VALSECCHI, Antonio
(in religione Antonino). – Nacque a Verona il 25 dicembre 1708 dal veronese Giordano e dalla vicentina Elisabetta Orgiana.
A diciassette anni entrò nell’Ordine dei predicatori, assumendo il nome di fra Antonino e scegliendo la Congregazione del beato Giacomo Salomoni, istituzione domenicana che da oltre sessant’anni nel territorio della Repubblica di Venezia realizzava la piena osservanza regolare, secondo le Costituzioni domenicane. Il 28 settembre 1726 nel convento dei Ss. Martino e Rosa di Conegliano, dove visse il noviziato, emise la propria professione religiosa nell’Ordine fondato da s. Domenico.
Gli anni seguenti videro il giovane Valsecchi intraprendere con profitto gli studi di filosofia e teologia, presso l’importante convento del SS. Rosario alle Zattere in Venezia. Sotto la guida di prestigiosi docenti domenicani quali Fulgenzio Cuniliat e Bernardo Maria de Rubeis, acquisì in breve tempo una sicura competenza che gli consentì di iniziare a quasi venticinque anni la carriera di professore. Oltre al lavoro di precettore di giovani nobili veneziani, nel 1733 intraprese la carriera accademica nello Studio domenicano insegnando filosofia, cercando di aggiornare il metodo scolastico «colla scorta delle Matematiche, dell’osservazioni e dell’esperienza» (Pellegrini, 1792, p. 10), e gli fu conferito il titolo di lettore.
Gli anni Quaranta del Settecento lo videro però soprattutto impegnato nella predicazione dai pulpiti più ambiti di molte città italiane, «riputato dovunque uno de’ più illustri Sacri Oratori» del suo tempo, unendo «ad una splendida e maestosa eloquenza la conveniente gravità di dottrina», secondo la testimonianza di Domenico Maria Pellegrini (1792, pp. 10 s.).
Risalgono a questo periodo le prime opere date alle stampe da Valsecchi: nel 1740 egli intervenne in difesa del confratello Daniele Concina con le Riflessioni sopra la lettera responsiva ad un amico intorno alla Quaresima appellante. Poi, deceduto l’amico Apostolo Zeno nel 1750, pubblicò la sua Orazione in morte di Apostolo Zeno, che aveva già riscosso positiva accoglienza subito dopo la morte del letterato veneziano. Solo dopo la morte di Valsecchi furono stampate le sue Prediche quaresimali e i Panegirici e discorsi.
Mentre per la terza volta a Padova egli stava predicando con successo la Quaresima, nel 1756 avvenne un fatto che indirettamente dette una svolta alla sua vita: morì il domenicano Giacomo Mora, «pubblico primario professore di Teologia» (Pellegrini, 1792, p. 13) e proprio Valsecchi fu designato a succedergli sulla cattedra che da tre secoli era sempre occupata da un frate domenicano. Soprattutto fu Alvise Mocenigo, poi doge di Venezia, ma allora influente riformatore allo Studio di Padova, a vincere la resistenza del frate veronese, inizialmente contrario ad accettare: con il voto del Senato veneto e il decreto del doge Francesco Loredan del 22 settembre 1757, Valsecchi assunse il prestigioso incarico. Dal 1758, per trentatré anni e quindi fino alla morte, egli si dedicò all’insegnamento della teologia nell’ateneo patavino.
La sua Oratio ad theologiam (1758), prolusione con cui dette inizio ai suoi corsi esponendo contenuti e metodo della teologia, già pubblicata nello stesso anno, fu ristampata postuma molti anni dopo, insieme alle Praelectiones theologicae (1805) che contengono le lezioni seguite dagli studenti nel loro quadriennio di studio. Come ricorda Angelo Mariano Cisco (1862), il docente veronese è «fra’ più zelanti nel sostituire ai metodi della scolastica i nuovi metodi del suo tempo», in cui si vuole «esaltare il metodo, che si fondava sulle osservazioni e sull’analisi dei fatti»; ma allo stesso tempo egli si mantiene costantemente fedele alla dottrina del confratello s. Tommaso d’Aquino.
Il lungo periodo della docenza a Padova fu contrassegnato dalla redazione delle opere più note di Valsecchi, secondo un programma unitario e progressivo che si sviluppò nell’arco di oltre vent’anni. Nel 1765 apparve Dei fondamenti della religione e dei fonti dell’empietà; La religion vincitrice fu pubblicata nel 1776 e il trittico completato nel 1787 con La verità della Chiesa cattolica romana dimostrata e difesa.
L’insieme di questi testi realizzò una trattazione apologetica di indubbio successo editoriale, tanto che le ristampe di queste opere valsecchiane si succedettero perfino in pieno Ottocento, anche con traduzioni dall’originale italiano in francese, spagnolo, inglese e polacco, nonché in latino.
In pieno clima illuministico, Valsecchi si propose di rispondere così agli argomenti dei philosophes che diffondevano ovunque le proprie idee, ma che egli considerava già sconfitti. I contemporanei Voltaire, Jean-Jacques Rousseau, Paul Henri Dietrich d’Holbach e D’Alembert, per lui portatori di disordine e confusione, gli apparivano inferiori agli autori che già nel Seicento si erano opposti agli insegnamenti della Chiesa: «il moderno filosofismo colla sua lunga rabbiosa guerra contro la religione cristiana non ha acquistato un palmo sol di terreno, né ha recato alla religione in se stessa il minimo nocumento», scrive Valsecchi nella sua Religion vincitrice (I, p. 36), dove attacca l’Esame degli apologisti di Nicolas Fréret. Partendo dalla sua prima opera dedicata alla religione naturale, il domenicano, ottimo conoscitore dei Padri della Chiesa e degli scrittori antichi, conclude il suo percorso affermando la verità della Chiesa cattolica.
Nell’ultima parte della sua vita, tentò di redigere un complesso di vite parallele sullo stile di Plutarco, che avrebbe dovuto comprendere Rousseau e Voltaire, Thomas Hobbes e Benedetto Spinoza; ma la morte gli impedì di portarlo a termine e solo nel 1816 il confratello Valerio Nordio poté dare alle stampe quanto già preparato.
A seguito di un peggioramento della salute, al termine di una vita vissuta nella pietà, nella devozione e nell’osservanza religiosa domenicana, il 15 marzo 1791 Valsecchi morì a Padova; dopo solenni onoranze, fu sepolto nel chiostro del convento domenicano di S. Agostino.
Un elogio con notizie biografiche, pronunciato dopo la morte dal confratello Domenico Maria Pellegrini, prefetto della Biblioteca Zeniana al convento del Rosario di Venezia, fu pubblicato a distanza di pochi mesi.
Opere. Riflessioni sopra la lettera responsiva ad un amico intorno alla Quaresima appellante, Venezia 1740; Orazione in morte di Apostolo Zeno, poeta e storico cesareo, Venezia 1750; Oratio ad theologiam, Patavii 1758; Dei fondamenti della religione e dei fonti dell’empietà libri tre, Padova 1765; La religion vincitrice, I-II, Padova 1776; La verità della Chiesa cattolica romana dimostrata e difesa, Padova 1787; Panegirici e discorsi, Bassano 1792; Prediche quaresimali, Venezia 1792; Praelectiones theologicae, Padova 1805; Ritratti o vite letterarie e paralleli di G.J. Rousseau, e del sig. di Voltaire, di Obbes, e di Spinosa, e vita di Pietro Bayle, Venezia 1816.
Fonti e Bibl.: Bologna, Archivio provinciale domenicano, Fondo V, II.620, 12-18: permessi e licenze a Valsecchi; Padova, Università degli studi, Archivio storico, ARC.575.45: A. Valsecchi, Acroasis de Trinitatis mysterium, dicembre 1761; Roma, Archivio generale dell’Ordine dei predicatori, XI.5300: lettera a B.M. de Rubeis, 1755; lettera su Valsecchi a Innocenzo Fantoni, 1762; XIII.315: lettere di Valsecchi, 1764; XIII.20890, Consilia Collegii SS. Rosarii; Venezia, Biblioteca nazionale Marciana, Mss. it., cl. X, 52 (=6705): Lettere di Antonino Valsecchi 1753-65; Vicenza, Biblioteca civica Bertoliana, Epistolari, 62, Epistolario Antonino Valsecchi, 2 bb.
B.M. de Rubeis, De rebus Congregationis sub titulo beati Jacobi Salomonii [...] commentarius historicus, Venetiis 1751, pp. 490 s.; G.V. Patuzzi, Vita del padre Daniello Concina dell’Ordine de’ Predicatori che serve di compimento alle celebri lettere teologico-morali di Eusebio Eraniste, Brescia 1768, passim; G.B.M. Contarini, Notizie storiche circa li pubblici professori nello Studio di Padova scelti dall’Ordine di san Domenico, Venezia 1769, pp. 104-108; G.A. Ferrari, Laudatio in funere F. Antonini Valsecchii, Patavii 1791; D.M. Pellegrini, Elogio del Padre M. A. V. dell’Ordine de’ Predicatori, Venezia 1792; Saggi scientifici e letterarj dell’Accademia di Padova, III, Padova 1794, pp. IX-XVI; D.S.B., V. (A.), in Biografia universale antica e moderna, LIX, Venezia 1830, pp. 478 s.; Nuovo dizionario storico ovvero biografia classica universale, V, Torino 1836, p. 856; N.N., V. (A.), in Biografia degli italiani illustri nelle scienze, lettere ed arti del secolo XVIII..., a cura di E. De Tipaldo, IV, Venezia 1837, pp. 206-208; V. (A.), in Dizionario universale delle scienze ecclesiastiche, a cura di Ch.-L. Richard - J.-J. Giraud, X, Napoli 1853, pp. 125 s.: A.M. Cisco, V. (A.), in Enciclopedia ecclesiastica, a cura di P. Pianton, VII, Venezia 1862, pp. 755-757; A. Prandi, Religiosità e cultura nel Settecento italiano, Bologna 1966, pp. 256-378; C. Fabro, Introduzione all’ateismo moderno, Roma 1969, pp. 380-383; A. Prandi, Cristianesimo offeso e difeso. Deismo e apologetica cristiana nel secondo Settecento, Bologna 1975, pp. 245-314; P. Del Negro, Giacomo Nani e l’Università di Padova nel 1781. Per una storia delle relazioni culturali tra il patriziato veneziano e i professori dello Studio durante il XVIII secolo, in Quaderni per la storia dell’Università di Padova, XIII (1980), pp. 77 s.; Id., Bernardo Nani, Lorenzo Morosini e la riforma universitaria del 1761, ibid., XIX (1986), pp. 116 s.; G. Lorizio, Eschaton e storia nel pensiero di Antonio Rosmini: genesi e analisi della Teodicea in prospettiva teologica, Napoli 1988, passim; M. Rosa, Settecento religioso: politica della Ragione e religione del cuore, Venezia 1999, passim; Professori e scienziati a Padova nel Settecento, a cura di S. Casellato - L. Sitran Rea, Padova 2002, passim; A. Barzazi, Gli affanni dell’erudizione. Studi e organizzazione culturale degli ordini religiosi a Venezia tra Sei e Settecento, Venezia 2004, pp. 218-415; M. Mancini, Lana alle carni. La riforma domenicana a Venezia nel Sei-Settecento, Bologna 2010, pp. 295-348.