ANTRACNOSI (anthracnose di Fabre e Dunal, 1853; dal gr. ἄνϑραξ "carbone"; ted. Anthraknose, Schwarzer Brenner, Pech der Reben, Schwindpockenkrankheit; ingl. grape anthracnose, black spot, bird's-eye disease, ecc.)
Malattia della vite, detta anche vaiuolo, petecchia, morbiglione, ecc. a carattere sporadico e saltuario, nota da epoca immemorabile, dovuta al fungo della famiglia delle Melanconiacee, Gloeosporium ampelophagum Sacc., cui succede una forma picnidica, rara in natura, lo sferopsidaceo Manginia ampelina Viala e Pacott. Il parassita attacca tutti gli organi erbacei, non esclusi i grappoli. Vi forma pustole allungate, irregolari, simili ad ulcere, rossicce e depresse nella parte mediana, bruno-scure o nerastre e rilevate ai margini; così sulle foglie, che ne rimangono lacerate, sul raspo e sugli acini, sui quali le pustole sono più regolarmente arrotondate. Si combatte con mezzi chimici preventivi, cioè pennellazioni invernali-primaverili con soluzioni di solfato ferroso acidificato (solfato ferroso kg. 35-50, acido solforico a 53° B. litri 2, acqua l. 100; oppure solfato ferroso kg. 25, acido solforico l. 3, acqua l. 100); successivamente, durante il periodo vegetativo con trattamenti anticrittogamici diversi, il tutto completato da potatura accurata e da cure igieniche alla pianta.
Per estensione, si dicono antracnosi anche altre malattie affini dovute ad altri Gloeosporium (Antracnosi del fagiolo, dello spinacio, ecc.), ad Ascochyta (Antracnosi del pisello), ecc.