ANTROPOLOGIA (III, p. 580; App I, p. 127)
Nell'orientamento più generale i complessi delle proprietà umane si sogliono dividere in due categorie: fisiche (somatiche) e psichiche, da considerare come i due aspetti di una sola realtà; ad una categoria corrisponde l'antropologia fisica o somatica, all'altra l'antropologia psicologica o "etnologia". Ammesso il diverso significato delle due categorie e l'opportunità di includerle sotto la comune denominazione di scienze antropologiche, si adotta qui il termine antropologia per indicare la trattazione dell'uomo nei suoi caratteri fisici. A questo riguardo riportiamo la definizione formulata a Basilea dalla conferenza internazionale (1933), che si concluse con la creazione del Congresso internazionale di scienze antropologiche ed etnologiche e l'adozione dello statuto che lo regola. L'art. 2 dello statuto precisa che: "sotto il nome di scienze antropologiche ed etnologiche sono comprese tutte le discipline che contribuiscono alla scienza dell'uomo per la loro applicazione allo studio delle razze, dei popoli e dei modi di vita". La denominazione del Congresso è il risultato del contrasto tra le due tendenze, la unitaria e la separatista, la prima che vuole conservare il termine di antropologia allo studio integrale dell'uomo, la seconda che vuole affermre la divisione in due campi o sfere. L'accordo sulla denominazione dualistica è servito a tenere riuniti in un'unica istituzione tutti gli studiosi dell'uomo, sotto qualunque punto di vista considerato.
Gli studî antropologici. - Nell'ultimo ventennio (1928-48) gli studî antropologici si sono più particolarmnte affermati nel campo della paleontologia, della genetica, della sistematica (classificazione delle razze), della morfologia con indirizzo prevalentemente funzionale e della fisiologia, nelle quali si nota un costante, sostanziale progresso. I metodi statistici sono divenuti di uso corrente in tutte le ricerche antropologiche, in cui ha necessario sviluppo l'esame della variabilità e della correlazione. Comitati internazionali permanenti si sono costituiti per la standardizzazione delle misure allo scopo di raccogliere dati che, per la uniformità di metodo, siano tra loro comparabili.
Si accennerà ora molto sommariamente a quanto è apparso di più notevole nei diversi campi durante il ventennio considerato. Per la paleoantropologia si rimanda alla voce corrispondente, in questa App.
Per le opere generali in prima linea è da segnalare quella di R. Biasutti, Le razze e i popoli della terra, Torino 1941, in tre volumi alla quale insieme con Biasutti hanno collaborato anche linguisti (M. Bartoli, C. Tagliavini, G. Vidossi) antropologi ed etnologi (R. Battaglia, R. Boccassino, L. Cipriani, R. Corso, P. Graziosi, J. Imbelloni, M. Muccioli, N. Puccioni, S. Sergi). In questa pubblicazione si espone con notevole ampiezza e con ricca documentazione fotografica e cartografica, quanto è più noto intorno ai caratteri razziali ed alle condizioni culturali dei popoli della terra. Essa è un'opera moderna ed interamente italiana, di cui era profondamente sentita la necessità. La collaborazione ha prodotto qualche disparità di giudizio e di conclusioni, ma si è mantenuta aderente al suo programma fondamentale: "illustrare geograficamente e illuminare storicamente lo sviluppo biologico e civile dei popoli componenti l'umanità attuale".
Ad E. Eickstedt si deve il trattato (Rassenkunde und Rassengeschichte der Menscheit, Stoccarda 1934-1943) più recente in cui l'antropologia appare nella sua veste di scienza biologica dell'umanità (antropobiologia). Egli, valendosi dei dati di una ricchissima letteratura, che gli permette di spaziare in un campo assai vasto, tenta di cogliere le condizioni fondamentali nelle quali, per diverse vie, si integrano a vicenda i risultati delle ricerche compiute in questi ultimi tempi. Gli ominidi sono esaminati sotto l'aspetto morfologico, fisiologico e psicologico, proiettati nel loro ambiente geografico ed attraverso la storia secondo una visione biodinamica originale, con la quale si cerca di approfondire la conoscenza degli eventi biologici cui essi soggiacciono. Con i suoi orientamenti Eickstedt porta un contributo importante alle conoscenze antropologiche, anche se non tutti gli studiosi potranno convenire con lui nella impostazione di alcune questioni, nelle relative conclusioni, specialmente per quanto si riferisce alla posizione sistematica dei gruppi etnici.
Tra le classificazioni umane recenti sono da ricordare per la loro larga ripercussione quelle di E. Eickstedt (1934-37), di E. Fischer (1936) e R. Biasutti (1941). Eickstedt, fondandosi sulla gerarchia morfologica, sulle condizioni geografiche e sul processo storico dei gruppi umani, distingue tre branche principali: europiformi, negriformi, mongoliformi, a ciascuna delle quali corrispondono razze principali o progressive, a cui si ricollegano razze secondarie, derivate dalle principali, e razze antiche primitive distinte in razze particolari specializzate arcaiche e razze intermediarie non specializzate. Il sistema di E. appare troppo vincolato dalla regolarità dello schema: esso conserva la tradizionale tripartizione, alla quale oggi molti non aderiscono, ed attribuisce a qualche gruppo etnico una posizione che non trova facili consensi, come è, per esempio, il caso dei boscimani che egli include tra i mongolidi.
Fischer, partendo dal principio che l'eredità mendeliana regola la distribuzione dei caratteri umani ed applicando all'uomo i risultati della genetica sulle mutazioni, cioè sulle variazioni improvvise discontinue del patrimonio genetico, crede che queste siano le uniche alle quali si possa attribuire il costituirsi dei diversi tipi umani. Per Fischer gli ominidi avrebbero avuto origine da una forma primitiva umana alla quale sarebbero seguiti, per mutazione e selezione naturale, indipendentemente quattro grandi rami umani: australidi, europidi, negridi, mongolidi; essi sarebbero cioè insorti per il simultaneo comparire di mutazioni diverse, combinate in modo particolare ed in luoghi distinti. La grande frequenza di mutazioni per Fischer è da attribuire alle condizioni di autodomesticazione che egli crede di riscontrare negli ominidi. I presupposti teorici su cui si basano le classificazioni di questo autore sono oggetto di discussione. Le mutazioni da lui prospettate nei suoi schemi sono semplici supposizioni che hanno peraltro avuto un grande potere suggestivo.
Biasutti distingue razze e gruppi di razze che chiama sottospecie, gruppi immediatamente superiori alle sottospecie, detti rami: australoidi, negroidi, mongoloidi, europoidi. Introduce un aggruppamento superiore al ramo filetico con il nome di ciclo, che non ha secondo B. "necessariamente un valore filetico, ma piuttosto un significato storico geografico": ciclo delle forme primarie equatoriali e ciclo delle forme primarie boreali. Aggiunge poi le razze derivate, prodotto di mescolanze di vario grado, razze metamorfe distinte in due cicli: ciclo delle razze derivate subequatoriali, distinte in forme africane e forme sudasiatiche e ciclo delle razze derivate del Pacifico e dell'America (forme del Pacifico e forme dell'America, con accentuazione del componente mongoloide o di quello europoide). Biasutti accoglie una delle proposte fatte da Eickstedt fin dal 1933 per la nomenclatura volgare e non adotta la nomenclatura latina, che più tardi (1937) lo stesso Eickstedt e con lui H. B. Peters hanno cercato di fissare rigorosamente, seguendo le norme della nomenclatura zoologica. Non deve essere dimenticato che il primo saggio di applicazione di queste regole con una terminologia latina è stato prospettato in Italia da Giuseppe Sergi fin dal 1911 nel suo Sistema naturale di classificazione di Hominidae.
Le più recenti classificazioni che sono state qui ricordate concordano nell'ammettere: 1) la formazione originariamente indipendente fra loro di alcuni grandi gruppi umani, ma che si vogliono fare derivare da una forma unica primitiva umana o pre-umana indifferenziata o generalizzata; 2) la funzione fondamentale dell'ibridismo nella costituzione dei gruppi umani attuali. Ma occorre qui aggiungere (v. paleoantropologia in questa App.), che, risalendo alle forme più antiche, queste presentano un polimorfismo originario che appare contrastante con la concezione teorica di una condizione indifferenziata e generalizzata originaria delle forme più primitive.
Osteografia ed osteometria. Architettura del cranio e dello scheletro. - Un particolare progresso è stato realizzato nella tecnica dei rilievi delle curve del cranio e delle ossa (craniogrammi ed osteogrammi) con apparecchi ideati da Sergio Sergi: il pantogoniostato craniosteoforo, l'assidiatetero ed uno speciale diagrafo. S. Sergi ha cercato di stabilire la posizione morfomeccanica delle ossa del cranio, concepita dinamicamente in correlazione con le corrispondenti variazioni di forma, riportandosi a sistemi di coordinate che individuano ogni osso e le sue parti con riferimento a determinati piani di orientamento (figg. 1, 2, 3).
L'esame compiuto da S. Sergi con questi procedimenti ha messo in evidenza invarianti che caratterizzano il cranio dell'uomo (posizione costante del baricentro del temporale) e variazioni di forma e di posizione delle ossa, che caratterizzano i diversi tipi morfologici umani nelle età e nelle razze (zigomatico e temporale). Seguendo gli stessi principî, ed applicando, con gli stessi metodi, rigorosi orientamenti fisiotopografici all'esame delle ossa dello scheletro, si può chiarire il significato funzionale della loro morfologia e quindi delle loro eventuali variazioni. Tra le ricerche più importanti compiute in questo campo sono quelle di G. Genna nello studio sulla posizione degli assi dei piani trasversi dell'arto inferiore e quelle di A. Sacchetti nell'esame delle linee trabecolari di resistenza delle ossa lunghe (femore).
Antropologia fisiologica. Accrescimento. - Un grande impulso hanno assunto le indagini che riguardano le varie condizioni funzionali secondo le età, il sesso e i gruppi etnici, in modo da costituire capitoli distinti. Così l'auxologia (P. Godin) che ha di mira tutto il complesso dei problemi e delle leggi dello sviluppo e dell'accrescimento; l'ortogenesi (N. Pende) che in ultima analisi si identifica con la precedente, e tratta dell'accrescimento normale determinando i fattori che lo regolano.
Eredità normale e patologica. Genetica ed eugenetica. - Le indagini sulla eredità, che hanno il compito di chiarire le leggi che presiedono alla trasmissione dei caratteri nella discendenza, compenetrano tutta la moderna antropologia, la quale, indirizzata in questa via, ha trovato una delle direttive fondamentali rivolte alle conoscenze con le quali si può approfondire positivamente lo studio della evoluzione degli ominidi e a determinare, nel campo pratico, le norme adatte a preservare e migliorare le stirpi umane. Con questi fini, in alcuni paesi si sono costituiti centri di studio per l'eredità umana affiancati alla antropologia, la quale viene impartita come insegnamento con questo indirizzo prevalente.
Metabolismo. - Molti studî sono diretti all'esame del metabolismo, cioè del complesso delle trasformazioni biochimiche che si svolgono senza posa nell'organismo in vita. Differenze si riscontrano nei gruppi etnici per il tasso del metabolismo basale, considerato indice di misura dell'attività globale dell'individuo; e differenze esistono nei metabolismi speciali, dai quali risulta che gli intimi e particolari processi di assimilazione e disassimilazione non sono identici nelle diverse razze. Si esperimenta e si discute per stabilire in quale proporzione le variazioni siano in relazione a fattori ereditarî e in quale all'ambiente.
Sangue. - Un nuovo campo di indagine in pieno sviluppo è offerto dalle proprietà sierologiche del sangue (gruppi sanguigni) che obbediscono a precise leggi ereditarie e che forniscono nuovi elementi per la classificazione dei gruppi umani e per la determinazione dell'infiltrazione etnica delle popolazioni attuali (Lattes). È di questi giorni la scoperta del fattore Rh, oggetto di una successione prodigiosa di osservazioni che hanno approfondito la sua ímportanza antropologica, oltre che clinica.
Pelle ed appendici cutanee, peli e capelli. - Il colore della pelle per le sue variazioni, fin dalle più antiche classificazioni, aveva fornito un elemento empirico di distinzione razziale. Oggi insieme con questo carattere si sono rilevate nella pelle varie ed assai complesse proprietà funzionali che trovano il loro substrato in intime condizioni strutturali e biochimiche: queste differiscono nei varî gruppi etnici ed assumono un nuovo e più completo significato diagnostico delle razze, (regolazione termica, vitaminosi, ecc.). Con un nuovo apparecchio, il tricocicloforo del Sergi, si riesce a determinare con rapidità ed esattezza la forma dei capelli e dei peli in genere.
Congressi. - I Congressi dell'Institut International d'Anthropologie fondati nel 1918 a Parigi, che hanno tenuto le loro sessioni successivamente a Liegi (1921), Praga (1924), Amsterdam (1926), Coimbra-Porto (1930), Parigi (1931), Bruxelles (1935), Bucarest (1937), sono stati interrotti dallo scoppio della seconda Guerra mondiale insieme con l'attività dell'Institut che a Parigi si era affiancato alla École d'Anthropologie e alla Société d'Anthropologie, gloriose creazioni di P. Broca. I Congressi internazionali di scienze antropologiche ed etnologiche, fondati a Basilea (1933) da un comitato internazionale, hanno tenuto la prima sessione a Londra (1934) e la seconda a Copenaghen (1938) e, dopo la sosta forzata della guerra, in un convegno di Bruxelles (1948).
Accanto ai congressi svoltisi in Europa, altre riunioni internazionali di antropologia hanno avuto luogo negli altri continenti, dove si sono organizzati convegni dedicati a problemi circoscritti e di attualità.
Bibl.: Periodici italiani: Rivista di antropologia (fino al vol. XV Atti soc. romana di antrop.) (pubblic. dell'Istituto italiano di antropologia (già Soc. rom. di antrop.), Roma (dal 1893); Archivio per l'antropologia e la etnologia, pubbl. della Società italiana di antropologia, Firenze (dal 1871); Bullettino di paletnologia italiana, Roma (dal 1876); Archivio di antropologia criminale, Milano (dal 1873). In questi quattro periodici si riflette il movimento e lo sviluppo delle scienze antropologiche, nelle loro varie divisioni, in quest'ultimo cinquantennio. Periodici principali stranieri (alcuni, come quelli tedeschi e giapponesi, dalla fine della guerra fino ad ora, 1948, sono sospesi): American Anthropologist (dal 1888); American Journal of Physical Anthropology, Washington (dal 1918); Anthropologie (L'), Parigi (dal 1890); Anthropologie, Praga (dal 1923); Anthropologischer Anzeiger, Monaco (dal 1924); Anthropos, Friburgo in Brisgovia (dal 1908); Archiv für Anthropologie, Braunschweig (dal 1866); Archiv. f. Rassen und Gesellschaftsbiologie, Monaco (dal 1904); Biometrika, Cambridge (dal 1901); Eugenics Review, Londra (dal 1909); Human Biology, Baltimora (dal 1929); Journal of the Anthropological Society of Tokio (in giapponese) (dal 1884); Journal of the Royal anthropological Institute of Great Britain and Ireland, Londra (dal 1872); Journal russe anthropologique, Mosca (in russo); Journal of the Anthropological Society of Bombay (dal 1886); Man, Londra (dal 1902); Mitteilungen der anthropologischen Gesellschaft, Vienna (dal 1870); Revue anthropologique, Parigi (dal 1911); Zeitschrift für Ethnologie, Berlino (dal 1869); Zeitschrift für Morphologie und Anthropologie, Stoccarda (dal 1899); Zeitschrift für Rassenkunde, Stoccarda (dal 1935).
Rendiconti delle sessioni dei congressi dell'Institut International d'Anthropologie e dei Congressi internazionali di scienze antropologiche ed etnologiche.
Studî e opere più recenti: R. Biasutti, Le razze e i popoli della terra, 3 voll., Torino 1941; E. Eickstedt, Geschichte der Anthropologischen Namengabung und Klassification, in Zeits. f. Rassenkunde, V-VI (1937); id., Rassenkunde und Rassengeschichte der Menscheit, Stoccarda 1934-1943, Die Forschung am Menschen 1938-1943, 1ª parte; E. Fischer, Die Erbanlagen der Rassen, in Baur-Fischer-Lenz, Menschliche Erblehre und Rassenhygiene, 4ª ed., I, Monaco 1936; K. Saller, Leitfaden der Anthropologie, Berlino 1930; O. Verschuer, Leitfaden der Rassenhygiene, Lipsia 1941. - M. Boldrini, Biometria e antropometria, Milano 1934; M. F. Canella, Razze umane estinte e viventi, 2ª ed., 1942; id., Lineamenti di antropobiologia, Firenze 1943; L. Castaldi, Accrescimento corporeo e costituzione dell'uomo, Firenze 1928; G. Colosi, L'ologenesi umana, in L'Universo, XVI, Firenze 1935; Stevens Coon Carleton, The Races of Europe, New York 1939; R. Gates, Human Genetics, New York 1946, 2 voll.; L. Gianferrari, G. Cantoni, Manuale di genetica, Milano 1942; C. Gini, Le rilevazioni statistiche tra le popolazioni primitive, Roma 1942; P. Godin, Recherches anthropométriques sur la croissance des diverses parties du corp, 2ª ed., Parigi 1935; Just Günther, K. H. Bauer, E. Hanhart, J. Lange, Handbuch der Erbbiologie des Menschen, Berlino 1940 (particolarmente utile e interessante il vol. II: Methodik. Genetik der Gesamtperson); C. U. Kappers Ariens, The Evolution of the Nervous System in Invertebrates, Vertebrates and Man, Haarlem 1929; P. Lester e J. Millot, Les races humaines, Parigi 1939; L. Livi, Trattato di demografia: le leggi naturali della popolazione, Padova 1940; E. Loth, Anthropologie des parties molles, Parigi 1931; Th. Mollison, Spezielle Methoden anthropologischer Messung, Berlino-Vienna 1938, e insieme tutte le parti dei Methoden der vergleichenden Forschung del Handbuch der biologischen Arbeitsmethoden di E. Abderhalden (preziosa guida nelle ricerche); G. Montandon, La race; les races, Parigi 1933; H. Neuville, L'espèce, la race et le métissage en anthropologie, Parigi 1933; A. Niceforo, Criminologia, I-II, Milano 1941-43; N. Pende, Trattato di biotipologia umana, Milano 1939; E. Pittard, Les races et l'histoire, Parigi 1932; P. Rivet, L'espèce humaine, in Encycl. Fran., 1936; R. E. Scammon, L. A. Calkins, The Development and Growth of the External Dimension of the Human Body in the Fetal Period, Minneapolis 1929; G. Sergi, Bibliografia completa pubblicata da S. Sergi, in Riv. di antrop., XXI (1937); id., Le prime e le più antiche civiltà, Torino 1926; id., Da Alba Longa a Roma, Milano 1934; id., I Mediterranei nel settentrione d'Europa. I Britanni, 1936; S. Sergi, Antropologia dell'Italia, Milano 1936; id., Terminologia e divisione delle scienze dell'uomo. I risultati di una inchiesta internazionale, in Riv. di Antrop., XXXV (1947); G. Viola, Le costituzioni individuali, Bologna 1933, 2 voll.; H. Weinert, Die rassen der Menscheit, 2ª ed., Lipsia 1939; S. Sergi, Pantogoniostato craniosteoforo, in Riv. antr., XXVII; id., Assidiatetero, in Riv. antr., XXVIII; id. Il tricocicloforo, in Riv. antrop., XXXI e Arch. antr. crim., LX; id., Sulle variazioni di forma e di posizione dell'osso temporale nell'uomo, in Riv. antr., XXXI; id., Sulle variazioni di posizione dell'osso zigomatico nell'uomo, in Riv. antr., XXXIII; id., Sulla topografia dell'osso zigomatico nell'uomo in relazione ai problemi dell'architettura del cranio e della faccia, Accad. d'Italia, Rend. Cl. Sc. F. Mat., IV; G. Genna, La posizione degli assi e dei piani trasversi dell'arto inferiore nell'uomo e negli antropoidi, in Riv. antr., XXVII; A. Sacchetti, Ricerche sulle condizioni architetturali e morfomeccaniche nel femore umano, Mem. Acc. naz. Linc., Cl. Sc. F. Mat., S. VIII, vol. I, 1947.