APOLLONIO di Atene
Scultore, figlio di Nestore. Già nel Rinascimento fu nota e studiata dagli artisti una sua statua frammentaria in marmo, il cosiddetto torso di Belvedere al Vaticano (v. tav. CXLVIII), già creduto simulacro di Ercole, ma di cui non si può determinare con sicurezza il soggetto. Recentemente l'archeologo americano Carpenter riuscì a legger la sua firma in un'altra opera completa in bronzo, il pugilatore del Museo Naz. Rom. (v. tav. CXLVII). L'epigrafe è incisa sul cesto (manopola) che arma la mano sinistra della figura. La somiglianza del motivo e del tipo, un nudo virile atletico, rende più che mai chiara l'identità dello stile nelle due sculture. Il bronzo fornisce, con la testa, un elemento notevole per intendere la mentalità artistica dell'autore: l'eclettismo classicheggiante del corpo s'accoppia al ritratto, caratterizzato con realismo di sapore ellenistico. I problemi che sorgono dalla scoperta del Carpenter sono molteplici: ne rimane sconvolto tutto quello che si credeva di sapere su due pezzi assai importanti per la storia della plastica greca. L'epoca dell'artista, giudicando dalle forme della scrittura, si può determinare all'incirca sul principio dell'era nostra. Egli fa parte di quel gruppo di maestri greci che a Roma, o per Roma, hanno lavorato in questo periodo, ed è una figura notevole nella scuola neoattica. Dall'iscrizione della statua del Vaticano derivarono due altre simili, riconosciute opera di falsarî.
È incerto se l'artista sia da identificare con l'omonimo autore della statua di Giove in oro e avorio, collocata nel tempio capitolino ricostruito ai tempi di Silla, secondo la notizia data da Calcidio, traduttore e commentatore latino del Timeo di Platone (ediz. Meurs., p. 440), nel sec. IV d. C.
Bibl.: C. Robert, in Pauly-Wissowa, Real-Encycl. der class. Altertumswiss., II, i, Stoccarda 1896, col. 162; W. Amelung, in Thieme-Becker, Künstler-Lexikon, II, Lipsia 1908, p. 35; R. Carpenter, in Memoirs of the American Academy in Rome, VI (1927), p. 133 segg.