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aplologia

di Silvia Demartini - Enciclopedia dell'Italiano (2010)
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aplologia

Silvia Demartini

L’aplologia (dal gr. haplôus «semplice» e lógos «discorso, parola») è un fenomeno di semplificazione fonica e grafica (in quest’ultimo caso si parla, più precisamente, di aplografia) che consiste nella scomparsa di una sillaba in parole che, etimologicamente, dovrebbero contenere due sillabe uguali o simili in sequenza. Questa sorta di processo dissimilatorio (➔ dissimilazione) tra la sillaba che cade e quella che resiste si verifica per evitare ripetizioni cacofoniche, sgradevoli per l’udito, e fastidiose per la pronuncia.

L’aplologia si verifica soprattutto in quei composti, che, a metà Novecento, Bruno Migliorini definì «parole macedonia» (Migliorini 1942; anche detti portmanteau words): ad es., si sono stabilizzate nell’uso parole macedonia aplologiche come postelegrafonico per *postaletelegrafonico, tragicomico per *tragicocomico, simbologia e mineralogia per *simbolologia e *mineralologia, idolatria per *idololatria, cavalleggeri per *cavalli leggeri, morfonologia in alternativa a *morfofonologia, domattina da domani mattina, in cui sono cadute ben due sillabe (-mani). Inoltre, è un caso di aplologia quello delle tavole parolibere (per *parolelibere) futuriste. Anche la denominazione inglese dell’Inghilterra, England, è una formazione aplologica: da Anglaland «Terra degli angli» > Englaland > England e, sempre per quanto riguarda l’inglese, la parola smog, derivante dall’accostamento e dalla fusione delle parole smoke e fog.

Va ricordata, inoltre, la genesi per aplologia di parole come pietà da pietade, città da cittade e simili: l’aplologia si è verificata originariamente a partire da sintagmi nominali come pietade di me, cittade di Roma, che presentavano sillabe simili in sequenza in parole distinte. Per offrire un celebre esempio letterario, è di derivazione aplologica una scelta formale come questa dantesca, che si legge nella Divina Commedia: «Ma poi ch’i’ fui al piè d’un colle giunto» (Inf. I, 13). A piede, che avrebbe reso ipermetro e cacofonico il verso, è sostituito piè, proprio per evitare la sequenza piede di.

Il contrario dell’aplologia è la dittografia, cioè la scrittura doppia di una sillaba (un errore come biliblioteca per biblioteca). Simile all’aplologia è, invece, la crasi (etimologicamente «fusione»), fenomeno fonosintattico (➔ fonetica sintattica) che produce la contrazione di una vocale o di un dittongo in fine parola con la vocale o il dittongo della parola successiva (in greco antico, per es., kaí ou > kou «e non»).

L’aplologia è un fenomeno che caratterizza la storia del lessico delle lingue. In latino, per es., la parola nūtrix deriva da un originario nūtritrix (radice nūtri + suffisso agentivo femminile -trix), in cui la faticosa sequenza tritri si è semplificata. L’aplologia però può anche essere una semplificazione grafica involontariamente compiuta dallo scrivente. Nel lessico tecnico della filologia, infatti, essa identifica un errore del copista che consiste nel trascrivere una sola di due lettere, sillabe o parole uguali o simili adiacenti: per es. defendum per defendendum, correte per correrete, arriva davanti per arriva da davanti).

Il meccanismo dell’aplologia è tuttora ben vivo, non solo come errore dovuto alla tachigrafia o all’imperizia. Si hanno casi in parole di formazione più o meno recente, come i seguenti:

cantautore, composto di cantante + autore > *cantanteautore > cantautore

musicassetta, da musica + cassetta > *musicacassetta > musicassetta

cartolibreria, da cartoleria + libreria > *cartolerialibreria > cartolibreria

emoticons, da emotion + icons, da cui *emotionicons > emoticons

videofonino, da video + telefonino > *videotelefonino > videofonino.

D’altro canto, alcune aplologie sono arbitrarie, dato che non tengono conto della struttura morfologica delle parole: palaghiaccio da pala(zzo del) ghiaccio. Ironia della lingua, invece, proprio nel caso della parola aplologia si ha un esempio di mancata aplologia: se l’aplologia si fosse verificata, infatti, si avrebbe la forma aplogia.

Nella creazione di slogan e marchi pubblicitari, nel corso del Novecento, l’aplologia è stata spesso voluta e ricercata per l’originalità delle neoformazioni (➔ neologismi) che può offrire, adatte per attirare l’attenzione del pubblico: basti pensare a nomi di prodotti come i carcioghiotti, il pulirapido, la calinda. Non va poi dimenticato che il meccanismo aplologico è alla base del noto gioco enigmistico chiamato sciarada incatenata (➔ enigmistica). E a riprova della vitalità di questo meccanismo, è interessante segnalare l’uso giocoso dell’aplologia proposto nel «Venerdì di Repubblica» nel 2002 da Stefano Bartezzaghi, il quale invitò i lettori a ricreare opere letterarie sfruttando la comunanza di sillabe dei cognomi degli autori (con risultati come: GadD’Annunzio, La cognizione del piacere).

L’aplologia, infine, sembra manifestarsi anche nell’oralità. Nella conversazione informale non è raro, infatti, produrre e sentire frasi del tipo: ne parliam martedì (invece di ne parliamo martedì), in cui le due parole con sillaba simile si uniscono, nel flusso discorsivo, in una parola unica con una sillaba in meno.

Fonti

Alighieri, Dante (1994), La Commedia secondo l’antica vulgata, a cura di G. Petrocchi, Firenze, Le Lettere (1a ed. Milano, Mondadori, 1966-1967, 4 voll.).

Studi

Beccaria, Gian Luigi (dir.) (1994), Dizionario di linguistica e di filologia, metrica, retorica, Torino, Einaudi.

Migliorini, Bruno (1942), Appendice al Dizionario moderno, in Panzini, Alfredo, Dizionario moderno delle parole che non si trovano nei dizionari comuni, ed. postuma a cura di A. Schiaffini & B. Migliorini con un’appendice di cinquemila voci e gli elenchi dei forestierismi banditi dall’Accademia d’Italia, Milano, Hoepli (1a ed. Dizionario moderno. Supplemento ai dizionari italiani, 1905).

Migliorini, Bruno (1990), La lingua italiana del Novecento, a cura di M. Fanfani, Firenze, Le Lettere.

Vedi anche
grafema Nella terminologia linguistica, la minima unità grafica di un sistema alfabetico o sillabico o ideografico ecc., cioè un segno che in un determinato sistema grafico si distingue da tutti gli altri segni del sistema e pertanto è in grado di far distinguere sul piano grafico una parola da altre. dizionario Informatica Funzione, spesso sotto forma di tabella, che definisce una corrispondenza tra un insieme di simboli (chiavi) e un altro insieme di simboli o di valori numerici (significati): per es. la tabella mediante la quale un compilatore traduce i nomi delle variabili del programma sorgente in indirizzi ... sillaba La minima unità fonica (autonoma e distinta sotto l’aspetto dell’articolazione) in cui si possono considerare divise le parole. La s. è costituita da un punto vocalico o centro o apice, formato da una vocale o da un dittongo o anche da una sonante con valore vocalico (così, per es., la sonante l nella ... parola Complesso di fonemi, cioè di suoni articolati, o anche singolo fonema (e la relativa trascrizione in segni grafici) mediante i quali l’uomo esprime una nozione generica, che si precisa e determina nel contesto d’una frase. Linguistica Il termine p. non ammette una definizione unitaria ed esauriente, ...
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  • GRAMMATICA in Lingua
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  • STEFANO BARTEZZAGHI
  • SCIARADA INCATENATA
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  • BRUNO MIGLIORINI
Vocabolario
aplologìa
aplologia aplologìa s. f. [dall’ingl. haplology (M. Bloomfield, 1895), comp. di haplo- «aplo-» e -logy «-logia»]. – In linguistica, scomparsa di una sillaba, per una sorta di dissimilazione con una sillaba uguale o simile nella stessa parola...
aplològico
aplologico aplològico agg. [der. di aplologia] (pl. m. -ci). – Di aplologia, formato per aplologia: formazioni a.; composto aplologico.
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