Vedi APOLLONIA di Cirenaica dell'anno: 1958 - 1973 - 1994
APOLLONIA di Cirenaica (Marsa Susa) (v. vol. i, p. 482)
Le campagne di scavo ad A. sono cominciate nel 1921 sotto la guida di E. Ghislanzoni, che scopri e restaurò la basilica orientale. Salvo minori interventi, gli scavi non furono ripresi che nel 1955 da parte di R. G. Goodchild, il quale ha scavato due altre basiliche, il Palazzo del Governatore ed ha portato a termine lo scavo di una casa romana iniziato da T. Burton-Brown nel 1947 e continuato da P. Montet tra il 1954 ed il 1957. Negli anni dal 1965 al 1967 una missione dell'università di Michigan si è interessata particolarmente alle mura della città.
La conformazione allungata della città, che si stende su una serie di brevi alture lungo il mare, non ha impedito che A., a quel che appare oggi visibile, abbia avuto una pianta regolare divisa da due o tre lunghe strade in senso E-O (platèiai) e da un certo numero di minori vie in senso N-S (stenopòi), alcune delle quali però dovettero avere carattere di primaria importanza, in quanto mettevano in rapporto il quartiere urbano con il porto.
Il bacino portuale era in parte naturale, in parte artificiale. Esso si giovava infatti di una serie (anticamente forse ininterrotta) di isolette scogliose che delimitano un tratto di mare, lasciando un'apertura ad E. Un braccio artificiale, partente da terra nel punto in cui oggi termina ad E il tratto di mura urbane, e dirigentesi verso l'isoletta maggiore, divideva il porto in due parti, quello interno e quello esterno. Sull'isoletta minore, che costituiva l'estremità del molo naturale frangiflutti verso N era posto un faro circolare. Tutto il porto interno era costellato di ricoveri a scivolo per navi e di magazzini, ancor oggi in piccola parte visibili.
Le mura di A. sono conservate in uno stato abbastanza buono per tutto il loro percorso dal lato di terra, per un totale circa di 1200 m, mentre è incerto il percorso dalla parte di mare, dove i resti si sono perduti o sono sommersi. Sembra però che le mura abbiano incluso il porto interno. La cortina muraria è scandita ad intervalli di circa 6o m da torri aggettanti (ne rimangono 19) normalmente rettangolari, con la sola eccezione di due circolari ad occidente. Delle porte che si aprivano nelle mura, conosciamo soltanto quella occidentale, mentre ogni torre è munita di una posterula.
Le mura sembrano costruite originariamente tutte in un'epoca, mentre sono numerose le ricostruzioni che mantennero in buono stato le mura fino alla evacuazione della città da parte dei Bizantini nel 642. La fase originaria non può essere anteriore al IV sec. a. C., in quanto tombe di questo periodo sono state ritrovate sotto il circuito murario. Esse quindi dovrebbero datare all'età ellenistica, quando anche altre città cirenaiche furono munite di difesa.
Gli scavi di A. non sono stati quasi mai condotti oltre lo strato bizantino, molto ricco ed interessante, data l'importanza che la città ebbe in quel periodo (per le basiliche cristiane v. cirenaica, basiliche cristiane). Poco quindi si conosce dei monumenti dell'età greca e romana.
Tracce di costruzioni greche appaiono qua e là. Ben evidente, per esempio, un tratto di muro ellenistico entro la basilica occidentale. Rimangono tracce di un santuario dedicato a Kallikràteia, su un pinnacolo di roccia a S-E della basilica orientale. Si vedono soltanto tracce spianate di fondazione per una costruzione rettangolare posta sopra un ambiente sotterraneo. Il nome Kallikràteia inciso vicino all'ingresso di questo ambiente indica l'appartenenza del santuario.
Fuori della cinta urbana, un km ad O, sul rilievo di una piccola collinetta, è possibile vedere ben conservata la piattaforma di un tempio dorico di m 31,39 × 17,30. Le misure hanno permesso di ricostruire idealmente 6 colonne in facciata e 16 nei lati lunghi. Oltre ai tagli nella roccia, sono stati trovati sul posto alcuni frammenti architettonici, tra cui un capitello dorico con l'echino molto teso.
Gli scavi di Montet hanno portato alla luce un frammento di altare con una dedica ad Atena e Ares, databile alla prima metà del V sec.; manca però ogni indicazione sulla originaria ubicazione dell'altare e del relativo santuario.
Il teatro giace appoggiato al pendio della più settentrionale delle collinette che formano la città, immediatamente all'esterno del circuito delle mura. La cavea, che è formata da 28 gradoni in parte scavati nella roccia ed in parte riportati, è volta verso il mare. Ad O il circuito dei gradoni non è completo, ma si appoggia al muro di difesa. Questo fatto costituisce un terminus ante quem non per la datazione del teatro, il quale peraltro sembra di età ellenistica, dato che sotto alla massiccia scena di età romana è stata scavata una più modesta scena ellenistica. Tra il 92 e il 96 d. C., sotto Domiziano, fu eretto un parapetto continuo tra la cavea e l'orchestra, mentre fu rifatta la scena in proporzioni più importanti, abbellita di colonne.
La casa romana si trova poco ad E della basilica centrale. La casa, che non sembra anteriore al II sec. d. C., è accentrata attorno ad un grande peristilio, di tipo rodio che doveva avere un colonnato corinzio ad O e colonnati ionici sugli altri tre lati. Attestati al lato più importante del peristilio si trovano gli ambienti di rappresentanza. Secondo una ricostruzione delle fasi edilizie da parte del Goodchild, la casa fu trasformata ad un certo momento in una terma, andata distrutta nel terremoto del 365. Nell'edificio sono venuti alla luce alcuni frammenti del Decreto di Anastasio.
Come si è detto più sopra, largamente più conosciuti sono i monumenti di età bizantina; prime tra tutte le basiliche cristiane che testimoniano della fede degli abitanti nel V e VI secolo.
Case bizantine appaiono sulla collina settentrionale, la cosiddetta acropoli; un corpo di guardia costituito da un ambiente biabsidato si trova vicino alla porta occidentale della città. Tra la chiesa centrale ed il mare sono poste le terme bizantine con un frigidarium munito di due vasche, mentre non è stato mai portato a termme l'impianto di riscaldamento per gli altri ambienti.
Il monumento di gran lunga più importante è però il Palazzo del Governatore, costruito sulla sommità della collinetta centrale della città agli inizi del VI secolo. L'ingresso principale è al N e dà su un'anticamera, che serve di ingresso, sia ad un'aula di udienza ad O che al resto del palazzo a S. Il centro di questo è costituito da un cortile porticato su tre lati che si apre su una grande aula di consiglio, o triclinio, sul lato O. I lati N e S contengono altri ambienti ufficiali, tra cui a S una basilichetta (v. cirenaica, basiliche cristiane), il lato E invece contiene ambienti di servizio e la scala per il piano superiore. È interessante un pozzo nel vano delle scale, costruito scavando mezza parete per poter attingere acqua stando al piano superiore. Questo imponente complesso restò in uso a lungo, fino ad oltre la conquista araba, subendo alcune modificazioni, che si possono attribuire a quattro diversi periodi.
Tombe a camera scavate nelle pareti di roccia tutto attorno alla città sono abbastanza numerose. Tracce di tombe appaiono pure sulle isolette che formano il porto, ma nessuna di esse è studiata. Un mausoleo bizantino è stato invece recentemente scavato e restaurato a ridosso del tratto occidentale delle mura. È una struttura quadrata con quattro pilastri interni, su cui poggiano quattro arcate che dovevano sorreggere la cupola. Nel mausoleo è stato trovato riadoperato un grande sarcofago attico con scene mitologiche.
Museo. - Il museo è sistemato attualmente in una vecchia caserma turca lungo il tratto occidentale delle mura. Esso contiene i più importanti oggetti trovati ad A. sia durante gli scavi che fortuitamente, in terra o sott'acqua. Vi sono stati portati frammenti architettonici, alcuni lacerti di mosaici bizantini, iscrizioni, una collezione di ancore greche e romane. Nel museo hanno trovato sistemazione anche elementi architettonici e decorativi delle basiliche cristiane di Marsa el Hilal e di Latrun.
Bibl.: Sugli scavi recenti vedi R. Goodchild, Cyrene and Apollonia, Londra 1959, pp. 77-84; 2, 1963, pp. 79-88; id., in Antiquity, XXXIV, 1960, pp. 246-258; id., in Libya Antiqua, I, 1964, p. 144; ibid., II, 1965, p. 138; J.-Ph. Lauer, in Rev. Arch., 1963, pp. 129-153; Flemming, in J. du Plat Taylor, Marine Archaeology, Londra 1965, pp. 168-178; D. White-J. Pedley, in Am. Journ. Arch., LXX, 1966, pp. 259-265; C. Hopkins, in Archaeology, XIX, 1966, pp. 56-57; J. Pedley, ibid., XX, 1967, pp. 219-220; id., in Am. Journ. Arch., LXXI, 1967, pp. 141-147. Inoltre vedi R. Goodchild-J. Reynolds, in Libya Antiqua, II, 1965, pp. 103-107 (sul territorio di Apollonia); Fr. Chamoux, in Compt. Rend. Ac. Inscr., 1955, p. 333; Suppl. Ep. Gr., IX, N. 356 (sull'editto di Anastasio); id., in Bull. Corr. Hell., LXXXII, 1958, pp. 571-587.