ANTOZOI (dal gr. ἄνϑος "fiore" e ζῶον "animale", lat. scientifico Anthozoa; fr. anthozoaires; ted. Anthozoen, Blumentiere; ingl. stony corals, flexible corals, precious corals, sea-pens)
Sono animali marini tutti assai belli per forma e colore, quasi sempre con parvenza di fiori, donde il nome di fioranimali o animali-fiori. Nella zoologia sistematica formano una classe del tipo Cnidarî (v.). Sono quindi urticanti, forniti di celenterio, a simmetria raggiata, e hanno la parete del corpo costituita da ectoderma, mesoglea ed entoderma.
Negli Antozoi tutti gl'individui hanno esclusivamente la forma polipoide, non mai la medusoide; e questi polipi in talune specie si trovano isolati, ma nella maggior parte sono aggregati in colonie o cormi. Essi sono dunque Cnidarî polipomorfi spesso cormificanti.
Nelle specie ad individui isolati (1, 2, 3, 4, 5, fig.1) il polipo è, schematicamente, un cilindro cavo, in cui si distingue la parete involvente o colonna, la base inferiore o suola, delimitata dal lembo, la base superiore o disco, limitato dal margine; e sul disco una corona periferica di tentacoli che lascia un'area centrale libera, peristoma, al centro della quale si apre la bocca che è a fessura; questa non si solleva a cono come negl'Idrozoi polipoidi, né si prolunga in fuori a cilindro come nelle Acalefe, ma s'invagina nell'interno formando un tubo, lo stomodeo; essa poi, ad un angolo della fessura, ha un bitorzoletto o gonidio e talora a tutti e due gli angoli: il gonidio e il gonidulo; e qualche volta (Ceriantarî) è cinta da una sua propria corona tentacolare distinta dalla periferica predetta.
Nelle specie ad individui aggregati, cioè formanti cormo (6 e 7, fig. 2), i polipi costitutivi o zooidi sono collegati da una massa comune o cenosoma, la quale può essere più o meno voluminosa. Alle volte è incospicua e gli zooidi sono strettamente aderenti, altre volte è abbondante ed allora gli zooidi restano lassi, distanti. Nei casi di abbondanza, il cenosoma può avere l'aspetto di stoloni o di membrane più o meno spesse, portanti, bene distinti, gli zooidi; ovvero (e più sovente) l'aspetto di masse voluminose, nelle quali gli zooidi sembrano impiantati e lasciano scorgere distinta soltanto la parte superiore del cilindro. Le masse possono avere parvenza laminare incrostante o parvenza eretta, globoide, mammillosa, palmata, flabellata, dendritica, ecc.
I cormi si formano non per aggregazione di polipi liberi che si avvicinano, si toccano, si compenetrano, ma per un processo di scissione o di gemmazione di un polipo originario; processo assai diffuso nel regno animale e che serve alla moltiplicazione agamica di individui, viventi poi liberi ed indipendenti, ma che nel caso presente non si compie per intero in modo da separare nettamente i due individui, ma solo in parte, così da lasciare in comune fra i due derivati una porzione di corpo, che materialmente li collega, il cenosoma.
Negli Antozoi il celenterio è concamerato (figg. 3, 4, 5 e 7) cioè non semplice come negli Idrozoi (v.), sibbene frastagliato da tramezzi longitudinali in camere, come nelle Cubomeduse (v.). I tramezzi o setti sono laminette sottili foliacee, verticali, che staccandosi dalla parete del corpo si dirigono radialmente verso l'asse ideale del cilindro. Essi si uniscono in alto allo stomodeo ed in basso si arrestano a distanza dall'asse. Il loro numero è sempre pari e per ogni specie è costante. Vi sono alcune specie che ne hanno soltanto sei (Antipatarî), molte altre che ne hanno otto (Alcionarî), moltissime poi che li hanno appaiati: sei, dodici, ventiquattro, quarantotto paia, ecc. (Attiniarî, ecc.). E quando sono numerosi non sono tutti eguali e sono distinti in setti di primo, secondo, terz'ordine, ecc. Le camere o logge in basso si aprono nella cavità centrale unica, in alto sono chiuse dallo stomodeo e si prolungano ciascuna col cavo dei tentacoli.
La parete del corpo varia assai di spessore secondo il grado maggiore o minore di espansione dell'individuo; assai spesso nella parte superiore della colonna essa presenta un fascio circolare di fibre muscolari, una specie di sfintere, che entra in funzione quando l'animale si retrae su sé stesso. Lo stomodeo scende dalla bocca nell'interno del celenterio per circa un terzo ed assai spesso presenta una doccia longitudinale che può terminare in basso con una linguettina e che dicesi sifonoglifo. Talora vi è una doccetta più piccola opposta alla prima. L'una e l'altra sono in corrispondenza con gli angoli della fessura boccale e coi rispettivi gonidio e gonidulo. Ogni setto quando è completo, come nelle Attinie, è una lamina sottile che originandosi dalla parete del corpo presenta per lo più, da ambo le facce, un fascio muscolare longitudinale per tutta la lunghezza dal lembo al margine, chiamato muscolo parietale pari; poi per lo più, pure da ambo le facce, un fascio muscolare obliquo dalla suola alla regione inferiore della colonna, detto muscolo limbale pari; infine presenta un robusto muscolo longitudinale quasi a metà della lamina, dalla suola al disco, e sviluppato soltanto su una delle due facce, che si chiama muscolo laminare impari, e questo non esiste mai costantemente sulla stessa faccia per tutti i setti, ma ora su una, ora sull'altra e ciò secondo regole determinate che saranno esposte in altro luogo (v. alcionarî, attiniarî). Il setto, oltre ai muscoli, quando è completo, porta le gonadi che si presentano su ognuna delle due facce quasi sempre come ingrossamenti longitudinali nella regione mediana, cioè non mai verso il disco e verso la suola e sempre parallele ed all'interno del fascio muscolare impari. Pare che di norma le gonadi siano in uno stesso individuo tutte maschili o tutte femminili. Inoltre in un setto completo il margine libero, cioè non attaccato allo stomodeo, presenta un orlo cordoniforme che spesso, nella porzione superiore, è quasi triplo e nella inferiore si prolunga staccato dal margine, in forma di cordoncino libero che si chiama aconzio. Il complesso di queste strutture costituisce i filamenti mesenterici ed enteroidi. Infine, nei setti, vi è assai spesso un'apertura detta septostoma verso la regione suborale, che fa comunicare una loggia con l'altra; a questa in alcune specie se ne aggiunge una seconda verso la parete e molto più in basso.
Negli Antozoi la simmetria raggiata non è assoluta come nelle Acalefe, ma unita alla bilateralità: è dunque radiobilaterale o biradiale. Questa modalità all'esterno non è rilevabile salvo nella rima orale, che non è rotonda ma ellissoide, anzi quando è chiusa costituisce una semplice fessura lineare. All'interno invece si rivela chiaramente, massime praticando sezioni trasversali, in primo luogo per la figura ellittica dello stomodeo, poi per la posizione unilaterale del muscolo settale longitudinale impari. In tali sezioni, se si fa passare una linea per la lunghezza dell'ellissi dello stomodeo si ottengono due metà che sono l'una all'altra simmetriche ma non congruenti e che si possono designare come destra e sinistra rispetto all'angolo stomodeale del sifonoglifo, quando si consideri questo come ventrale.
Lo sviluppo degli Antozoi è per lo più quasi diretto. L'uovo contiene poco o pochissimo tuorlo, quindi subisce segmentazione totale, più o meno adeguale, che produce un'archimorula. Questa dà luogo alla planula o blastula liberamente natante, da cui ha origine la gastrula, sia per invaginazione sia per delaminazione e talora per embolia. La gastrula si fissa con un polo, mentre dal polo opposto emette i tentacoli in successione varia. Contemporaneamente si originano i setti ed anche questi in ordine vario; e prende origine pure lo stomodeo.
La parete del corpo di un antozoo consta, come in tutti i Cnidarî, di ectoderma, mesoglea ed entoderma. La mesoglea sta fra gli altri due strati ed è una lamina di sostanza gelatinosa più o meno densa, priva di cellule proprie, che talora presenta accenno di fibre, e che viene secreta dai due strati cellulari che la racchiudono. Questi due sono di carattere epiteliale e constano della stretta riunione di molte cellule, per lo più alte e strette, che in apparenza somigliano molto fra loro, ma che tuttavia si possono distinguere in tectorie, ciliate, ghiandolari, mioepiteliali, sensitive, nervose, cnidogene, interstiziali; le varie sorta sono distribuite variamente a seconda delle regioni del corpo e relativi organi.
La classe degli Antozoi viene distinta in cinque ordini dei quali alcuni con sottordini:
Ordine 1°. - Alcionaria, con simmetria octoradiata, setti singoli, tentacoli pinnati; comprendenti i tre sottordini: Alcionacei, Gorgoniacei, Pennatulacei (8, fig. 2).
Ordine 2°. - Antipatharia, con simmetria esaradiata, setti singoli, tentacoli subulati; senza sottordini (9, fig. 2).
Ordine 3°. - Actiniaria, con simmetria esaradiata, setti appaiati, tentacoli per lo più subulati; comprendenti i tre sottordini: Zoantacei, Attinacei, Madreporacei (10, fig. 2).
Ordine 4°. - Ceriantharia, con simmetria pluriradiata non definita, setti singoli, tentacoli subulati in doppia corona (11, fig. 2).
Ordine 5°. - Tetracorallia, con simmetria quadriradiata, tutti fossili; quest'ordine comprende i due sottordini: Rugosi, Tetracoralli (12, fig. 2).
Bibl.: Ecco alcune fra le opere trattanti degli Antozoi in generale: Milne-Edwards e Haime, Histoire naturelle des Corallaires ou Polypes proprement dits, Parigi 1857-60; G. B. Klunziger, Die Corallenthiere des rothen Meeres, III, Berlino 1877-79; H. Ludwig, Anthozoa (Actinozoa) Korallpolypen, in Joh. Leunis's Synopsis der Thierkunde, Hannover 1886; Delage e Hérouard, Anthozoaires, in Traité de Zoologie concrète, II, ii, Parigi 1901; O. Carlgren, Anthozoa, in Bronn's Klassen u. Ordnungen des Tierreichs, Lipsia 1908; O. Maas, Coelenterata, in Handw. der Naturwissensch., II, Jena 1912: W. Kükenthal, Anthozoa, in Handbuch der Zoologie, Berlino e Lipsia 1924.