apartheid (in afrikaans «separazione», detto anche «sviluppo separato»)
(in afrikaans «separazione», detto anche «sviluppo separato») Dottrina razzista che il Partito nazionalista sudafricano applicò dal 1948, accentuando legislativamente il già esistente regime di segregazione. L’a. intervenne su distribuzione territoriale, lavoro e rapporti fra bianchi, neri, meticci, asiatici. Accanto a normative che limitavano l’interazione razziale, l’a. mirava a creare Stati etnici, detti , per i neri che, resi indipendenti, riducessero il peso del gruppo di maggioranza nel resto del Sudafrica. Perseguita con vigore da F. Verwoerd e B.J. Vorster, l’a. entrò in crisi negli anni Settanta, sia per il rifiuto nero degli homeland e l’avvio della lotta armata, sia per la sua rigidezza in rapporto alle esigenze di economia e mercato. Fallita la riforma conservatrice di P.W. Botha e crescente l’ostilità internazionale, nel 1989 il nuovo presidente F.W. De Klerk iniziò a smantellare l’a. e scarcerò il leader dell’African national congress (ANC), N.R. Mandela (1990), avviando una transizione democratica. Nel 1991 furono abolite tutte le leggi che imponevano la segregazione razziale.