TALPA, Antonio
– Nacque a San Severino Marche il 1° aprile 1536 da Pier Antonio e da Livia Abbati, esponenti del ceto dirigente locale. Ebbe due fratelli più piccoli: Arsenio, che entrò nella Congregazione dell’Oratorio della sua città, ed Evandro, che «si applicò ai maneggi domestici, e al mantenimento e propagatione della famiglia» (Marciano, 1693, p. 89).
La formazione, avviata sotto la guida dell’umanista Agostino Rongone, fu perfezionata all’Università di Perugia, dove studiò diritto; una volta conseguito il dottorato intraprese la carriera politica e amministrativa e ricoprì l’incarico di podestà a Spoleto. Tornato a San Severino, nel 1569, iniziò a orientarsi verso un percorso ecclesiastico. Dopo un ritiro spirituale presso l’abbazia di S. Maria a piè di Chienti partecipò all’esperienza comunitaria intrapresa nella chiesa di S. Salvatore (poco fuori la sua città) dal fratello Arsenio e da altri «sacerdoti esemplari, e riformati» (ibid., p. 90).
Su segnalazione del vescovo di Camerino presso il cardinale Girolamo Rusticucci, a quell’epoca segretario papale, Talpa si recò a Roma, insieme con altri due compagni, per discutere della fondazione di un seminario da affidare alle loro premure nella propria città natale. A Roma, nel 1569, ebbe modo di avvicinare Filippo Neri e di partecipare ai colloqui e agli esercizi spirituali che si tenevano a S. Girolamo della Carità. L’inserimento negli ambienti oratoriani fu agevolato dalla mediazione di Cesare Baronio, che incontrò nei successivi mesi a Spoleto; nella città umbra il futuro cardinale esortò Talpa a tornare a Roma per entrare nel nuovo sodalizio di S. Giovanni dei Fiorentini. Si delineavano le condizioni per un rapporto di stima duraturo che, negli anni seguenti, si sarebbe tradotto nella collaborazione al progetto del Martirologio e degli Annali, per i quali Talpa avrebbe fornito consigli e suggerimenti.
Una volta presi i voti, nel 1571, Talpa iniziò a frequentare assiduamente l’Oratorio e fu ammesso da Filippo Neri nella comunità di S. Giovanni dei Fiorentini insieme con Tommaso Bozio e Nicolò Gigli. Avvalendosi della sua preparazione in campo giuridico, si occupò della sistemazione regolare e dell’organizzazione della vita comunitaria del nascente istituto filippino; fondamentale fu il suo apporto alla stesura delle prime costituzioni del 1583 e di quelle successive del 1588. Assunse vari incarichi, tra cui quelli di segretario e membro della deputazione dei cinque responsabili del regime universale della Congregazione, oltre che di soprintendente dei giovani della casa. Ebbe la cura della libreria (primo nucleo della Biblioteca Vallicelliana) e redasse relazioni sullo stato economico della Congregazione. Fu soprintendente alle fabbriche e diresse i lavori di realizzazione della chiesa di S. Maria in Vallicella.
Si fece promotore, parallelamente, di iniziative esterne all’Oratorio. Si segnala in tal senso la fondazione a Roma del Collegio polacco, modellato su altri istituti nazionali di recente fondazione; Talpa si impegnò, in particolare, nel redigere un regolamento per i giovani chierici polacchi convittori. Per volontà di Filippo Neri fu confessore di Camillo de Lellis, cui fornì consigli rispetto alla creazione dell’Ordine dei ministri degli infermi.
La sua idea di Oratorio, non sempre convergente con quella di Filippo Neri e di Baronio, lo indusse a farsi promotore di un’espansione della Congregazione al di fuori di Roma. Determinante fu il suo interessamento per la nascita nel 1579 di una casa filippina a San Severino Marche. Tra i fondatori di questa prima filiazione fu il fratello Arsenio; Talpa indicò a lui e ai confratelli marchigiani un piano organico in cui illustrò la fisionomia della Congregazione nella forma e nelle finalità che fino a quel momento andava maturando. Nel 1586, per conto dei confratelli della Vallicella, si recò in Abruzzo per prendere possesso in qualità di generalis procurator et administrator dell’abbazia di S. Giovanni in Venere, dove si ponevano le premesse per la nascita della futura Congregazione di Lanciano.
In quello stesso anno, insieme con altri compagni – tra cui il futuro cardinale Francesco Maria Tarugi – si portò a Napoli, dove avviò il progetto di fondazione di una casa filippina. In seguito alla partenza di Tarugi, nominato arcivescovo di Avignone, assunse un ruolo di primo piano nella Congregazione partenopea; divenne suo superiore con il titolo di rettore e si adoperò nel dare forma alla nascente istituzione. Durante la permanenza a Napoli, sotto la sua guida l’Oratorio conobbe un ampio radicamento e accolse tra le proprie fila un crescente numero di sodali, in molti casi provenienti dalle fila del patriziato. Talpa individuò nell’episcopato un fondamentale interlocutore per i confratelli, sottoposti in qualità di chierici secolari all’autorità dei rispettivi ordinari diocesani; mantenne intense relazioni, in particolare, con il vescovo Ottavio Acquaviva d’Aragona e con il successore, il cardinale Decio Carafa.
L’esperienza comunitaria partenopea portò alla luce una divergenza di posizioni tra Roma e Napoli intorno alla fisionomia dell’istituto oratoriano, esasperatasi all’indomani della scomparsa di Filippo Neri. Se da un lato i padri della Vallicella sostenevano l’idea di una «repubblica oligarchica» in cui il preposito doveva essere un primus inter pares, Talpa si mostrava favorevole a un progetto di centralizzazione in senso gerarchico e di un governo prepositurale «perpetuo» e «assoluto». Auspicava inoltre un’esperienza religiosa dai connotati più rigidi e austeri, prossima ai modelli di vita regolare degli ordini religiosi. La differenza di vedute appariva difficilmente conciliabile; la necessità di portare avanti percorsi autonomi sarebbe culminata nel regime di separazione delle case, riconosciuto a titolo definitivo nel 1612.
L’impostazione di governo di Talpa creò di fatto contrasti anche all’interno della stessa casa napoletana, in particolare con il confratello Troiano Bozzuto, futuro vescovo di Capri, legato alla Vallicella e fautore della linea romana. Lo scontro si esasperò anche in seguito all’opposizione, da parte di Talpa, all’apertura di una nuova sede oratoriana nella zona spagnola della capitale, caldeggiata dal viceré per il tramite di Bozzuto.
Durante il soggiorno napoletano, intervallato da fasi di ritorno alla Vallicella dovute a congregazioni e incontri con i vecchi sodali, Talpa dava una sistemazione scritta alla sua riflessione teorica. All’indomani della congregazione generale tenuta a Roma nel 1596 iniziò a comporre il trattato Instituto della Congregatione dell’Oratorio, in cui esprimeva quella che per lui doveva essere la natura dell’istituto filippino. L’Oratorio, nella sua prospettiva, aveva messo in atto la «Riforma del clero e del popolo» per impulso di Filippo Neri, che avrebbe risvegliato una città, Roma, «addormentata in un profundo letargo di un habito invecchiato» (Roma, Archivio della Congregazione dell’Oratorio, A.II.35, c. 12r). La ‘riforma’ si sarebbe così irradiata nelle case oratoriane di successiva istituzione, soprattutto grazie all’operato dei vescovi, fino a divenire universale. La ricercata insistenza su categorie come quella di ‘riforma’ evidenzia come l’Oratorio per Talpa avesse contribuito a generare un rinnovamento all’interno del mondo cattolico.
Fu autore di una quindicina di opere inedite, tra cui Del modo di restituire e conservare l’osservanza regolare, un Breve trattato del buon governo delle religioni, nel quale si prova esser migliore per una congregatione il governo perpetuo et assoluto, che temporaneo e limitato e un Principio e progresso de la Congregatione de l’Oratorio di Napoli da l’anno 1586 fino a l’anno 1615.
A Napoli esplicò anche la sua passione per l’architettura, supervisionando la realizzazione della fabbrica della chiesa dei girolamini, per la quale si raccordò con l’architetto Giovanni Antonio Dosio e con i maestri attivi nel cantiere. Espresse il desiderio di erigere una chiesa simile a S. Giovanni dei Fiorentini emulando al contempo la Vallicella, a dispetto delle ristrettezze finanziarie; esaminò vari disegni e progetti, continuando a seguire a distanza i lavori della Chiesa Nuova a Roma. Nella capitale del Regno si adoperò affinché i chierici di S. Paolo potessero disporre della chiesa di S. Maria in Cosmedin e inoltre promosse la nascita del monastero di S. Giuseppe, presso cui indirizzò alcune aristocratiche donne devote, esortandole ad abbracciare le regole da lui stabilite.
Godeva di ampio credito presso alcuni settori della corte di Roma. Era frequentemente consultato dal cardinale Carlo Borromeo che, nella scelta delle regole per gli oblati, si avvalse del suo parere e dei suoi consigli. «Fu di più havuto in molto pregio da più Cardinali», tra cui Ottavio Parravicino, Ludovico de’ Torres, Pietro Campori, Decio Carafa e Alessandro de’ Medici (futuro Leone XI); mantenne intense relazioni anche con l’ala oratoriana del collegio, formata da Silvio Antoniano, Cesare Baronio e Francesco Maria Tarugi (Marciano, 1693, p. 100).
Morì a San Severino il 14 gennaio 1624, al termine di una lunga infermità iniziata nell’estate precedente. Nel testamento olografo datato 1° gennaio 1609 aveva istituito erede universale la Congregazione; i funerali solenni furono celebrati a Napoli nella chiesa dei girolamini e a San Severino.
Fonti e Bibl.: La corrispondenza di Talpa è a Napoli, Archivio della Congregazione dell’Oratorio, I, II, III, VIII.2, IX.1, X.1-2, XI.1, XII.2, XIII.1, XIV.1, XV.1-2, XVI, XXXI, CII.14, CIII.1, CXXII, CXLIV.5, CLXVI.4-5; Roma, Archivio della Congregazione dell’Oratorio, A.I.16, A.I.35, B. II, B. III, B.IV, P. I, Q.I.5, Q.V.1; Firenze, Archivio della Congregazione dell’Oratorio, 2.5, 48; Milano, Biblioteca Ambrosiana, F.140. Sul Collegio polacco, A. Talpa, De Collegii Poloni in Alma Urbe institutione, a cura di M. Borrelli, in Documenti napoletani sulla fondazione del Seminario polacco in Roma, in Asprenas, IX (1962), 4, pp. 10-16. Il Principio e progresso de la Congregatione de l’Oratorio di Napoli da l’anno 1586 fino a l’anno 1615 è stato edito in M. Borrelli, Le costituzioni dell’oratorio napoletano, Napoli 1968. Il trattato Instituto della Congregatione dell’Oratorio è custodito in due esemplari manoscritti in Biblioteca apostolica Vaticana, Vat. lat., 6662, e in Roma, Archivio della Congregazione dell’Oratorio, A.II.35; è stato pubblicato in G. Incisa della Rocchetta, Il trattato del p. Antonio Talpa sulle origini e sul significato dell’Istituto della Congregazione dell’Oratorio, in Oratorium. Archivum historicum Oratorii Sancti Philippi Nerii, IV (1973), pp. 3-41. Un esemplare non autografo del Breve trattato del buon governo delle religioni, nel quale si prova esser migliore per una congregatione il governo perpetuo et assoluto, che temporaneo e limitato è in Roma, Archivio dei chierici regolari della Madre di Dio, Miscellanea: Opere del V. P. Giovanni Leonardi. Lo scritto Del modo di restituire e di conservare l’osservanza regolare è rintracciabile in Napoli, Archivio della Congregazione dell’Oratorio, XV.2, 37-50; il testamento si trova ibid., C.5; un lungo elogio ibid., XXXII.7-8, Libro dei defunti.
G. Marciano, Memorie historiche della Congregatione dell’Oratorio, II, Napoli 1693, pp. 89-106; Id., The lives of father A. T., and the ven. father Eustachio, of the Naples Oratory: and of father Giambattista Prever, of the Turin Oratory, London 1851, pp. 1-43; A. Bellucci, P. A. T. architetto, in Archivi, XX (1953), pp. 22-42; C. Gasbarri, L’Oratorio filippino (1552-1952), Roma 1957, p. 29; L. Ponnelle - L. Bordet, Saint Philippe Neri et la sociéeté romaine de son temps (1515-1595). Préface du T.R. P. Maurice Duprey, Paris 1958; G. Piras - G. Leonardi - M. De Funes, La Congregazione e il Collegio di Propaganda Fide di J.B. Vives, Roma 1976; A. Cistellini, San Filippo Neri. L’Oratorio e la Congregazione oratoriana. Storia e spiritualità, I-III, Brescia 1989, II, p. 833, passim; D. Del Pesco, Alla ricerca di Giovanni Antonio Dosio: gli anni napoletani, in Bollettino d’arte, LXXVII (1992), 71, pp. 15-66 (in partic. pp. 36-40, 42, 48, 51); M.T. Bonadonna Russo, La prima tappa: la casa oratoriana di S. Severino, in La Congregazione dell’Oratorio di San Filippo Neri nelle Marche del ’600. Atti del Convegno, Fano... 1994, a cura di F. Emanuelli, Fiesole 1996, pp. 41-52; Ead., Origine e sviluppo dell’Oratorio di San Filippo Neri, in Rivista di storia della Chiesa in Italia, 2001, vol. 55, pp. 3-17; M. Gotor, I beati del papa. Santità, Inquisizione e obbedienza in età moderna, Firenze 2002, pp. 36-38, 56, 141 s., 227; V. Fiorelli, Una esperienza religiosa periferica: i monasteri di madre Serafina di Dio da Capri alla terraferma, Napoli 2003, pp. 14 s.; G. Cassiani, Padre Filippo e le ‘Indie’. Alle radici del progetto missionario dell’oratorio, in Rivista di storia della Chiesa in Italia, 2008, vol. 62, pp. 47-80 (in partic. pp. 74 s., 79); S. Ditchfield, Baronio storico nel suo tempo, in Cesare Baronio tra santità e scrittura storica, a cura di G. A. Guazzelli - R. Michetti - F. Scorza Barcellona, Roma 2012, pp. 3-21 (in partic. pp. 3, 5 s.).