ADORNO, Antoniotto I
Può considerarsi il vero tipo del capo-fazione del sec. XIV. Audace e intelligente, astuto ed ambizioso, sobrio e laborioso, per vent'anni primeggiò tra i suoi concittadini, in mezzo a tumulti, ribellioni, maneggi d'ogni specie. Risoluto ed energico nel difendere il potere, punì senza misericordia i sovvertitori dell'ordine; mentre, privato cittadino, non cessò di tramare contro il governo, approfittando, alla testa della sua fazione, di ogni tumulto. Trovò i suoi sostenitori specialmente tra i ghibellini del popolo minuto, mentre fu avversato dai guelfi di ogni grado, e specialmente dai primati del popolo, cioè della borghesia. Il 17 giugno 1378 fu doge per poche ore, e dovette cedere il posto a Niccolò Guarco. Caduto in sospetto di congiurare contro il Guarco, esulò, ma ricomparve in Genova appena il popolo, oppresso dal peso delle gabelle, si sollevò contro il doge (1383). Nella lotta vinse un altro, Leonardo Montaldo. Morto costui di peste, l'anno dopo, Antoniotto A. ottenne il dogato senza contrasto. Sostenitore di Urbano VI contro Carlo III di Durazzo, lo fece condurre a Genova e si adoperò per mettere fine allo scisma che divideva la cristianità, ottenendo, in compenso, ingrandimenti territoriali per la repubblica. Aiutò poi i Siciliani nella conquista dell'isola di Gerbe, cooperò all'impresa contro Tunisi ed alla repressione dei pirati barbareschi (1389). Nel 1390, insidiato dai Fregoso, quando vide inutile la resistenza, s'imbarcò e fuggì. Ma il nuovo doge Giacomo Fregoso, osteggiato dagli A. e dai Guarco, presto dové fuggire e lasciar nuovamente il posto ad Antoniotto (aprile 1391). Il quale fece decapitare alcuni nobili e cercò con tutti i mezzi di consolidare il suo potere. Ma dové ancora fuggire, lasciando il seggio ducale ad Antonio Montaldo. L'A. si strinse allora a Gian Galeazzo Visconti, desideroso di allargare il suo potere da quelle parti, e due volte tentò di rientrare in Genova, fino a che, nel 1393, fu vinto da Antonio Montaldo in aspro combattimento per le vie della città. Genova era in preda all'anarchia, famiglie e fazioni si dilaniavano. I Ghibellini, partigiani dell'A., si trovarono in un certo momento padroni della città e saccheggiarono ed incendiarono il palazzo arcivescovile (3 settembre 1394). Il 4 settembre 1394 Antoniotto A. e Antonio Montaldo, apparentemente rappacificati, convocarono i cittadini per l'elezione del doge: il primo riuscì eletto a grande maggioranza, con grave disappunto dei primati del popolo, con soddisfazione della plebe minuta, stanca delle lotte provocate da pochi ambiziosi, impoverita per il ristagno dei commerci, desiderosa di pace. Ma i Fieschi dalla valle del Bisagno, i Guarco da Gavi, i Montaldo da Ronco minacciavano. Non sapendo come rimediare, l'A. offrì la signoria di Genova a Carlo VI, re di Francia, rinunciò alla dignità dogale, ed accettò di governare in nome del re. Il 18 marzo 1397 cedette il posto al nuovo governatore francese e si ritirò nel marchesato di Finale, dove morì di peste (5 luglio 1398).