APHEK (Πηγαί, Antipatris)
(Πηγαί, Il sito di Tell Rās el-'Ayn si trova presso le sorgenti del fiume Yarqon, in Israele, e va identificato con l'antica Aphek. La A. dell'Età del Bronzo è menzionata da fonti egiziane del XVIII sec. a.C., che citano anche un re Yanakilu, e dell'epoca di Thutmosis III (c.a 1475 a.C.), e i dati topografici che quelle forniscono suggeriscono l'identificazione di Tell Rās el-'Ayn con Α.; l'identificazione è stata proposta nel 1923 da W. F. Albright. La città è più volte citata dai documenti assiri e dalla Bibbia. In età ellenistica il nome della città divenne Πηγαί («le sorgenti») e una successiva trasformazione subì con la ricostruzione voluta da Erode il Grande nel 9 a.C. che, in ricordo del padre, volle chiamarla Antipatris.
L'esplorazione archeologica del sito ebbe inizio nel 19341935 a opera di J. Ory e venne proseguita da A. Eitan nell'ambito dell'opera di salvataggio connessa al progetto di sfruttamento delle sorgenti del fiume Yarqon. Nel 1972 si intrapresero sul tell scavi sistematici, diretti da M. Kochavi e durati fino al 1985, che interessarono diverse zone per concentrarsi poi sull'acropoli dell'A. Cananea.
La ricostruzione stratigrafica dell'insediamento lo fa risalire al Bronzo Antico IC, cioè all'inizio della fase di urbanizzazione nell'area palestinese che interessò tutto il periodo del Bronzo Antico I (3150-2850 a.C.). A tale fase risalgono i resti di mura urbiche rinvenute ai piedi della collina e costruite in mattoni crudi su fondazioni in pietra, con uno spessore di c.a 2,90 m; parallelo a tale sistema difensivo correva un passaggio che lo separava dalle coeve abitazioni private. Al Bronzo Antico II (2850-2650 a.C.) appartengono case private del tipo broad room, ritrovate nel settore NO della collina, ma resti di tale periodo sono attestati in tutte le zone periferiche, segno evidente dell'estensione della città. Alla fine del III millennio Α., seguendo la sorte comune alla maggior parte delle città di Palestina, venne abbandonata per rifiorire nel Bronzo Medio II, con la XII dinastia egiziana. Il periodo del Bronzo Medio fu indubbiamente quello di maggiore fioritura per A. e in esso sono stati individuati sei diversi livelli stratigrafici. Nel Bronzo Medio IIA la città era circondata da un muro di mattoni su fondazioni di pietra, spesso 2,50 m e rinforzato da salienti regolarmente intervallati, conservato per un'altezza di sei filari di mattoni. Della medesima epoca sono le tombe a cista scoperte già da Ory e un palazzo, costruito sul pendio NO secondo una pianta che prevedeva diverse corti pavimentate, che si estendeva su una superficie di c.a 750 m2. Allorché il palazzo venne distrutto, sulle rovine si edificarono delle case private e anche il muro difensivo venne completamente ricostruito. Molto scarsi sono i resti del Bronzo Medio IIB e solo alcune sepolture testimoniano che il sito non era stato del tutto abbandonato.
Gli scavi israeliani degli anni '70 e inizî '80 sull'acropoli hanno riportato alla luce tre edifici pubblici, orientati nello stesso modo. Quello situato nella zona SE della cittadella si sviluppava su due piani occupando una superficie di c.a 400 m2, con mura spesse 1,40 m; la sua planimetria ha fatto ritenere che venisse impiegato in parte con funzioni di magazzino, come forse anche gli altri due, ma un'entrata monumentale, due grandi vani e la pavimentazione in pietra del pianterreno conferiscono alla costruzione dignità di piccolo palazzo. L'acropoli di A. venne distrutta nella seconda metà del XIII sec. da una grande conflagrazione. Sembra che gli abitanti tentarono di ricostruire la città ma non riuscirono nell'intento; sulle rovine del palazzo è stato individuato solo un altro livello della fase finale del Bronzo Tardo. La grande distruzione ha restituito abbondantissima ceramica, sia locale che micenea e cipriota, oltre a frammenti di intonaco dipinto e numerose punte di freccia in bronzo.
Notevole è la documentazione epigrafica; la natura dei testi è varia: un testo amministrativo in accadico, due testi lessicali (sumerico e accadico; sumerico, accadico e semitico occidentale) e un testo letterario in accadico. A questa documentazione si aggiungono una cretula ittita, una tavoletta e un anello egiziano.
Nell'Età del Ferro A. è nota come città filistea (cfr. I Sam., IV, 1; XXIX, 1) di notevole importanza strategica. La conquista assira non risparmiò la città e il re Esarhaddon nei suoi annali ricorda il proprio passaggio, nel 671 a.C., «da A. nella regione di Samaria».
Della Antipatris romana restano la grande strada centrale orientata N-S (il cardo), pavimentata in pietra e fiancheggiata da botteghe. In età severiana la città era particolarmente fiorente e a questo periodo appartengono ampie case dai pavimenti a mosaico e un ricco tempio nella zona S. Il terremoto del 363 d.C. distrusse totalmente la città che non venne più ricostruita come tale; per la sua posizione strategica, tuttavia, il sito non fu abbandonato e, pur non essendo più sede di un insediamento urbano, ospitò, a partire dalla conquista islamica, castelli, forti e caravanserragli. L'ultimo di questi, costruito come forte dai Turchi di Selim I nel 1571, si erge ancora sulla sommità della collina e proprio al disotto della sua corte centrale si sono svolti gli scavi che hanno riportato alla luce il palazzetto del Bronzo Tardo.
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