APOLLODORO di Damasco
Architetto militare e civile, che esplicò la sua maggiore attività sotto Traiano, del quale godé il massimo favore. Sarebbe poi caduto in disgrazia dell'imperatore Adriano per avere osato criticare il di lui progetto del tempio di Venere e Roma; donde anche la presunta condanna a morte. Ma la fine di Apollodoro è alquanto avvolta nella leggenda.
È meritamente riconosciuto non soltanto come il più grande architetto dell'età imperiale, ma altresì come uno dei più geniali dell'antichità. Non si ha una conoscenza precisa di tutte le opere di cui fu incaricato in Italia e nelle provincie, specialmente sotto Traiano; tuttavia si ricordano di lui, o a lui si attribuiscono:
a) il grandioso ponte sul Danubio, costruito in pietra e in legno tra il 104 e il 105 d. C., descritto da Cassio Dione (LXVIII, 13) e riprodotto sulla colonna Traiana;
b) la costruzione (Cassio Dione, LXIX, 4), o piuttosto il restauro di un odeo, più probabilmente opera del tempo di Domiziano;
c) forse una naumachia, le cui rovine ad ovest della Mole Adriana, furono identificate con il circo di Adriano, ma che si ritengono appartenenti a costruzione traianea;
d) un ginnasio che alcuni hanno identificato con le Terme di Traiano sull'Esquilino;
e) il Foro Traiano, notoriamente la maggiore opera di Apollodoro, costruito fra il 107 e il 113 d. C.;
f) il progetto di una colossale statua della Luna, da collocarsi di fronte al colosso di Nerone (Ael. Spart., Hadrian., 19, 13).
Si ammette poi la partecipazione di Apollodoro ai lavori del porto di Ostia e si crede che siano conformi allo spirito di lui tanto il tracciato del porto di Centumcellae, collegato con la soprastante villa, quanto l'arco trionfale di Ancona. È certo inoltre che egli non fu soltanto un professionista, ma pure un dottrinario dell'architettura, specialmente militare; infatti lasciò uno scritto sullo stesso ponte del Danubio e un altro sulle macchine di assedio (Πολιορκητικά), del quale un riassunto è pervenuto sino a noi. Infine si è da taluni anche supposto che Apollodoro abbia avuto parte più o meno diretta nel disegno della composizione a rilievo della colonna Traiana.
Apollodoro è ritenuto il principale introduttore, nel msndo romano, di principî artistici dell'Oriente. E questa opinione è fondata principalmente sull'affinità del Foro Traiano con varie costruzioni esistenti in città orientali: Alessandria d'Egitto, Antiochia, Gerasa, Baalbeck, Damasco. Il Rivoira è giunto a contrapporre Apollodoro, architetto greco e supposto rappresentante per eccellenza della tradizione ellenica, all'imperatore Adriano che come architetto, sarebbe stato il genuino rappresentante della tradizione romana.
Ora, a parte che, in realtà, poco sappiamo dell'opera personale di Adriano come architetto, che se mai - a giudicare dalle varie costruzioni della sua villa presso Tivoli - ci si manifesta più uomo di gusto eclettico che artista rappresentante di una determinata tradizione, sta in fatto che il Foro Traiano mostra la sua maggiore parentela anche con opere dell'Oriente, senza dubbio, ma con opere che appartengono all'età romana. Non neghiamo, anzi ammettiamo come cosa indiscutibile, la dipendenza della concezione scenografica delle costruzioni romane dalle analoghe costruzioni ellenistiche, derivate alla lor volta dalle greche dell'età classica, come queste derivavano da quelle dell'antico Oriente. (Non si può dire che sia erroneo, come afferma il Thiersch, il riconoscimento di una sia pur lontana affinità del Foro Traiano con le costruzioni egizie. ché, risalendo per li rami, si arriva anche all'Egitto). Ma cotale successione non è disgiunta da un processo evolutivo, che ha implicato ulteriori modificazioni e ulteriori perfezionamenti; processo al quale l'architettura romana ha portato un contributo tutt'altro che insignificante; per cui, quando lo stesso sistema di costruzioni a carattere scenografico, per opera dei Romani, da Roma è tornato in Oriente, non era identico più al sistema originario e nemmeno a quelli che ne erano derivati in antecedenza, ma profondamente modificato. Il Foro Traiano, come le terme di Traiano (non importa che siano anch'esse, o non, opera di Apollodoro di Damasco) sono creazioni del loro tempo; cioè derivano più direttamente dalle stesse opere romane che immediatamente le hanno precedute che non da quelle, più antiche, della Grecia e dell'Oriente. Che, del resto, tutto ciò risponda al vero, risultava già da molti elementi ben noti nel Foro Traiano stesso: costruzioni arcuate, volte, esedre, ecc., ma apparisce ormai in modo ancora più evidente dalle scoperte fatte in seguito alla demolizione della caserma di Santa Caterina a Magnanapoli. Tutto l'insieme di costruzioni a più piani (formanti una specie di bazar), addossate alle pendici del colle che chiudeva da nordest la bassura sulla quale fu costruito il Foro Traiano (insieme che faceva parte integrante dell'opera di sistemazione delle immediate adiacenze di questo), costituisce, per concezione e struttura, quanto di più consono si possa immaginare ai sistemi peculiari dell'architettura romana.
In conclusione: se Apollodoro di Damasco è stato, di nascita, un greco della Siria, non ci può esser dubbio che la sua educazione artistica si sia formata nell'ambiente romano. Nessun architetto di Roma è più romano di lui.
Quanto alla sua partecipazione, come semplice ispiratore o anche come disegnatore, alla composizione a rilievo della colonna Traiana, nel complesso, è stato osservato giustamente che le irrazionalità, le incongruenze e le ingenuità nella rappresentazione di opere di architettura, compiute o in via di esecuzione, così di carattere militare come civile, sarebbero inesplicabili per un ingegnere civile e militare di prim'ordine qual è stato Apollodoro. Tuttavia il Löwy, che ha fatto le osservazioni in tal senso, sembra propenso ad ammettere la partecipazione di Apollodoro nella rappresentazione del ponte sul Danubio.
L'effigie di Apollodoro ci è stata conservata in un busto esistente nella Gliptoteca di Monaco ed è stata anche identificata in una delle tante figure della colonna Traiana.
Bibl.: V. Santini, Apollodoro in Roma, in G. Civinini-C. Zolfinelli-V. Santini, I sette colli, ecc., Roma 1884; C. Promis, Gli architetti e l'architettura presso i Romani, in Mem. della R. Accad. delle scienze di Torino, s. 2ª, XXVII, p. 178; H. Brunn, Geschichte der griech. Künstler, 2ª ed., II, Stoccarda 1889; E. Fabricius, in Pauly-Wissowa, Real-Encycl., I, ii, Stoccarda 1894 e Suppl. I, Stoccarda 1903; H. Thiersch, in Thieme-Becker, Allg. Lexikon der bildenden Künstler, II, Lipsia 1908; G. T. Rivoira, Di Adriano architetto e dei monumenti adrianei, in Rendiconti d. R. Accad. dei Lincei, 1909, p. 175 seg., e Architettura romana, Milano 1921; F. Noack, Die Baukunst des Altertums, Berlino s. a. Sulla naumachia: Ch. Hülsen, Del preteso circo di Adriano, in Dissert. della pontif. Accademia di Archeologia, s. 2ª, VIII (1903), p. 360 segg. Sull'affinità del Foro Traiano con anteriori costruzioni romane e sulla derivazione di tutte, non soltanto dalle costruzioni greche ed ellenistiche, ma pure da quelle dell'antico Oriente, G. Cultrera, Architettura ippodamea, in Mem. della R. Accad. dei Lincei, XVII (1923), passim. Sulla presunta partecipazione di Apollodoro al disegno della composizione figurata della colonna Traiana, E. Löwy, Apollodor und die Reliefs der Trajanssäule, in Strena Buliciana, Zagabria e Spalato 1924, p. 73 segg.; K.Lehmann-Hartleben, Die Trajanssäule, Berlino-Lipsia 1926, p. 144 seg. Per il busto di Apollodoro nella Gliptoteca di Monaco, A. Furtwängler, P. Wolters, Beschreibung der Glyptothek König Ludwig's I zu München, Monaco 1910, p. 352 e Arndt-Bruckmann, Griech. und röm. Porträts, 46 e 47. Per l'effige di Apollodoro sulla colonna Traiana, C. Cichorius, Die Reliefs der Trajanssäule, III, Berlino 1896-1900, p. 141.