Tari, Antonio
Filosofo italiano (Santa Maria Capua Vetere, Caserta, 1809 - Napoli 1884). Insegnò nell’univ. di Napoli (dal 1861). Uomo di larga erudizione e di vari interessi, T. si formò nell’ambiente hegeliano della prima metà, e respirò l’atmosfera vivace della seconda metà dell’Ottocento napoletano, ma esercitò scarso influsso sulla cultura contemporanea. Il suo hegelismo si concilia con la fede in un trascendente e inconoscibile assoluto («l’Innominabile»). Più noto il suo sistema estetico, di derivazione hegeliana e herbartiana, che si caratterizza non tanto per la struttura filosofica, di scarsa originalità, quanto per la vivacità e la ricchezza letteraria dell’esposizione e dell’esemplificazione, che resero famose anche le sue lezioni universitarie. La sua opera principale è l’Estetica ideale (1863), che vuol essere una «estesinomia», una metafisica del bello, volta a indagare l’essenza del bello nello spirito conoscente, e a dedurne le varie categorie (del sublime, del comico, del drammatico). La seconda parte del sistema (Estetica esistenziale), «estesigrafia», che ricerca attraverso i regni della natura il bello oggettivo, da T. ritenuto indispensabile materia prima al lavoro della fantasia, uscì postuma in larga scelta nella Critica (1923-26), mentre il testo integrale è stato pubblicato nel 1987; la terza parte (Estetica reale), «estesiprassia», che indaga il bello concreto, nella sua realizzazione effettiva nell’opera d’arte e sviluppa la dottrina delle varie arti, è rimasta inedita fino al 2003. Tra le altre opere si ricordano: Ente, spirito e reale (1872); Lezioni di estetica generale (post., 1884); Saggi di estetica e di metafisica (post., 1911). Scrisse anche vari saggi di critica musicale.