Apocalypse Now
(USA 1976-78, 1979, colore, 153m, 202m nella versione Redux del 2001); regia: Francis Ford Coppola; produzione: Francis Ford Coppola, Fred Roos, Gray Frederikson, Tom Sternberg per Zoetrope; soggetto: ispirato al romanzo Heart of Darkness di Joseph Conrad; sceneggiatura: Francis Ford Coppola, John Milius; fotografia: Vittorio Storaro; montaggio: Walter Murch, Gerald B. Greenberg, Lisa Fruchtman; scenografia: Dean Tavoularis; costumi: Charles E. James; musica: Carmine Coppola, Francis Ford Coppola.
Il capitano dei servizi segreti dell'esercito statunitense Benjamin L. Willard viene incaricato dalla CIA di eliminare un ex eroe di guerra, il carismatico colonnello Walter E. Kurtz, un ribelle che ha disertato e si è stabilito nella giungla vietnamita al confine con la Cambogia per combattere una delirante guerra personale. Willard, con un pugno di uomini su una piccola motovedetta, scortato dall'esaltato colonnello Kilgore, si muove in missione segreta alla ricerca di Kurtz attraverso il fiume Nang, e ha modo di assistere in un'infinita girandola di orrori alla realtà del disastro vietnamita in tutta la sua incontrollabilità. Il delirio di paura e onnipotenza degli ufficiali americani non ha limiti: Kilgore fa scempio delle sue truppe per far sgombrare una spiaggia e praticare il surf, mentre in una base nascosta nel fitto della giungla Willard trova allestito un palcoscenico da concerto rock dove si esibisce un gruppo di conigliette di "Playboy". Dopo una serie di vicissitudini e di cruenti scontri con gli invisibili soldati vietnamiti, Willard giunge nel luogo in cui Kurtz ha costruito il suo allucinato impero: una specie di tempio-fortezza, dove vive protetto da uno stuolo di indigeni che lo adorano come fosse una divinità. Parlando con Kurtz, che lo invoca a compiere la sua missione e a ucciderlo in una sorta di rito sacrificale profano, Willard capisce che non c'è modo di intervenire sull'infernale situazione se non eliminando il sovrano assoluto di quel regno di devozione e paura. Una volta ucciso Kurtz, Willard è acclamato dalla popolazione come nuovo re, ma riesce a fuggire dall'incubo insieme all'unico sopravvissuto dei suoi uomini, mentre il luogo dove sorgeva l'accampamento, individuato dalle truppe aeree statunitensi, viene raso al suolo dai bombardamenti.
Film dal respiro epocale, opera tra le più magmatiche e complesse degli anni Settanta, Apocalypse Now (il cui titolo ribalta l'utopia positiva di Paradise Now, lo spettacolo del Living Theatre emblema della contestazione) è forse l'attacco più cristallino e diretto all'ideologia della guerra realizzato da un cineasta americano. Pur discostandosi dalla lettera di Conrad, nel suo attualizzare l'Africa dell'Ottocento al Vietnam degli anni Settanta, il film rispetta acutamente il nucleo poetico del romanzo: l'indagine di stampo pessimistico della parte oscura dell'anima, quel 'cuore di tenebra' che porta gli uomini in determinate circostanze ad assumere il male come positività e a vivere l'orrore come verità unica e ineffabile dell'esistenza. La violenza cieca della 'sporca guerra', che sostituisce surrettiziamente la ragione economica dell'antico colonialismo spacciandola per principio morale e ideologico, si incarna nella diade di opposti Kilgore/Kurtz: il primo, nella sua spavalderia, rappresentante dell'adesione fanatica agli schemi estremisti dell'americanismo con tutta la volgarità di cui è capace; il secondo come metà oscura della stessa luna, incarnazione mistica dell'inconscio sociale, del terrore sanguinario come rimosso collettivo, che guida al consenso e alla massificazione il common man. In questo senso, quello compiuto da Willard è un viaggio negli inferi della civiltà delle immagini carico di valenze epiche e allegoriche: il fiume Nang, come uno Stige nella giungla del Sud-Est asiatico, conduce al fondo più nero di un occidente oramai putrescente (di cui la canzone dei Doors The End, che apre il film, si fa sintesi ed emblema), dove la guerra e il genocidio altro non sono che aspetti dello spettacolo ininterrotto e dominante (giustamente celebre la lunga sequenza del bombardamento al napalm della giungla con La cavalcata delle Valchirie diffusa dagli altoparlanti degli elicotteri). Il 'sacrificio' di Kurtz da parte di Willard, immolato sull'altare di una normalità dietro cui si nasconde l'abominio della violenza come unico aspetto tangibile rimasto al sacro, è al contempo sconfitta del dissenso e temporanea salvezza dall'incombente coscienza dell'orrore di cui il mondo si alimenta con indifferenza.
Per Francis Ford Coppola e la sua casa di produzione Zoetrope il film fu un'impresa titanica, l'opera di una vita che andò più volte vicina al fallimento. Girato nella giungla filippina a nord di Manila in due tornate (dal marzo al giugno del 1976 e nella prima metà dell'anno seguente, per quasi 240 giorni complessivi di lavorazione), fu costruito con frequenti ricorsi all'improvvisazione degli attori, Brando in primis. Dopo la sostituzione del protagonista designato Harvey Keitel con Martin Sheen (che fu colpito sul set da una crisi cardiaca) e i continui ricoveri di membri della troupe per via delle ondate di febbri malariche, Coppola subì enormi danni a scenografie e attrezzature in seguito a un tifone e registrò una crescita finale del costo produttivo dai 12 milioni di dollari previsti a oltre 30 milioni, restando poi in fase di montaggio per oltre un anno. Palma d'oro (ex aequo con Die Blechtrommel ‒ Il tamburo di latta, Volker Schlöndorff 1979) al Festival di Cannes del 1979 (dove Coppola lo presentò in una sneak preview con tre diversi finali), il film è stato ridistribuito nel 2001 con il titolo di Apocalypse Now Redux, con una durata di oltre cinquanta minuti in più dell'originale: il regista ha reintegrato diverse sequenze tagliate nella precedente versione, ricostruito con Walter Murch il suono in digitale e affidato il restauro del colore a Vittorio Storaro (entrambi premiati con l'Oscar per questo film), modificando nuovamente il finale (andandosene via dal Vietnam, Willard non dà più all'aviazione le coordinate del 'regno' di Kurtz, e dunque lo risparmia). Fin dal momento della sua uscita, la critica internazionale ha riconosciuto nella grandiosità di Apocalypse Now uno dei momenti essenziali del passaggio definitivo della struttura produttiva cinematografica statunitense dal vecchio sistema autarchico degli studios all'affermazione del sistema misto tra produzione indipendente e grande distribuzione definito New Hollywood, e in Coppola il regista-produttore più importante del decennio.
Interpreti e personaggi: Marlon Brando (colonnello Walter E. Kurtz), Martin Sheen (capitano Benjamin L. Willard), Robert Duvall (tenente colonnello Bill Kilgore), Frederic Forrest (Hicks, il cuoco), Larry Fishburne (Clean), Dennis Hopper (fotoreporter), Sam Bottoms (Lance B. Johnson), G. D. Spradlin (generale Corman), Harrison Ford (colonnello Lucas), Jerry Ziesmer (civile), Scott Glenn (capitano Richard Colby).
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