TEBALDEO, Antonio
Si chiamava propriamente Tebaldi, ma latinizzò il suo nome, secondo il così diffuso vezzo del tempo, in Tebaldeo. Nacque a Ferrara nel 1463, e visse a lungo quivi e a Mantova, accarezzato da quei principi e precettore d'Isabella d'Este, prima e dopo il matrimonio di lei con Francesco Gonzaga. Fu anche, in seguito, segretario di Lucrezia Borgia, finché all'epoca di Leone X si trasferì a Roma, godendovi i favori di quel pontefice. A Roma era anche nel 1527, e nel sacco, di cui diede vivace e angosciata pittura in lettere agli amici, perdette libri e sostanze, sicché visse da allora in poi in ristrettezze, fino al 1537, anno della sua morte.
Il T. compose ecloghe pastorali, epistole in terza rima, stanze e una quantità di sonetti. Appartiene a quella schiera di poeti, che nella seconda metà del Quattrocento, pur essendo partiti dall'esemplare petrarchesco, assumendo del modello soprattutto la virtuosità e forzandone le eleganze e gli artifici, riuscirono a una forma di lirica lambiccata, manierata e contorta, che fu battezzata, con nome che ebbe fortuna, un "secentismo anticipato". Di questa scuola il T. ha tutte le proprietà e tutti i difetti; pur non potendosi negare che è un verseggiatore facile, e, in qualche raro momento, anche abbastanza felice.
Bibl.: A. D'Ancona, Del secentismo nella poesia cortigiana del sec. XV, in Pagine di letteratura e di storia, 2a ed., Firenze 1914, p. 119 segg.; U. Renda, Nuove rime volgari di A. T., Teramo 1910, estratto da Rivista abruzzese; G. De Lisa, Un rimatore cortigiano del Quattrocento, Salerno 1928.