Vedi APAMEA di Siria dell'anno: 1958 - 1994
APAMEA di Siria (᾿Απάμεια, Apamēa)
Sorgeva sul fiume Oronte o Axios. Era detta in origine Farnace, poi Pella, quando vi si stabilirono, nel 286 a. C., soldati macedoni. Seleuco I Nicatore, che la ingrandì e la fortificò, la chiamò A. in onore della moglie; A. divenne un importante centro del regno dei Seleucidi, capitale di una delle quattro satrapie della Siria settentrionale. Seleuco vi custodiva 500 elefanti, i cavalli, il tesoro di guerra. Pompeo, che ridusse la Siria a provincia romana nel 64 a. C., distrusse la cittadella che era stata fortificata da Antioco IX Ciziceno. Al tempo del censimento di L. Sulpicio Quirino, nel 5 a. C., contava 117.000 abitanti, compresi forse quelli di vicine località. Fu sede vescovile forse già dal I sec. e fiorì sotto l'Impero. Cosroe I di Persia nel 540 saccheggiò e incendiò la città, e i resti furono poi ridotti in macerie dai terremoti. Sull'antica acropoli sorge oggi il moderno villaggio di Qalat al-Mudīq. La collina dell'acropoli si protende nella sottostante pianura dell'Oronte che la circonda formando un lago e paludi; le mura sono del sec. XIII; a S-E della cittadella si conserva una porta antica a pilastri corinzî.
La città si estende sull'altipiano a N dominante la riva destra del fiume. Scavi sono stati eseguiti da una missione belga dal 1929 al 1938. Delle mura, che formavano un vasto quadrilatero di circa km 6,300 di lunghezza, rimangono pochi tratti. L'impianto della città aveva un tracciato regolare con vie che si incrociavano ad angoli retti; l'arteria principale, che costituiva l'asse N-S (lunga m 1.500 e larga 34,50, dei quali m 20,50 di carreggiata), fu fiancheggiata da portici nel II sec. d. C., con colonne corinzie dai fusti di vario tipo e dagli architravi con elementi dei tre ordini. Alcune colonne hanno mensole aggettanti dal fusto sulle quali erano collocate statue onorarie di imperatori come Antonino Pio, Lucio Vero e di cittadini. Una parte del pavimento di questo portico era decorato a mosaici che, da un'iscrizione, sappiamo eseguiti nel 468 d. C. e ornanti il luogo destinato al commercio.
Una parte del portico era stata ricostruita in gesso nel Musée du Cinquantenaire a Bruxelles ed è andata distrutta in un incendio nel febbraio del 1946. Alle due estremità dell'arteria si innalzano porte monumentali delle quali è meglio conservata la settentrionale, con arco a sesto pieno (II sec. d. C.). Verso l'interno della città fu poi costruito, dietro questa porta, un arco bizantino.
L'altra arteria principale, che la tagliava perpendicolarmente, era larga m 19,50, dei quali m 10,50 di carreggiata, ed era lunga 1.230 unendo il tratto ad E alla porta occidentale. Presso la porta S, un muro nella tecnica reticolata con fasce orizzontali di mattoni, nel quale si aprono una porta ad arco e una finestra circolare, risale al periodo adrianeo. Nessun resto invece è stato ritrovato della città ellenistica; solo occasionalmente si è rinvenuta una stele hittita.
All'incrocio di queste due arterie segnato da archi nei portici, all'angolo S-O sorgevano le terme e una palestra, per una lunghezza complessiva di m 110 verso S.
Nel quartiere occidentale di fronte all'acropoli era il teatro scavato solo in parte, di cui rimane l'ambulacro a vòlta ornato in facciata da lesene corinzie; la cavea si addossa alla collina e, nel lato E, a un muro di sostegno. La facciata del teatro misura m 145. Nelle vicinanze è stata messa in luce una basilica quadrilobata con cortili porticati all'intorno, di periodo bizantino. Gli scavi nel livello sottostante hanno anche messo in luce un mosaico con figura di Socrate con barba fluente di tipo platonico fra sei discepoli, della fine del IV sec. d. C., ispirato alla composizione dei Sette Sapienti, e un altro mosaico di stile ellenistico raffigurante le sei muse, dette Θεραπενίδες, danzanti in uno sfondo paesistico in presenza di Megakla, mentre il re dei Lesbi Makar si riconcilia con la moglie che sta abbracciando, secondo un mito noto da Clemente Alessandrino (Protr., p. 9, 24 Sylb). A una cinquantina di metri ad O è stato scavato un triclinos ornato di importanti mosaici di circa 50 m2, con caccia alle belve, datato nel 539 a. C., alla vigilia cioè della distruzione della città da parte di Cosroe; sono conservati parte al museo di Bruxelles parte in quello di Damasco. Una sinagoga ha una pavimentazione musiva geometrica datata al 7 gennaio del 391 d. C.
A circa 500 m dalla porta N di Antiochia sono i resti di una basilica a 3 navate, e si hanno avanzi di altre basiliche del VI sec. dove furono trovati reliquiari.
Le necropoli si distendono a N e a E fuori delle mura; la missione belga, ha scavato per un centinaio di metri la via delle tombe con sepolcri rupestri ad arcosolî.
Bibl: F. Mayence, Scavi recenti di A. di Siria: la città romana, Roma, Ist. St. Rom., 1940; dello stesso varî rapporti sulle campagne di scavo, in Antiquité Classique, I, 1932, p. 233 ss.; IV, 1935, p. 199 ss.; V, 1936, p. 405 ss.; VIII, 1939, p. 201 ss.; X, 1941, p. 115 ss. (H. Lacoste); e in Bulletin des Musées Royaux d'Art et d'Histoire, 1931, pp. 23-27; 1932, pp. 42-46; 1933, pp. 2-11; 1935, pp. 2-10; 1936, pp. 2-13; 1938, pp. 98-113; G. M. A. Hanfmann, Socrates and Christ, in Harvard Studies in Classical Philology, LX, 1951, pp. 205-233; Ch. Picard, Autour du Banquet des Sept Sages, in Rev. Arch., XXVII, 1947, I, pp. 74-75; Fr. de Ruyt, in Fasti Arch., I, 1946, n. 90; D. Levi, Antioch Mosaic Pavements, Princeton 1947; W. Lameere, A. de Syrie et les Cynégetiques du Pseudo-Oppien dans la miniature byzantine, in Bull. de l'Inst. hist. belge de Rome, XIX, 1938; H. Delehaye, Saints et reliquaire d'A., in Analecta Bollandiana, LIII, 1935, pp. 225-244; J. Richard, Notes sur l'Archidiocèse d'A. et les conquêtes de Raymond de Saint Gilles en Syrie du Nord, in Syria, 1946-48, pp. 103-108.