VENEZIANO, Antonio
Poeta, nato a Monreale il 7 gennaio 1543, morto in prigione a Palermo il 2 agosto 1593. Ebbe vita avventurosa, per non dire procellosa: esigli, processi, catture. Caduto prigioniero dei pirati algerini mentre al seguito di don Carlo d'Aragona, duca di Terranuova, si recava alla corte di Spagna, pare avesse a compagno di sventura il Cervantes, che a ogni modo lo conobbe e gli dedicò alcune ottave.
Ingegno versatile e pieghevolissimo, dettò impeccabili epigrammi latini ed eleganti prose volgari; ma soprattutto gli diedero fama le improvvisazioni, per le quali si servì del nativo dialetto che assurge con lui a dignità di forma letteraria. Scrisse in 290 strambotti un elogio della sua donna (la Celia), canzoni spirituali, d'amore e di sdegno, ottave, proverbî, composizioni burlesche, poemi d'equivoco argomento (il Puttanesimo, la Cornaria, l'Arangeide), una Nenia, quattro Trionfi, di cui uno in lingua spagnola, intermezzi poetici per commedie e sacre rappresentazioni di carattere mistico-fantastico. In generale scarsa ispirazione deriva il V. dai casi della sua vita, pittoresca e suggestiva; la monotonia del suo greve bagaglio poetico è rotta appena qua e là dai segni di un temperamento bizzarro e mordace. Non si può tuttavia negare che i motivi cari alla poesia del secolo, il petrarchismo e il concettismo, travestiti in forme popolari e dialettali, acquistino una certa comunicatività. Ciò spiega come il popolo, dopo aver costruito una leggenda sulla vita del V. si sia impadronito della sua poesia, tuttora ammirata in Sicilia.
Bibl.: G. Pitrè, A. V. nella leggenda popolare siciliana, in Arch. stor. sic., XIX (1894), pp. 3-17; G. Millunzi, A. V., ibid., p. 18 segg.; U. A. Amico, Per la solennità centenaria di A. V., Firenze 1894; E. Mele, M. Cervantes y A. Veneziano, Madrid 1914; F. Biondolillo, Un celebre poeta del Cinquecento in Sicilia: A. V., in Rivista d'Italia, 1914, pp. 847-63; S. Vento, Petrarchismo e concettismo in A. V., Roma 1917.