aperto
. Usato come aggettivo e come avverbio.
1. Come aggettivo, ricore nel senso più comune di " non chiuso ", riferito a ‛ occhi ', ‛ bocca ', ecc., è attestato in If XXX 55 faceva lui tener le labbra aperte / come l'etico fa, Pg XVI 7, XXIII 108, XXXII 141. Vale " dischiuso ", sia riferito a fiori, come in If II 129 si drizzan tutti aperti in loro stelo, e Pd XXII 56; sia riferito a un passaggio, come in Pg IX 62 mi dimostraro / li occhi suoi belli quella intrata aperta. Vale ancora " dischiuso ", ma nel senso figurato di " ben disposto ", in Pd XXIX 66 secondo che l'affetto l'è aperto.
Può qualificare un luogo non angusto o tutto ciò che spazi senza impedimenti: If IV 116 in loco aperto, luminoso e alto; XXVI 100; Pg III 51, XXXI 145, e Pd XXIII 7; col medesimo valore può riferirsi a persona che provenga da luogo angusto, come in Pg X 17 quando fummo liberi e aperti / sù dove il monte in dietro si rauna. In Pg XXVIII 126 L'acqua... / esce di fontana salda e certa, / che tanto dal voler di Dio riprende, quant'ella versa da due parti aperta, trattandosi della fonte da cui discendono il Lete e l'Eunoè, al concetto dello scorrere dell'acqua - già significato dal verbo ‛ versare ' - è preferibile forse quello della divisione: la fonte versa acqua " divisa " in due direzioni.
Riferito ad ali, vale " disteso ", opposto di ‛ raccolto ', come in If XXI 33 con l'ali aperte e sovra i piè leggero, XXV 23 e XXXIV 72, per ali demoniache; in Pg IX 21 con l'ali aperte e a calare intesa, e Pd XIX 1, per ali di aquila; e in Pg XIX 46 Con l'ali aperte, che parean di cigno, per ali di angelo.
Con valore traslato, importa la chiarezza: If XI 33 come udirai con aperta ragione, e Pg XVIII 85 io... la ragione aperta e piana / sovra le mie quistioni avea ricolta, dove è appunto attributo di ragione nel senso di " spiegazione ". O vale propriamente " evidente ", (cfr. in Pacino Io son ben certo 14 " trovarsi in vol sì aperto erore "), come in Pd XIII 124 E di ciò sono al mondo aperte prove / Parmenide, Melisso; così anche in XIX 67, e nelle attestazioni in prosa di Cv IV IV 13 (al superlativo) E che ciò sia, per due apertissime ragioni vedere si può, XIV 13 e XXV 3 (ancora al superlativo); in Pg VI 101 giusto giudicio da le stelle caggia / sovra 'l tuo sangue, e sia novo e aperto, vale piuttosto " manifesto ", come vuoi essere il giudizio divino sull'imperatore che trascura l'Italia. In Pd XI 23 si ricerna / in sì aperta e 'n sì distesa lingua / lo dicer mio, a. si lega complementarmente all'altro attributo, e il valore di ambedue è in correlazione rispettivamente con l'oscurità e la sinteticità delle due espressioni (vv. 25 e 26) che il beato (s. Tommaso) si accinge a spiegare. Significa schiettezza coraggiosa in If X 93 colui che la difesi a viso aperto; forse con riferimento all'uso, frequentemente attestato nei romanzi cavallereschi, dei cavalieri più arditi, di scendere in campo, in difesa di qualcuno, a visiera alzata (Porena).
In Pd V 52 L'altra, che per materia t'è aperta, vale " noto ", " conosciuto " (il Chimenz spiega: " ti è stata dichiarata [pres. per passato] "; il Tommaseo, " detta "); così anche in Fiore LXXXVIII 9 Il fatto a' secolari è troppo aperto. Cfr. Pacino Cortesemente 10 " tra la gente n'è aperta fama ".
2. Come avverbio, ricorre solo in poesia, e al pari di ‛ apertamente ' (v.), vale " chiaramente ", in Pg XVII 88 Ma perché più aperto intendi ancora, / volgi la mente a (cfr. " Amico irato convien che sostenga / fin che tornato porai esser certo / del suo volere, che poi vedi aperto ", Francesco da Barberino Docum. d'amore II 163). In Rime CVI 59 per che parlar con voi si vole aperto, con il medesimo significato, non modifica più il recepire, ma l'esprimere (cfr. Chiaro Assai aggio 7 " ch'io no lo dica a voi davanti aperto ").