APOLLODORO di Pergamo
Retore greco e maestro di retorica, vissuto circa tra il 104 e il 22 a. C. Non si sa quando abbia lasciato Pergamo per Roma; era già avanti negli anni e già famoso (tra i Romani l'oratore M. Calidio era stato alla sua scuola a Pergamo o in Roma stessa), quando fu scelto da Cesare come maestro di Ottaviano. Con Ottaviano fu ad Apollonia nel 44, poi, dopo la morte di Cesare, lo seguì in Roma dove rimase presumibilmente fino alla morte, a capo di una fiorente scuola retorica. Scrisse una Τέχνη (Quint., Inst. or., III, 1, 18), dedicata a Matius, amico di Cesare, e che fu tradotta in latino da Valgio Rufo.
La scuola di A. professava un indirizzo opposto a quella di Teodoro di Gadara; sebbene ambedue i retori derivassero la loro dottrina da Ermagora e fossero seguaci dell'atticismo. Mentre Teodoro, infatti, seguendo Aristotele, considerava la retorica un'arte (τέχνη) e le leggi di essa dettate dalla convenienza, A. invece, forse continuando antiche concezioni stoiche, la considerava una scienza (ἐπιστήμη), fondata su leggi naturali, quindi inviolabili. Questa differenza di concezione, che mostra qualche somiglianza con la polemica tra grammatici analogisti e anomalisti, si rispecchiava naturalmente in tutta la teoria (p. es. nella partizione delle orazioni), in cui A. si atteneva al più rigido formalismo scolastico. In questo senso la scuola di A. esercitò largo influsso sullo sviluppo successivo della retorica.
Bibl.: J. Brzoska, in Pauly-Wissowa, Real-Encycl., I, col. 2886 segg.; Chris Schmid, Gesch. d. griech. Litt., II, i, Monaco 1920, p. 459 seg.