Apollo
Il dio greco della musica, dell'armonia e della luce del sole
Apollo assomma in sé molteplici aspetti: presiede alla musica, alla poesia e alle arti, ma è anche capace, con le sue frecce silenziose, di determinare morti improvvise. È il dio della saggezza e della profezia: il suo santuario a Delfi è sede del più famoso oracolo dell'antichità, i cui oscuri responsi sono emanati dalla bocca della sacerdotessa Pizia
Nella mitologia greca Apollo, figlio di Zeus e di Latona, fu partorito nell'Isola di Delo, nelle Cicladi. Lì sorgeva un tempio del dio frequentato da gente proveniente da ogni parte della Grecia. In quanto dio delle arti, Apollo è spesso associato alle Muse e raffigurato con la cetra tra le mani. Altre volte impugna l'arco, simbolo ambivalente del suo terribile potere, che era quello di proteggere i mortali e allontanare i mali, ma anche, all'occorrenza, di apportare pestilenze e morti improvvise. La sua sfera d'influenza si estendeva alla medicina (suo figlio è infatti Asclepio, dio appunto della medicina), all'agricoltura e alla pastorizia.
Il canto di culto in suo onore era il peàna, termine che costituiva anche un epiteto del dio.
Soprattutto a partire dal 5° secolo a.C. Apollo fu identificato con Helios, il dio sole: in tal senso venne inteso l'antico appellativo di Febo (lo "splendente", il "luminoso").
Il santuario. Il principale luogo di culto del dio era il ricchissimo santuario di Delfi, alle pendici del monte Parnaso, nella Focide. Lì Apollo avrebbe ucciso il mostruoso serpente che infestava la regione e l'avrebbe fatto imputridire al calore del sole: dal verbo greco pythèin ("imputridire") sarebbe derivato il nome del luogo, Pito, e l'epiteto Pìzio del dio. L'Apollo delfico era soprattutto il dio della saggezza. Nel tempio erano incise due famose massime volte a richiamare l'uomo alla moderazione e alla consapevolezza dei propri limiti: "Nulla di troppo" e "Conosci te stesso".
Era credenza popolare che a Delfi il dio non soggiornasse tutto l'anno: in inverno abbandonava il tempio per recarsi nell'estremo Nord, nel paese degli Iperborei, da dove, richiamato dai canti dei suoi fedeli, faceva ritorno a Delfi in primavera, su un carro trainato da cigni.
In suo onore erano organizzati i Giochi pitici, che comprendevano oltre alle gare sportive anche competizioni musicali.
L'oracolo. All'interno del tempio si trovava l'oracolo di Apollo. Una sacerdotessa, la Pizia, in stato di trance, rispondeva ai quesiti che le venivano posti: si credeva che a ispirarla fosse lo stesso Apollo. I responsi erano tuttavia caratterizzati da un linguaggio oscuro e avevano bisogno di essere interpretati: il dio manifestava il suo pensiero solo in forma indiretta, e per questo era appellato anche con l'epiteto di Lossìa (dal greco loxòs "obliquo"). La maggior parte dei responsi di cui abbiamo notizia concerne questioni relative a purificazioni ed espiazioni, ma all'oracolo ci si rivolgeva ‒ da parte di comunità o di singoli cittadini ‒ anche per ogni altro problema di un certo rilievo: per esempio durante le guerre, o in occasione dell'approvazione di importanti decreti statali, o al momento della fondazione di nuove colonie. Sappiamo che con il santuario ebbero rapporti anche sovrani orientali come Gige e Creso. Questo fece sì che esso acquistasse, soprattutto nell'età arcaica, un ruolo di primaria importanza anche sotto il profilo politico.
L'arte antica rappresenta il dio con fattezze di giovane molto alto, bello, dai lunghi riccioli. In lui si volle vedere incarnato l'ideale di serenità, armonia e perfetto equilibrio che i Greci, soprattutto in età classica (fra il 5° e il 4° secolo a.C.), sarebbero riusciti a realizzare. Antitetico, da questo punto di vista, apparve il molle Dioniso, dio dell'ebbrezza e della sregolatezza: si deve al filosofo tedesco F.W. Nietzsche, nella seconda metà dell'Ottocento, l'elaborazione delle due categorie contrapposte ma complementari di 'apollineo' e 'dionisiaco', che egli applicò alla sua originale interpretazione del mondo greco.