APAMEA ('Απάμεια, Apamēa) di Bitinia
Il suo nome primitivo era Mirlea, colonia fondata sul golfo di Cio nella Propontide dagli Ionî di Colofone condotti da Mirlo. Fu conquistata e distrutta da Filippo V di Macedonia (202-i a. C.) e data a Prusia I di Bitinia, il quale la ricostruì e la chiamò Apamea dal nome di sua moglie Apama. Mitridate Eupatore la tenne per breve tempo, ed essa ebbe a soffrire danni durante la guerra mitridatica; Triario, legato di Lucullo, la prese d'assalto (72 a. C.). Anche Cesare soggiornò in Apamea (45 a. C.), che fu riconosciuta colonia romana e portò il nome di Colonia Iulia Concordia Apamea, a cui aggiunse, dal tempo di Settimio Severo, l'epiteto di Augusta. Tuttavia il nome primitivo rimase nell'uso accanto al nome ellenistico. Fu tra le città provinciali di diritto italico, godette della libertà e dell'autonomia, ed ebbe estesi privilegi in materia finanziaria. Servì di porto alla vicina Prusa, con cui fu spesso in contrasto. Del suo ordinamento interno ci è ricordato il senato e un ἔκδικος, il patrono, i decurioni, il ginnasiarca. Batté monete autonome nei secoli III e II a. C., poi monete proconsolari datate con l'era di Bitinia (settembre 282 a. C.), e nell'età imperiale monete coloniali con iscrizione latina. Apamea fu sede episcopale, ma non si sa quando abbia avuto il suo vescovo, ed appartenne alla provincia del Ponto. Corrisponde all'attuale Mudania (v. mudanya).
Fontr Strab., XII, p. 563; Appian., Mithr., 77; Hermipp., fr. 72, in Müller, Frag. Histor. Graec., III, p. 51; Plin., Nat. Hist., V, 143, 149; Ulpian., in Dig., L, 15, de cens.,1; Steph. Byz., s. v., ne attribuisce a torto la fondazione a Nicomede II Epifane figlio di Prusia; Hierocl., Synecd., 192.
Bibl.: Waddington, Baberlon e Reinach, Recueil général des monnaies grecques d'Asie Mineure, I, ii, Parigi 1908, p. 245 segg.; V. B. Head, Hist. Num., 2ª ed., Oxford 1911, p. 510; Catal. Brit. Mus., Pontus, Paphlagonia, Bithynia, a cura di Stuart Poole, p. 109 segg.; Reinach, in Revue numismat., 1891, p. 374; Corp. Inscr. Graec. 3714; Le Bas, Foucart e Waddington, Voyage archéol., 1163; Corp. Inscr. Lat., III, 335, 6992.