ZENO (Zen), Antonio
Figlio di Pietro Zeno, capitano generale della lega dei cristiani contro i turchi, e di Agnese Dandolo, nacque fra il 1326 e il 1334. Apparteneva a un’autorevole famiglia dell’aristocrazia veneziana.
Le date indicate sono quelle del matrimonio tra Pietro e Agnese, e della morte di quest’ultima. Tra i loro figli, grande fama ebbe Carlo (v. in questo Dizionario), mentre il fratello maggiore di Zeno, Niccolò (1326-1402; testamento nel 1400, redatto a Murano), ricoprì numerose cariche pubbliche e fu protagonista, con Antonio, di un viaggio nel Mare del Nord.
Le informazioni disponibili (anche quelle sulla famiglia) sono basate sul resoconto del discendente Nicolò Zeno jr. (1515-1565), pubblicato a Venezia nel 1558 (facsimile a cura di Lucas, 1898) dal tipografo editore Francesco Marcolini assieme alla relazione del viaggio in Persia compiuto nel 1472 da Caterino Zeno; la stampa comprende anche una carta dell’Atlantico settentrionale (la Mappa di Zeno) approntata sulla base delle notizie fornite dai due navigatori e delle poche carte della zona allora esistenti. Nicolò jr. afferma di aver tratto ed elaborato il resoconto da un gruppo di lettere trovato a Venezia in un magazzino di famiglia. Numerosi sono tuttavia i dubbi sull’autenticità della Mappa di Zeno, nella quale sono rappresentate molte terre inesistenti, che sopravvissero tuttavia per oltre un secolo sulle mappe che raffiguravano l’Atlantico (quella disegnata nel 1569 da Mercatore riproduceva la misteriosa Frislandia): il suo compilatore si era rifatto soprattutto alla carta delle regioni settentrionali compilata nel 1537 da Olaus Magno e alla mappa del cartografo danese Claudio Clavio (1388-1426). Anche se alcuni studiosi (in particolare Da Mosto, 1933) avevano negato la veridicità del resoconto, la letteratura critica più recente, a cominciare da Padoan (1989, 1990 e 1992), si è dimostrata invece propensa per molti aspetti a ritenere veritiere le vicende che ebbero per protagonisti nell’Europa settentrionale e nei territori del Nordamerica i due fratelli veneziani.
In ogni caso il resoconto e la carta ad esso allegata attirarono già nel Cinquecento l’attenzione dei viaggiatori elisabettiani (in particolare John Dee e Martin Frobisher) interessati all’individuazione del passaggio a Nordovest. La relazione fu tradotta in inglese e pubblicata da Richard Hakluyt sia nei Divers voyages touching the discoverie of America (Londra 1582) che nelle Principall Navigations (Londra 1600). Questa traduzione, riveduta ed annotata, fu stampata nell’Ottocento da R.H. Major per la Hakluyt Society (The voyages of the Venetian brothers Nicolò and Antonio Zeno, Londra 1873).
Secondo il resoconto cinquecentesco, nel 1384 Antonio Zeno raggiunse il fratello Niccolò a Frislanda, il principale centro dell’omonima isola (nell’arcipelago delle Fær Øer), ove rimase per quattordici anni.
Partito da Venezia nella primavera del 1383 per recarsi a commerciare nelle Fiandre, nel canale della Manica Niccolò Zeno venne sorpreso da una tempesta che sfasciò la sua nave all’altezza del citato arcipelago. Fu soccorso, ospitato e ben accolto, assieme ai suoi marinai, dal principe Zichmni (vale a dire Henri Sinclair, barone di Roslin [1350-1404], vichingo per parte di madre, vassallo del regno di Norvegia e feudatario delle isole Orcadi, che stava cercando di sottomettere); prestò i suoi servigi di abile marinaio al principe, e venne posto a capo della sua flotta.
Nell’autunno 1387 Antonio Zeno subentrò in tutte le cariche al fratello, che rientrò a Venezia dopo un viaggio compiuto nei mesi estivi in Islanda (raggiunta presso l’attuale Capo Portland) e illustrato in una lettera (la prima che, dopo molto tempo, avrebbe fatto circolare nell’Europa centromeridionale notizie su quell’isola).
Nel 1397, sempre secondo il resoconto cinquecentesco, Antonio Zeno conobbe un pescatore rientrato alle Fær Øer dopo ben ventisei anni di assenza, e ne ottenne il racconto sorprendente (ma corroborato anche da testimonianze materiali, e considerato credibile), di un soggiorno nell’attuale Nuova Scozia.
Il pescatore narrò d’esser stato spinto da una tempesta, coi suoi compagni, verso Occidente, e di aver fatto naufragio su un’isola da lui chiamata Estotiland (probabilmente la Nuova Scozia), dove venne raccolto e portato dagli abitanti (secondo Padoan, 1989, Id., 1992 vichinghi che avevano ormai perso il contatto col paese d’origine piuttosto che amerindi) in una città popolosa, nella quale sarebbe vissuto cinque anni. Affermò inoltre di aver visto libri in latino nella libreria del re del luogo, e di aver constatato che gli abitanti dell’isola, molto ricca e popolata, estraevano ogni tipo di metalli, fra i quali abbondava l’oro, e intrattenevano rapporti commerciali con Engroveland da dove traevano pellicce, zolfo e pece; inoltre seminavano il grano, producevano la cervogia (birra), possedevano boschi di grande estensione, costruivano navi e navigavano, anche se non conoscevano la bussola.
Successivamente il pescatore e i suoi sodali furono inviati dal re di Estotiland in un paese chiamato Drogio, situato a Sud (quindi nella parte nordoccidentale dell’attuale Massachussetts), ma avendo fatto naufragio furono catturati da feroci popolazioni antropofaghe; qualcuno sopravvisse peraltro, insegnando agli indigeni l’uso delle reti da pesca, e restò molti anni in loco prima di rientrare in Estotiland e poi nelle Fær Øer.
Antonio Zeno ottenne dal vassallo del re di Norvegia, il barone di Roslin (colpito da questi racconti), il comando effettivo di una spedizione destinata a esplorare tali luoghi, ma si trovò anch’egli in difficoltà per una tempesta, perse la rotta e si indirizzò verso un’isola che fu chiamata Icaria (probabilmente Terranova), senza poter sbarcare per l’ostilità degli abitanti. Dopo averla bordeggiata, Zeno riprese il largo e raggiunse, il 2 giugno 1398, la punta meridionale della Groenlandia (Capo Farvel), che fu chiamata Promontorio della Trinità, dove trovarono una popolazione eschimese, composta da individui piccoli e timorosi, che abitavano una terra dal clima allora temperato. Contro la volontà di Roslin, secondo il quale sarebbe stato opportuno che Antonio Zeno rientrasse alle Fær Øer con quelli che lo avessero voluto, il navigatore veneziano continuò l’esplorazione delle coste e si dedicò alla fondazione di una colonia.
Zeno morì prima del 29 maggio 1403, quando stava per tornare – dalle Fær Øer– a Venezia.
Aveva sposato in data imprecisata una certa Nicoletta, di cui non si conosce il cognome, dalla quale ebbe tre figli.
Dello scoprimento dell’isola Frislanda, Eslanda, Engrovelanda, Estotilanda e Icaria fatto per due fratelli Zeni, messer Nicolò il cavaliere e messer Antonio, libro uno, in G.B. Ramusio, Navigationi e viaggi, a cura di M. Milanesi, IV, Torino 1983, pp. 187-201 (precedente ediz. in fac-simile a cura di W.F. Lucas, The voyages of the Venetian brothers Niccolò and Antonio Zeno, Londra 1873). P. Zurla, Dissertazione intorno ai viaggi e scoperte settentrionali di Nicolò ed Antonio fratelli Zeni, Venezia 1808; C. Zahrtmann, Remarks on the Voyages in the Northern Hemisphere ascribed to the Zeni of Venice, in Journal of the R. Geograpjical Society, V (1835), pp. 102-108; J. Lelewel, Tavola di navicare di Nicolò e Antonio Zeni, in Géographie duMoyen-Age, IV (1852), pp. 77-108; H. Vogelsang, Die Insel Friesland und die Reisen der Gebrüder Zeno, in Das Ausland: Wochenschrift für Länder, Berlin 1872, pp. 1162-1168; R. H. Major, Dei viaggi dei fratelli Zeno: dissertazione, in Archivio veneto, VII, 1 (1873), pp. 301-326; F. Krarup, Zeniers Reisen til Norden, Copenaghen 1878; A.E. Nordenskiöld, Om Brödern Zenos Resor och de Aldsta Kartor öfver Norden, Stoccolma 1883; E. Beauvois, Les voyages transatlantiques des Zeno, Lovanio 1890; G. Storm, Om Zeniernes Rejser, Cristiania 1891; F.W. Lucas, The Annals of the Voyages of the Brothers Nicolò and Antonio Zeno in the North Atlantic about the End of the Fourtenth Century and the Claim founded thereon to a Venetian Discovery of America, Londra 1898; A. Da Mosto, I navigatori Nicolò e Antonio Zeno, in Gli Archivi di Stato italiani. Miscellanea di Studi storici, Firenze 1933, I, pp. 293-308; M. Modigliani, Sui navigatori Nicolò e Antonio Zeno, in Bollettino della Società Geografica Italiana, s. 6, XII (1935), pp. 53-55; E. Grazzini, Il viaggio in settentrione di Nicolò e Antonio Zeno, Milano 1943; W.H. Hobbs, Zeno and the Cartography of Greenland, in Imago Mundi, VI (1949), pp. 15-19; Id., The Fourteenth-Century Discovery of America by Antonio Zeno, in Scientific Monthly, LXXII (1951), pp. 24-31; J. Pohl, The Sinclair Expedition to Nova Scotia in 1398, Pictous 1950; Id., Prince «Zichmni» and the Zeno narrative, in Terrae incognitae, II (1970), pp. 754-786; id., Prince Henry Sinclair. His expedition to the New World in 1398, New York 1974; F. Ambrosini, Paesi e mari ignoti. America e colonialismo europeo nella cultura veneziana (secoli XVI-XVII), Venezia 1982, ad ind.; P. Del Negro, Il mito americano nella Venezia del Settecento, Padova 1986, ad ind.; G. Padoan, Sulla relazione cinquecentesca dei viaggi nord-atlantici di Nicolò e Antonio Zen (1383-1403), in Quaderni veneti, IX (1989), pp. 7-103; Id., Radiografia filologica della relazione cinquecentesca dei viaggi nord-atlantici degli Zen (1383-1403), in Venezia e i Caboto. Le relazioni italo-canadesi. Atti… 1990, Venezia 1992, a cura di R. Mamoli Zorzi e U. Tucci, Venezia 1992, pp. 53-60; L. De Anna, Le isole perdute e le isole ritrovate. Cristoforo Colombo, Tile e Frislanda. Un problema nella storia dell’esplorazione, nordatlantica, Turku 1993, ad ind.; G. Galliano, Sinclair, Colombo, Zeno e la scoperta dell’America, in Rappresentazioni e pratiche dello spazio in una prospettiva storico-geografica. Atti… San Faustino-Massa Martana… 1995, Genova 1997, pp. 259-266; B. Smith, Earl Henry Sinclair’ fictitious trip to America, in New Orkney Antiquarian Journal, II (2002), pp. 47-68; A. di Robilant, Venetian navigators: the voyages of the Zen brothers to the far North, Londra 2011; Id., Irresistible North. From Venice to Greenland in the Trail of the Zen Brothers, New York 2011; F. Stok, recensione a A. di Robilant, Irresistibile Nord, in Classiconorroena, XXXI (2013), pp. 31-40.