APOCRISARIO (gr. ἀποκρισιάριος, da ἀποκρίνω attraverso ἀπόκρισις "risposta"; lat. responsalis, apocrisiarius, ma nel lat. medievale apocrisarius)
Si chiamava così dapprima colui che faceva da intermediario tra due persone le quali, stando lontane, dovevano trattar di affari (ἀπόκρισις nel senso di "affare, incombenza" è frequente nella bassa grecità); poi troviamo designata con questo nome una categoria di funzionarî imperiali. Sono dapprima coloro che recano nelle provincie i rescritti imperiali; Anastasio I (491-518) designò con questo nome due ufficiali dell'esercito incaricati di vigilare, per conto dei due magistri militum, la giustizia militare amministrata dai varî duces. Giustiniano aumentò il numero e l'importanza di questi funzionarî, designati in latino ad responsum.
Funzionarî di questo tipo, da straordinarî divenuti stabili, e veri incaricati di affari di coloro che li inviavano, si ritrovano nella vita ecclesiastica: apocrisarî mandati dai patriarchi d'Alessandria, di Antiochia e di Gerusalemme a Costantinopoli; apocrisarî inviati alla corte imperiale da vescovi di sedi particolarmente importanti, quali Tessalonica, Ravenna e Cartagine; apocrisarî dei vescovi presso i metropolitani o di questi ai patriarchi, ecc. Si ritiene che S. Leone Magno sia stato il primo papa che mandò a Costantinopoli un apocrisario con speciale mandato di trattare gli affari della Chiesa di Roma. Le condizioni politiche non permisero ai suoi successori di seguirne l'esempio; ma con il sec. VI e la riconquista dell'Italia ad opera di Giustiniano i papi mantennero presso l'imperatore un apocrisario permanente, per solito un diacono, il quale risiedeva nel palazzo messo a disposizione del papa, detto "di Placidia" (πὰ Πλακιδίας). Si conoscono i nomi di parecchi apocrisarî pontificî: Vigilio, Pelagio e Gregorio (poi tutti e tre papi), Sabiniano, Anatolio, ecc. Oltre all'ufficio di ambasciatori avevano talora altri incarichi, come di giudicare cause ecclesiastiche, presiedere ai concilî in nome del papa (in base però a una delega speciale). Agli apocrisarî successero i "legati a latere", e a questi i nunzî apostolici.
In Francia, nell'età carolingia, furon detti apocrisarî il guardasigilli imperiale (referendarius), perché suggellava le risposte dell'imperatore, spesso ridotto a una specie di ministro degli affari ecclesiastici (responsalis negotiorum ecclesiasticorum) rappresentante non meno del sovrano che del pontefice, e anche quello che oggi diciamo cappellano maggiore o grande elemosiniere; e, sotto gli ultimi Carolingi, quello dei due missi dominici per Roma che veniva nominato dal papa. Si conoscono ancora apocrisarî monastici, inviati dai conventi, altri responsales che prendono il posto degli abati impediti da malattia di prender parte al capitolo generale dell'ordine cisterciense. A Cluny, l'apocrisarius è invece soprattutto un sacrestano, che si occupa in maniera particolare delle offerte fatte dai fedeli. Nei testi bizantini, ἀποκρισιάριος (come responsalis) è usato anche in senso generale per "ambasciatore".
Bibl.: H. K. Luxardo, Das päpstliche Vordekretalen-Gesandschafsrecht, Innsbruck 1878; J. Pargoire, in Dictionnaire d'archéologie chrétienne et de liturgie, I, ii, s. v.