APOLLONIO Malaco ('Απολλώνιος ὀ Μαλακός, Apollonius Malăcus)
Retore di Alabanda, città della Caria, come il suo omonimo Apollonio Molone, e al pari di lui allievo di Menecle, il più autorevole rappresentante dell'eloquenza asiana del tempo. La sua attività si svolse a Rodi, dove fondò una scuola reputatissima di retorica (Strab., XIV, 655, 661), non più tardi del 121 a. C., nel quale anno con lui si abboccò nell'isola Q. Mucio Scevola, l'interlocutore del dialogo ciceroniano De oratore (I, 75): summus doctor lo chiama ivi Scevola, e così di nuovo altrove M. Antonio (I, 126; II, 3), che gli fu discepolo. La sua scuola metteva capo evidentemente al genere di asianismo da Cicerone caratterizzato per sententiosum et argutum (Brut., 325), più grazioso che grave, nel quale si segnalò appunto Menecle, in contrapposto all'altro genere che stava nella copia e rapidità concitata di eloquio; onde Dionigi d'Alicarnasso (Dein., 8; v. Plutarco, Orat. vitae, 849 d) attesta che dalla scuola rodia del sec. II l'ideale dell'eloquenza era veduto in Iperide, l'oratore dalla maniera semplice e piana, ma condita di motti ingegnosi e di scherzi, oratore della grazia faceta più che della gravità. Questo carattere, per la parte che riguarda il fare arguto e piccante, ci riappare in A. presso Cicerone (De or., I, 76), là dove egli, irridendo la filosofia, giusta una maniera cara a lui e insieme ad Apollonio Molone, che di lì a poco illustrò ancor più la scuola retorica di Rodi, multa non tam graviter dixit quam facete. Un giuoco di parole del nostro autore si legge in Strabone, XIV, 660. La grazia invece non pare che fosse dote dei maestri di Rodi (Dion., loc. cit.). Il loro merito sta nell'opposizione che mossero alla trionfante tumidezza asiatica (Cic., De or., 25); e specialmente in Roma si fecero sentire i benefici effetti di tale indirizzo, com'è noto per testimonianza di Cicerone, l'allievo dell'altro A., del Molone.
Bibl.: Sulla scuola di Rodi, F. Marx, Incertus auctor ad Herennium, Lipsia 1894, p. 147 segg. In genere, Brzoska, in Pauly-Wissowa, Real-Encycl., II, p. 184 segg.; Christ-Schmid, Gesch. griech. Lit., II, i, Monaco 1920, p. 458.