CABELLA (della Gabella), Antoniotto
Seaterius genovese, partecipò come popolano alla vita amministrativa e politica della città. Immatricolato nell'arte della seta insieme con un Cristoforo Cabella e con un Paolo Cabella, forse parenti o addirittura fratelli suoi risulta appartenente all'arte nel 1464, quando figura fra i presenti ad una assemblea per l'elezione del notaio; nel 1467 ne è console, nel 1472 istituisce un lascito di 50 lire a favore dell'arte, da prelevarsi su somme a lui accreditate nel Cartulare Regiminis del Banco di S. Giorgio.
Infatti era stato protettore del Banco nel 1462; ufficiale nel 1466 e nel 1470; dal Banco, nel 1465, era stato inviato come ambasciatore presso Francesco Sforza; era anche stato tra i riformatori degli statuti nel 1466 e nel 1467 e tra gli ufficiali di Moneta nel 1469.
Ma la sua fama è legata al "tradimento" di cui lo tacciò per secoli, sulla scorta del Giustiniani, la storiografia non solo ligure, accusandolo di avere ceduto per denaro ai Turchi, nel 1475, la città di Caffa, importante colonia marittima nel Ponto, centro di irradiazione dell'espansione commerciale genovese in Crimea (oggi Feodosija, URSS). Il Vigna lo vide invece come "uomo semplice, meticoloso, ma retto" (p. 783), in fondo inadatto a fronteggiare le molteplici difficoltà della guida della colonia, non solo per la presenza nella città di "gente astuta e pronta ai raggiri", ma soprattutto per i dissidi che contrapponevano l'uno all'altro i diversi gruppi etnici e religiosi componenti la comunità di Caffa, e per la varietà degli interessi commerciali, economici e politici di privati e di fazioni, che dividevano anche le stesse minoranze. Il C. non era in grado né di regolare autorevolmente il difficile giuoco che richiedeva il governo di una comunità così poco omogenea, sottoposta per giunta agli attacchi continui ed alla oppressione fiscale dei Turchi, né di svolgere il delicato compito di arbitro che spesso al console genovese incombeva nelle discordie tra i principi tartari confinanti.
Difficile - per non dire impossibile - determinare ora quale sia stata la posizione del C. nei confronti degli intrighi politici, dei compromessi disonesti, delle attività equivoche svolte dai funzionari genovesi del Banco di S. Giorgio e dagli esponenti delle altre minoranze in rapporto con i dibattuti problemi della successione dell'episcopato armeno di Caffa, della nomina del capitano della Campagna (della persona incaricata, cioè, di amministrare la regione circostante la città), del conferimento delle cariche pubbliche nella città e nei castelli della Tauride. I dispacci inviati dal C. a Genova - che pure denunciano più o meno apertamente tali intrighi -, così come le lettere dei suoi emuli, avversari e detrattori, lasciano infatti adito ad ogni valutazione dell'operato del console, comprese le meno benevole - come quella di recente proposta dal Małowist.
Comunque il C., designato fin dal 27 ag. 1471 come console, provvisore emassaro a Caffa, ricevette le istruzioni il 10 giugno 1472 e giunse a Caffa nell'aprile del 1473. Investito immediatamente delle funzioni dimassaro, subentrò al console uscente soltanto il 31 luglio 1474. Le sue lettere ai Protettori dimostrano in lui una somma prudenza, o quanto meno il desiderio di evitare errori attenendosi alle leggi in vigore od alle disposizioni del Banco. Ma la sua richiesta di direttive specifiche, avanzata fin dal settembre 1474, doveva rimanere senza riposta: essa giunse a Genova alla metà di aprile dell'anno seguente, mentre già ai primi di giugno la flotta turca era sotto le mura di Caffa. Portato prigioniero a Costantinopoli nell'agosto, "vi periva indi a poco di capestro".
Fonti e Bibl.: Genova, Bibl. universitaria, Liber secundus decretorum seu capitularum artis Seateriorum, ms. B II 25, pp. 44r, 59v, 77r; Genova, Bibl. Franzoniana: F. Federici, Abecedario delle famiglie nobili genovesi (ms. sec. XVIII), sub voce; A.Giustiniani, Annali della Repubblica di Genova, Genova 1854, II, pp. 472-480 (dove si riferisce la versione raccolta da Cristoforo da Mortara che fu, giovanetto, presente agli avvenimenti); A.Vigna, Codice diplom. delle Colonie Tauro-Liguri durante la signoria dell'Ufficio di San Giorgio, in Atti della Società ligure di storia patria, VII, 1 (1871), pp. 92, 183, 270, 801-873; 2 (1879), pp. 21-205, 783 s. (di partic. interesse le due lettere che il C.scrisse ai Protettori, alle pp. 117 ss., 197 ss.); M. Małowist, Kaffa,Kolonia genuénska na Krymie i problem wschodni w latach,1453-1475 (Caffa, colonia genovese in Crimea e la questione orientale negli anni 1453-1475), Warszawa 1957, pp. 301-325; R. Di Tucci, Lineamenti stor. dell'industria serica genovese, in Atti della Società ligure di storia patria, LXXI (1948), p. 48.