivio della Misericordia maggiore, MIA 1299; Bergamo, Archivio storico diocesano, Stato del clero 1824; Archivio di Stato di Milano, Uffici Regi P.S., b. 28; Archivio storico dell’Università di Padova, bb. 236 e 379; Bergamo, Archivio del Seminario vescovile, Liber Examinum pro litteris 1768-71; Liber Ordinationum 1731-76; Acta Congregationis, f. 4, cc. varie; Archivio di Stato di Venezia, Inquisitori di Stato, b. 15.
G. Bravi, Analisi delle opere di A. T., Bergamo 1835; P. Franchini, Esame a confronto delle formole idrometriche di T. e di Eytelwein, Milano 1842; G. Olivari, Cenni biografici del sommo idraulico A. T., Romano di Lombardia 1881; A. Tadini, Appunti di viaggio per le Alpi bergamasche dell’abate A. T. di Romano di Lombardia, a cura di A. R. Galbiati, Lodi 1996; I. Rosati, G. A. T. e le ispezioni idrauliche nell'Italia napoleonica, tesi di laurea in storia, Università degli studi di Milano, a.a. 2002-2003; A. Fiocca, L’ispettore generale A. T. tra idrodinamica e idraulica sperimentale, in Rivista Napoleonica, VII-VIII (2003), pp. 177-210; G. Giannini, Verso Oriente. G. T. e la prima prova fisica della rotazione terrestre, Firenze 2012.